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Juventus-Real Madrid: cos'è cambiato rispetto a Cardiff e gli errori da non ripetere

Simone Eterno

Pubblicato 03/04/2018 alle 08:18 GMT+2

Quello tra bianconeri e merengue è ormai un classico d'Europa: la 20esima sfida tra i club fa di questa partita uno dei classici d'Europa. L'ultimo precedente, ovvero la finale di Champions League della passata stagione a Cardiff, lascia però parecchi spunti da cui ripartire. Come è cambiata la Juventus? Come il Real Madrid? Quali errori dovrà evitare Max Allegri? Proviamo a capirne di più

La tristezza di Mario Mandzukic dopo la sconfitta della Juventus in finale di Champions League contro il Real Madrid, 2016-17 (Getty Images)

Credit Foto Getty Images

Juventus-Real Madrid, Capitolo XX. Sotto a chi tocca. I numeri raccontato che la sfida tra bianconeri e merengue è la seconda partita più giocata nella storia delle coppe europee, con precedenti ormai chiari più o meno a tutti. Nel doppio confronto recente la Juventus è praticamente sempre passata – tocca tornare agli anni ’80 per vedere il Real avere la meglio – ma Real Madrid che al tempo stesso ha vinto le due partite secche, quelle più importanti: Amsterdam 1998 e Cardiff 2017. Due finali di Champions League.
E proprio Cardiff è anche l’ultimo incrocio, quello da cui – inevitabilmente – si passa quando si deve ripartire dall’analisi di Juventus e Real Madrid. Perché in quel 4-1 c’è tutto un mondo. Com’è cambiato il Real Madrid? Com’è cambiata la Juventus? Quali saranno gli errori da non commettere? Proviamo ad addentrarci passo a passo nella supersfida, più attesa, dei quarti di finale di Champions League.

Real Madrid: una potenza disarmante

Inevitabile partire dagli avversari. Campioni d’Europa. Campioni del mondo. Campioni di tutto il possibile. La primaria grande forza di questo Real Madrid – al di là di una rosa di fenomeni che ormai conoscete davvero tutti – sta nel non aver cambiato praticamente nulla. Un impianto collautato, un meccanismo che gira perfettamente. E d’altra parte perché metterci mano quando le cose funzionano? Lo sa bene Zidane, che in questa stagione ha sì avuto difficoltà iniziali – dovute evidentemente anche alla preparazione, volta a portare a massimo regime la squadra proprio per queste settimane – ma le ha poi risolte affidandosi ai soliti noti. Il Real Madrid è di fatto la stessa squadra dell’anno scorso: i fenomeni Kroos, Casemiro e Modric in mezzo al campo, Isco poco più avanti, Ronaldo e Benzema come bocche di fuoco.
Così come gli stessi Asensio, Bale e Vazquez possono entrare a far male a gara in corso. E’ un film già visto dentro un modulo – il 4-2-3-1 – rodato. E’ un colossal di cui tutti conoscono perfettamente il funzionamento, ma che da due anni nessuno riesce a fermare. E il motivo è piuttosto semplice: sono praticamente tutti – portiere escluso – dei fuoriclasse nel proprio ruolo di competenza.
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Asensio - Juventus-Real Madrid - Champions League 2016/2017 - LaPresse/EFE

Credit Foto LaPresse

Di cambiato dunque non c’è nulla rispetto alla sfida di Cardiff. Resta da capire, caso mai, le reali condizioni fisiche di Kroos e Modric. Due che fino a qualche settimana fa sono stati fuori per guai fisici che qualche cruccio a Zidane l’hanno effettivamente dato; ma che paiono essere tornati – guarda caso... – proprio quando più serviva.

