Ibrahimovic ancora fuori, ma non chiamatela maledizione Champions
Pubblicato 13/04/2016 alle 10:34 GMT+2
Questa volta lo svedese non ha troppe responsabilità nell'eliminazione del PSG dai quarti di finale contro il Manchester City: se è innegabile che non sia troppo fortunato quando si entra in Europa, molto spetta alla gestione di Laurent Blanc
Ancora una volta, si arriva al momento decisivo e Zlatan Ibrahimovic – da più parti indicato come uno dei migliori giocatori al mondo – esce di scena. Il feeling tra lo svedese e la Champions League non è mai nato e, puntualmente, si traduce in una delusione quando si tratta di giungere al dunque. La conferma, una volta di più, è giunta dal doppio confronto con il Manchester City. Una sfida sulla carta abbordabile per il suo PSG già campione di Francia. Eppure tremendamente steccata. Tra il 2-2 dell’andata e il rigore sbagliato da Ibra e la sconfitta dell’Etihad che ha sancito l’eliminazione dei transalpini. Maledizione Champions?
Tanto felice in casa, quanto sfortunato in Europa
La storia è arcinota. Ibrahimovic non è mai arrivato a giocarsi una finale di Champions League, potendo vantare come miglior piazzamento la semifinale raggiunta con il Barcellona nel 2009-10. Allora fu travolto dall’Inter del “triplete”, la squadra che aveva lasciato proprio perché convinto che non potesse vincere il trofeo più importante. Fu allora che si iniziò a parlare con più insistenza della maledizione europea per Zlatan. In un lasso di tempo di 15 anni in cui Ibrahimovic ha vinto ben 13 campionati nazionali, ha rimediato alcune delusioni tremende. Iniziando con il quarto di finale perso nel 2003 dal suo Ajax contro il Milan (e dire che i biglietti per le semifinali erano già staccati) e arrivando al doppio confronto con il City, passando per la traversa colpita a Old Trafford nel 2009. Maledizione, no? Anche se…
Le eliminazioni di Ibra:
STAGIONE | SQUADRA | TURNO |
2001-02 | Ajax | Terzo turno preliminare |
2002-03 | Ajax | Quarti di finale |
2003-04 | Ajax | Fase a gironi |
2004-05 | Juventus | Quarti di finale |
2005-06 | Juventus | Quarti di finale |
2006-07 | Inter | Ottavi di finale |
2007-08 | Inter | Ottavi di finale |
2008-09 | Inter | Ottavi di finale |
2009-10 | Barcellona | Semifinale |
2010-11 | Milan | Ottavi di finale |
2011-12 | Milan | Quarti di finale |
2012-13 | PSG | Quarti di finale |
2013-14 | PSG | Quarti di finale |
2014-15 | PSG | Quarti di finale |
2015-16 | PSG | Quarti di finale |
Quando il one-man show diventa un problema
A naso avrebbe quasi più senso scomodare spiegazioni irrazionali per definire i contorni della sfortuna europea di Ibrahimovic. Ma una motivazione di fondo è innegabile. Il quid che rende le squadre dello svedese più forti è anche il loro stesso punto debole. La dipendenza da Ibrahimovic, l’attesa del colpo risolutore del fenomeno che finisce inevitabilmente per spegnere la vena degli altri attori, resi quasi comprimari. Un conto è giocarsela in campionato, quando nove volte su dieci si affronta un avversario di livello inferiore. Un altro è arrivare alle fasi salienti in Europa, lì dove solitamente il gioco collaborativo viene premiato dai risultati. Ma, detto questo, è davvero difficile andare oltre nella responsabilizzazione di Zlatan.
Questa volta meglio chiedere spiegazioni a Blanc
Ok, Pastore non era al meglio. Certo, Verratti è fuori da due mesi e David Luiz era squalificato. Ma è abbastanza chiaro come nell’uscita di scena del PSG vi sia il marchio forte di Laurent Blanc. Che, dopo aver ripescato Serge Aurier all’andata (e con pessimi risultati), ha rincarato la dose con una formazione inedita nel ritorno. 3-4-1-2 di partenza, poi 4-3-3 dall’infortunio di Thiago Motta. E, nel complesso, la sensazione che il PSG non soltanto facesse fatica a pungere negli ultimi 25 metri, ma potesse andare in tilt ogni qualvolta venisse attaccato. La stampa francese, non a caso, ha messo nel mirino l’allenatore. Ma anche Thiago Silva ha fatto trapelare un certo malessere. “Non si può dire che ci mancasse l’esperienza – ha dichiarato il capitano -. C’è però mancata la personalità, specie nel primo tempo. Non faccio nomi, parlo di tutti noi. Bisogna cambiare l’allenatore? Anche se lo pensassi, non verrei di certo a dirlo a voi. Alla fine, sono i giocatori che vanno in campo”. Tutto fuorché una difesa a oltranza di Blanc. Quello che, al di là della maledizione di Ibrahimovic, sembra il vero responsabile di un progetto tecnico-tattico ancora incapace di raggiungere una svolta.
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