Le 5 verità che ci ha lasciato Real Madrid-Roma: la flessione giallorossa prosegue in Champions
Pubblicato 20/09/2018 alle 07:12 GMT+2
Semifinalista uscente, oggi la Roma non è più all'altezza della Champions League, ma non è certo colpa di Robin Olsen che la tiene a galla con le sue prime grandi parate, né di Zaniolo che mostra una bella personalità al debutto (assoluto) da brividi. Per il Real Madrid: il suo prestigio europeo non è finito senza Cristiano Ronaldo, anzi Bale si sente più ispirato e segna il nuovo 7 del Benabeu.
1) Da semifinalista a sparring, la Roma è in flessione (anche in Champions)
L’anno scorso la Roma ha battuto il Chelsea, ha eliminato il Barcellona, se l’è giocata col Liverpool. Oggi s’inchina al Real Madrid con una sconfitta nettissima perché i Blancos sono troppo forti e perché la Champions non cambia il corso di una stagione iniziata davvero male. Perché la Roma gioca in apnea e al Bernabeu è subito in balia del movimento incessante dei Jugones, non alza mai il pressing, perde un tempo di gioco nelle ripartenze e le sue transizioni hanno sempre un fondo d'errore. Cercasi i gol di Dzeko, la prestanza di Manolas e quel talento perduto di Cengiz Under, tornato nella scatola degli oggetti misteriosi.
2) Non bastano le sue parate, ma Robin Olsen è una nota lieta
L’unica, oltre alla resistenza del veterano De Rossi. Il portiere svedese è finito subito sulla graticola della piazza giallorossa, però al Bernabeu mostra di essere un uno molto affidabile. Magari non esplosivo come Alisson, ma le sue parate ripetute su Isco, il volo su Ramos e ancora le uscite tempestive reggono la Roma per un tempo evitando, almeno fino al novantesimo, una goleada nella ripresa.
3) Zaniolo ha personalità, ma il gap fisico è ancora tutto da colmare
Nicolò Zaniolo è nato il 2 luglio 1999 e debutta con la maglia della Roma in Champions League, senza nemmeno un minuto di campionato. Era accaduto a Daniele De Rossi che fece il suo esordio a diciotto anni, il 30 ottobre 2001, subentrando in Roma-Anderlecht (1-1). Risultato? Il ragazzo ha personalità e riceve l’applauso del suo capitano su una bella giocata personale, ma il suo debutto soffoca tra le maglie (strettissime) di Casemiro e i centrali del Real. Ha ragione Mancini che l’ha già convocato in Nazionale: i giovani italiani devono giocare, però che modo difficile alla prima di Champions sul prato del Bernabeu.
4) Il Real Madrid è magnifico e Bale è più ispirato senza Cristiano Ronaldo
Se c’erano dubbi, l’impatto del Real Madrid sulla Champions League non è finito e dire che s’è fatto un ciclo, quello di Zidane, non è come escludere i Blancos del calcio. Così, alla prima di Champions, il Real Madrid spazza via subito ogni futile remora sul dopo Ronaldo e il nuovo corso Lopetegui, anzi è una squadra più corale in cui Isco, Bale (il più ispirato dalla cessione di CR7), Modric, Kroos e perfino i subentrati (Asensio, Mariano Diaz) splendono all’unisono. Perché i Jugones suonano una bellissima sinfonia bianca. Per tutti tranne che per il pubblico giallorosso.
5) Nel segno del destino, ecco il nuovo 7 del Real Madrid
Il nuovo 7 del Real Madrid, osannato dal suo pubblico fin da quando si alza per scaldarsi, segna alla prima di Champions senza Ronaldo. D’accordo, non chiamatelo il nuovo CR7 – anche perché, casomai, sarebbe MD – però Mariano Diaz entra, sradica un pallone a Dzeko, lo fa ammonire e segna un gol strepitoso al novantesimo. Questo sì alla Cristiano: con un bellissimo destro che, dal limite, gira sotto l’incrocio di Olsen. Bravo Mariano. Il futuro della maglia numero 7 è ancora blanco.
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