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Il Barcellona traballa (soprattutto fuori casa): Juventus, è ora di approfittarne

Paolo Pegoraro

Aggiornato 09/04/2017 alle 12:10 GMT+2

Il Barcellona non è più la corazzata dell'anno del Triplete, ma una squadra vulnerabile dietro e traballante lontano da casa nell'ultimo periodo. La solidissima Juventus di Max Allegri è chiamata a infierire sulle debolezze dei "blaugrana". Ora o mai più.

Barcellona - Malaga - 2017

Credit Foto LaPresse

It’s now or never, la colonna sonora della prova che attende la Juventus in Champions League contro il Barcellona della MSN potrebbe essere proprio questa: ora o mai più, per la Vecchia Signora si staglia all’orizzonte l’imperdibile opportunità di approfittare di un Barça mai così vulnerabile come in questo periodo storico. Gli impegni del fine settimane delle due rivali del resto non hanno fatto che avvalorare questa tesi: per una Juventus che ha superato l’ostacolo Chievo ricacciando la Roma (almeno) a sei punti, c’è stato un Barcellona incapace di ricucire il gap con il Real Madrid perchè incappato nel trappolone Malaga.
Sono contento per quelli che fanno calcio spettacolo, ma per me lo spettacolo lo si va a vedere al circo.

Juventus indistruttibile

Parole e musica di un Max Allegri in formato “uomo in missione” come direbbero gli americani: al tecnico livornese non interessa sciorinare il calcio champagne, l’unica cosa che conta è vincere. Come a dire, la celebre massima di Boniperti è stata interiorizzata alla lettera dall’allenatore bianconero. Il 2-0 con cui la Juventus ha regolato il Chievo allo Stadium è la perfetta diapositiva di una squadra centrata e solida che non bada a fronzoli: contro una compagine scevra da incombenze di classifica e pertanto “pericolosa” la Juve ha saputo spingere nei momenti opportuni e chiudere i varchi quando i clivensi sbucavano da sotto le foglie. Il bilancio casalingo lascia poco adito a dubbi: 48/48 punti, 40 gol realizzati e a fronte di soli 8 subiti. Dopo 31 giornate la Juventus veleggia col pilota automatico a quota 77 punti in classifica, ben otto in più rispetto a quelli raccolti dal Barcellona nello stesso numero di partite. La rosa è profonda e attrezzata per disimpegnarsi sui tre fronti e, gaudium magnum, nella fase cruciale della stagione ha ritrovato un Paulo Dybala al top della condizione.

Barcellona, la coperta è corta

Ok, non si deve cadere nella tentazione di attribuire troppa importanza al 2-0 incassato a Malaga dalla banda Luis Enrique: obiezione accolta. Al netto del tonfo in terra andalusa, tuttavia, è innegabile che questo Barcellona abbia vulnerabilità oggettive e punti deboli di cui la Juventus è chiamata a profittarne. Perché sono problemi annosi evidenziati ancor prima della nefasta gita alla Rosaleda: nel 4-0 subito al Parco dei Principi e nelle sconfitte in Liga contro Alaves, Celta, Deportivo e Malaga ad esempio; il Barça versione 2016/2017 ha già superato il conto delle sconfitte stagionali patite nell’intera stagione 2014/2015 (7 contro le 6 dell’anno di grazia del Triplete). Non solo: a un’attenta lettura del roboante tris inflitto al Siviglia di Sampaoli, affioravano autentiche voragini concesse agli avversari. Già, è la tenuta difensiva il tallone d’Achille, perché quando la palla transita dalle parti della MSN sono (ancora) dolori veri per gli avversari; ma questo Barça dell’allenatore “uscente” Luis Enrique non è più la squadra che azzannava i rivali senza concedergli respiro e fuori casa non è raro che si faccia mettere sotto. Soprattutto lontano dal Camp Nou: e allora la gara di andata allo Stadium assume i crismi della serata campale, perché sarà proprio in quel contesto che la banda dovrà apparecchiare la qualificazione alla semifinale. Estremizzando il concetto, si può dire che i bianconeri abbiano un dovere morale a riguardo.
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