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Juventus, occhio alla Dinamo: a Zagabria il primo vero snodo della stagione

Simone Eterno

Pubblicato 27/09/2016 alle 09:39 GMT+2

Più che per il valore degli avversari, il 2° match del girone di Champions è già una partita chiave per la Juve di Allegri: 3 punti obbligati (se l'obiettivo vuole essere il 1° posto), ma soprattutto una risposta dopo i primi due test - Siviglia e Inter - che hanno scoperto una squadra meno forte di quanto in tanti pensassero. Ecco perché Allegri torna a fare lo psicologo e riparte dai titolari

2016, Massimiliano Allegri, Juventus, LaPresse

Credit Foto LaPresse

“L’illusione porta alla superficialità, la superficialità porta all’errore”. Parole e musica di Massimiliano Allegri, che dal terzo vero banco di prova dell’inizio di stagione juventina questa volta vuole uscire con tutta la posta in palio.
Mestiere duro, quello del tecnico della Juventus. Sette partite giocate in stagione, 5 vittorie e una sola sconfitta. Eppure più di qualcuno non è soddisfatto. E’ il complicato destino di chi è obbligato a vincere e convincere, sempre e comunque; o soprattutto, verrebbe da dire, nel caso della Juventus, una squadra che domina ormai da 5 anni in Italia e inevitabilmente vuole provare ad alzare la mano anche in Europa.
Il banco di prova di Zagabria, contro la Dinamo, è di quelli da non sottovalutare. Non tanto per il valore degli avversari – in crisi tecnica e di risulati – quanto piuttosto per capire sul serio come sta la Juve. Il primato in classifica di Serie A è infatti uno di quelli meno convincenti del solito. Il paradosso dell’ultima definizione ha in realtà un senso logico nella visione d’insieme del collettivo Juve, ovvero una squadra che al momento ha sfruttato più che altro le individualità che messo in scena quel convincente gioco corale a cui ci aveva abituato nella scorsa stagione, quando in Champions andò a 30 secondi da eliminare la squadra universalmente considerata favorita: il Bayern Monaco di Pep Guardiola.
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Thomas Müller - Bayern v Juventus - Champions League 2016

Credit Foto Imago

Ma di alibi Allegri ne ha. A centrocampo ancora deve trovare la quadratura, vuoi per una fine di mercato che inevitabilmente ha lasciato la Juve con una pedina scoperta, vuoi per le solite defezioni di lungodegenti come Claudio Marchisio, o vuoi per qualche demerito personale, come la definitiva comprensione di quale ruolo affidare a Miralem Pjanic. Già, per ora è proprio la mediana lo snodo cruciale di una Juve che vince ma ancora non convince. Un reparto che Allegri ha dovuto completamente ricostruire a soli due anni da quel Pirlo-Marchisio-Pogba-Vidal su cui si fondava la squadra capace di arrivare fino a Berlino.
Una situazione che il tecnico dei bianconeri deve ancora definitivamente risolvere e che senza dubbio sarà cruciale sul palcoscenico europeo. Un teatro dove i nodi, quasi sempre, tendono a venire al pettine, mostando le squadre nude per ciò che realmente sono; il match col Siviglia è ancora lì da vedere.
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Paulo Dybala, Juventus-Siviglia, LaPresse

Credit Foto LaPresse

Ecco perché da Zagabria passa il primo snodo cruciale della stagione bianconera. Sul piano del gioco, come ovviamente appena raccontato; e sul piano del risultato, dove una non-vittoria juventina metterebbe inevitabilmente in atto una rincorsa alla qualificazione che a quel punto diventerebbe il vero obiettivo... con buona pace di chi come lo stesso Allegri voleva – o meglio, pretendeva – il passaggio del turno da primi della classe.
Per ovviare a tutto ciò la Juve riparte dal suo impianto titolare. O meglio, da quel che al momento sarà l’impianto titolare. BBC dietro, Dybala e Higuain davanti, Hernanes in regia con Pjanic e Khedira al suo fianco, poi Evra a sinistra e Dani Alves a destra. Tre-cinque-due, perché più che illusioni alla Juve servono di nuovo certezze. E qui Allegri è ancor più chiaro: “La Juventus deve tornare con i piedi per terra, deve tornare a essere pratica: se si gioca male non sempre si vince”. Messaggio spedito. Al campo il compito di spiegarci se sia stato recepito.
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