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I 3 motivi per cui la Roma può credere nella rimonta contro il Liverpool

Simone Eterno

Aggiornato 02/05/2018 alle 17:25 GMT+2

Il rendimento stagionale in casa e un Olimpico con 70mila anime pronte a trascinare i giallorossi; ma anche la difesa del Liverpool, che è solo la sesta d'Inghilterra e gol lo concede quasi sempre. Poi, Schick e Dzeko, con il primo improvvisamente risvegliatosi e il secondo trascinatore stagionale di tutte le partite decisive. L'impresa è complicata, ma la Roma può davvero crederci.

Dzeko - Roma-Barcelona - Champions League 2017/2018 - Getty Images

Credit Foto Getty Images

Alla caccia di un miracolo, Capitolo II. La Roma ci riprova, altro giro e altra impresa. Il punteggio è chiaro: col 5-2 Liverpool dell’andata, alla Roma servono 3 gol di scarto. Una missione ai limiti dell’impossibile, ma Di Francesco è stato chiaro: “Chi non ci crede, stia a casa”. Vediamo allora a quali cose si può effettivamente aggrappare alla Roma per sperare in una nuova, incredibile, ‘notte di sogni, di coppe e di campioni”.

L’effetto Olimpico: 70 mila anime e Roma che non prende mai gol in casa

I numeri parlano chiaro: cinque partite giocate in stagione, zero gol subiti. Ma soprattutto 8 gol fatti, di cui 6 a Chelsea e Barcellona. Due 3-0, insomma, risultato che qualificherebbe i giallorossi, la Roma è già riuscita a farli. Non una novità, non un inedito, non un’utopia mai vista in stagione. L’Olimpico, nella sua versione ‘tutto esaurito’ in notte di gala, proverà certamente a dare una mano. Tutti stimoli necessari, questi, per partite col piede giusto e pensare positivo.
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La Curva Sud della Roma durante il match di ritorno contro lo Shakhtar Donetsk

Credit Foto Getty Images

La difesa del Liverpool: si può fare gol

Ad Anfield si è visto: il Liverpool, dietro, è tutt’altro che un muro. Senza troppi giri di parole: il portiere, tanto per cominciare, è scarso. E non serve il mezzo paperone dell’andata – con il tiro di Kolarov poi finito sulla traversa – per confermarcelo. Ma soprattutto la difesa, quando messa sotto pressione, può concedere qualcosa. L’ultimo quarto d’ora d’andata ne è la prova, così come lo sono i numeri della stagione dei Reds: con 37 gol subiti in 36 partite, il Liverpool è solo la sesta difesa della Premier League, ad esempio. Insomma, l’attacco è sì straordinario e lo conosciamo tutti, ma questa – sostanzialmente – è una squadra che il gol lo concede. E partire bene, magari con una rete nel primo quarto d’ora, potrebbe infiammare ancor di più l’ambiente e i cuori.
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Edin Dzeko dopo il gol segnato ad Anfield. In basso a destra il portiere del Liverpool Loris Karius

Credit Foto Getty Images

Due fattori: l’effetto Schick e il trascinatore Dzeko

Il ceco, finalmente, si è sbloccato. E da quel momento il suo finale di stagione è cambiato. Addio ai pesi – anche quello di essere stato il giocatore più pagato nella storia della Roma – per lasciare spazio al talento. Può essere un fattore – abbiamo visto il suo buon impatto nel suo ingresso ad Anfield – e può dare una mano a Dzeko per portare pressione a un Liverpool che all’andata aveva avuto un po’ troppo vita facile. Insieme a lui, chiaramente, l’attaccante bosniaco, che ha dimostrato quest’anno di essere un trascinatore vero, specie nelle partite importanti. “Sono rimasto per giocare queste partite” disse Dzeko un paio di mesi fa dopo lo Shakhtar, e quella col Liverpool è nella Top3 delle partite più importanti della storia della Roma. Insomma, questi due ragazzi possono contribuire a scrivere una pagina unica in una notte che a inizio stagione nemmeno il più ottimista dei giallorossi avrebbe potuto pensare di giocare. La Roma invece è ancora lì e anche per questo ha un solo obbligo: crederci ancora.
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