Juventus: la ritrovata compattezza

Chi è cambiata è invece la Juventus. In un trasformismo che è ormai il marchio di fabbrica di Massimilaino Allgeri. Se guardiamo la doppia sfida di semifinale di 2 anni, gli uomini rimasti in rosa – attenzione rosa, non titolari – sono tre: Gigi Buffon, Andrea Barzagli, Claudio Marchisio. Non c’è praticamente più nessuno di quella notte del maggio 2015 in cui Morata spedì la Juventus a Berlino. E anche rispetto a Cardiff sono cambiate tante cose.
Una su tutte, chiaramente, è in quello che dovrebbe essere il modulo della partita. L’arrivo di Matuidi – nonostante ci sia voluto del tempo per capirlo (forse persino troppo...) – ha trasformato il modulo e il centrocampo bianconero in un 4-3-3 che garantisce maggior solidità al reparto difensivo. Proprio quella fu la chiave di Cardiff, con la Juventus completamente presa in mezzo nel secondo tempo, quando la superiorità numerica – oltre che lo strapotere fisico – spazzò via il solitario duo Khedira-Pjanic aprendo alla goleada madrilena.
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Blaise Matuidi, Juventus, LaPresse

Credit Foto LaPresse

Oltre a quello, chiaramente, la Juventus, è cambiata sugli esterni. Ha perso Dani Alves e trovato De Sciglio, mentre in avanti l’esplosione di Douglas Costa – se dovesse essere lui a giocare – ha portato via, almeno nelle ultime settimane, il posto a Mandzukic, regalando una maggior freschezza in termini di apporto offensivo e superiorità numerica creata. Insomma è una Juve che si presenterà, in teoria, in maniera diversa rispetto alla finale dello scorso giugno. Un po’ più compatta ma probabilmente anche un po’ più prevedibile nel suo gioco sugli esterni, con il lavoro di chi giocherà largo che sarà la chiave della sua manovra d’attacco.

Allegri, gli errori da evitare

Tanti, rispetto a Cardiff. In primis proprio sugli esterni, dove il Real Madrid, detta senza troppi giri di parole, lo scorso giugno andò a massacrare la Juventus. Allegri dovrà evitare – visti anche gli scadenti risultati di quest’anno – di piazzare Andrea Barzagli terzino, ad esempio. Fu una mossa suicida a Cardiff; lo è stato anche qualche settimana fa a Wembley, quando Son mandò ‘ai matti’ il veterano della difesa bianconera. Mossa che in ogni caso non dovremmo vedere: l’assenza di Benatia per la gara d’andata dovrebbe garantire un Barzagli eventualmente nel suo ruolo, ovvero quello di centrale, dove ancora può dare una grossa mano. In generale, comunque, servirà aiuto sulla fase difensiva, con una partita che dovrà essere di sacrificio da parte anche degli esterni d’attacco, pronti a dare una mano alle temibili talenti del Real Madrid (siano questi anche i terzini bassi).
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Barzagli in difficoltà su Benzema: una delle chiavi negative in casa juventina nella finale di Cardiff contro il Real Madrid

Credit Foto Getty Images

Il secondo punto, già accennato in precedenza, è nell’uomo in più in mezzo al campo. Attenzione dunque alle tentazioni offensive ma soprattutto allo strapotere fisico del Real Madrid, che da questo punto di vista rappresenta al pieno il top della contemporaneità del calcio, dove chi riesce ad abbinare tecnica e atletismo vince su tutto. Qui dentro dunque il trio Kroos-Casemiro-Modric rappresenta forse la massima espressione in Europa, e ancora prima di Ronaldo è il punto chiave su cui Allegri dovrà provare tatticamente a studiare qualcosa.
Terzo, ma strettamente legato alla questione precedente, è nel calo fisico di Cardiff. La Juventus provò a partire forte, come spesso accade in campionato, per tentare di andare avanti nel punteggio e poi amministrare. Piano fallito per via del vantaggio di Ronaldo, ma soprattutto crollo nella ripresa, dove la condizione atletica del Real mise in luce una Juve incapace di tenere il ritmo per 90 minuti. E’ vero che in questo caso saranno 180 – e Allegri in 3 anni e mezzo di gestione juventina si è dimostrato un maestro dal punto di vista del doppio scontro – e probabilmente non si andrà a tutta fin dall’inizio, ma la gestione dello sforzo fisico e della limitazione dello strapotere madridista è senza dubbio la chiave di volta: maggior intensità, maggior attenzione e sforzo 'ponderato', se così lo possiamo definire. Questo il menù di base della Juventus. Il resto, chiaramente, potranno farlo i singoli fuoriclasse. Ma prevedere e fermare quelli – lo dice la storia – è assai più difficile.
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