La lezione della Spagna a un’Europa mediocre: con le «ali» si vola
Pubblicato 15/07/2024 alle 07:44 GMT+2
CALCIO, EURO 2024 - Sette partite, sette vittorie. Un gioco gradevole, padrone e più verticale. Un allenatore che ha raccolto e fuso con la modernità le semine dei predecessori. Due ali giovani ch di questa modernità sono lo specchio principale. Ha vinto la Spagna: non i più forti, ma sicuramente i più bravi.
Chi è Nico Williams: ha dominato Di Lorenzo, è nel mirino del Barcellona
Video credit: Eurosport
Sfuggita al radar dei miei pronostici - se non per la finale: troppo comodo - la Spagna regina rende giustizia a un torneo mediocre, narrato dall’Azzurro tenebra di Luciano Spalletti. Da Carlos Alcaraz al «doppio» Nico Williams-Mikel Oyarzabal, si è presa tutto: il mondo di Wimbledon, l’Europa di Berlino. E così i titoli diventano quattro: uno in più della Germania, tre nelle ultime cinque edizioni (2008, 2012, 2024). Succede, la Roja, all’Italia manciniana di Wembley. Il 2-1 inflitto all’Inghilterra non sarà stato perentorio come il 6-2 6-2 7-6 di Carlitos a Novak Djokovic, ma non ci è andato molto lontano, se contiamo le occasioni e traduciamo correttamente la trama.
Tanto per cominciare, sette partite sette successi: e un gioco quasi sempre gradevole, padrone e non prigioniero di una tradizione «sartoriale» che Luis Aragones aveva inaugurato a Vienna, sedici anni fa. Il tiki taka resterà marchio e patrimonio nei secoli, per carità, ma da Xavi e Andrés Iniesta a Fabian Ruiz e Rodri cambia il modo, se non proprio la moda. Più verticale, meno orizzontale. E non uno che gridi allo scandalo, al tradimento. Brindo a Luis De La Fuente, un Vicini dell’Ebro che dalle under si è arrampicato su su fino ai moschettieri. Un signor nessuno che, lungi dall’atteggiarsi a Einstein della panca, ha saputo raccogliere le semine dei predecessori, fonderle e adeguarle alle esigenze e ai gusti della modernità.
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Lamine Yamal e Nico Williams con la medaglia d'oro di Euro 2024
Credit Foto Getty Images
Continuo a chiamarle «furie», anche se assai di rado - quando attaccano - alzano la polvere di una mandria. Non sono più sartine, non saranno mai bufali imbizzarriti. Un merito, a naso. L’equilibrio, se sorretto da audacia e stoffa, può annoiare ma contribuirà a decorare le bacheche. Della Spagna mi hanno colpito le ali. Le ali della vittoria. Lamine Yamal, 17 anni, a destra; Nico Williams, 22, a sinistra. L’ala è un ruolo che la tattica ha costretto a scendere a patti con le funzioni del terzino e il tatticismo ridotto a una marmellata di corse e rin-corse. Nico mandò al manicomio Giovanni Di Lorenzo, Yamal ha bucato con un chiodo di gran classe i copertoni di Didier Deschamps; insieme, hanno confezionato il primo squillo di domenica sera, da Yamal a Nico. E se cincischiano, Daniel Carvajal li «corrigerà».
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Yamal è "vecchio" come l'iPhone: cosa succedeva nel mondo nel 2007?
Video credit: Eurosport
Non i più forti, dunque. Almeno alla vigilia. I più bravi. Con quel Rodri che, arresosi a metà gara, ci aveva spinto verso scenari apocalittici (sic), dal momento che il sostituto, Martin Zubimendi, stava (e sta) al colosso del Pep come un grissino a una pagnotta. Povera Spagna un corno. Poi, è chiaro, i santi servono in terra, non in paradiso: penso al mani-comio «tedesco» di Marc Cucurella e alla capocciata di Marc Guèhi, murata da Dani Olmo, enorme comunque e dovunque, ancorché liberato dal k.o. di Pedri.
Europa con la Nazionale, Champions con il Real: se la Spagna si consolida filo conduttore del calcio continentale, l’Inghilterra di Gareth Southgate si macera fra rimpianti e rimorsi. Seconda a Londra, nel 2021; seconda a Berlino. Le riserve - da Ollie Watkins, rete all’Olanda, a Cole Palmer, rete alla Rossa - hanno confermato la profondità dell’organico. Nello stesso tempo non si può non tornare sulla «maledizione» di Harry Kane, zero trofei a fronte di bottini pantagruelici tra Tottenham, England e Bayern; 31 anni il 28 luglio, re senza corona.
Chi scrive, avrebbe aspettato ad avvicendare Alvaro Morata. Gol di Oyarzabal, naturalmente. L’uscita di Morata, ecco: da capitano vero, un abbraccio qua e uno là, una pacca al subentrante e labiali sconci, manco mezzo. Credetemi: non è da tutti.
Cala il sipario su una rassegna che ha «ucciso» i centravanti, mortificato i tecnici-guru, promosso i cori (Svizzera, Turchia), premiato gli infanti di Spagna. Ferma, sino al 2008, all’Europeo casalingo del 1964. Dai vivai in cima. Lezione, non solo emozione.
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