Tra esoneri e Coppe Campioni. Carlo Ancelotti, un vincente nella tormenta
Aggiornato 10/06/2020 alle 11:13 GMT+2
3 Champions League e un paio di esoneri. La vita calcistica di Carlo Ancelotti è stata una continua altalena di emozioni, dalla promozione in Serie A con la Reggiana al debutto, al clamoroso esonero dopo aver vinto 4-0 in Champions con il Napoli. Analizziamo qualche aspetto della carriera - da allenatore - di Ancelotti che resta un vincente del nostro calcio.
Carlo Ancelotti è il miglior allenatore del mondo dal 1990 al 2020. A stabilirlo è il pubblico di Eurosport, attraverso un sondaggio che gli ha consegnato l'EurosportCup dedicato ai tecnici. In finale, Ancelotti ha superato Guardiola per un solo punto percentuale, dopo un testa a testa durato 24 ore. Ma nella realtà? È difficile stabilirlo. È sicuramente stato uno dei migliori, di questo non abbiamo alcun dubbio. 3 Champions e svariati altri trofei in giro per il mondo, cicli vincenti costruiti da lui stesso e la capacità di tenere testa ai top player di ogni natura. Ovviamente ci sono stati anche dei bassi nella sua carriera, ma Ancelotti è sempre riuscito a rialzarsi e a lanciare una nuova sfida.
Tre Champions e un palmarès da brividi: ecco chi è il girovago Ancelotti
Beh, la bacheca di Carlo Ancelotti parla da sola. Un allenatore che è partito dalla Reggiana, ha allenato Juventus e Milan fino a regalare la Décima al Real Madrid. Ha allenato, e vinto, in tutti e 5 i grandi campionati europei. Tre titoli col Chelsea in Inghilterra, il primo Scudetto del PSG dell'era Al-Khelaïfi, la Champions League con il Real Madrid, che interruppe - grazie a Carletto - il suo digiuno europeo, e tre titoli col Bayern Monaco in Germania. Di trofei Ancelotti ne ha vinti tanti, ma sarebbe semplice - e riduttivo - dire, 'ma ha vinto con squadre forti'. Vero, ma non è cosa per tutti. Basta vedere quanti allenatori si sono succeduti al Real Madrid prima della Coppa conquistata dalle merengues nel 2014 a Lisbona. Poi ci sono i clici vincenti: Ancelotti ha fatto partire quello del Milan, per esempio, e ha fatto partire quello del Real Madrid anche se dopo due stagioni ha lasciato... Ha vinto il primo titolo della storia del 'nuovo PSG', e ha fatto vincere di nuovo un Chelsea che non conosceva più il giusto del trionfo dall'addio di Mourinho. La storia parla per sé.
Quanti trofei per Ancelotti?
Stagioni/Squadra | Titoli |
1995-1996 REGGIANA | promozione |
1996-1998 PARMA | / |
1999-2001 JUVENTUS | 1 |
2001-2009 MILAN | 8 |
2009-2011 CHELSEA | 3 |
2012-2013 PSG | 1 |
2013-2015 REAL MADRID | 4 |
2016-2017 BAYERN MONACO | 3 |
2018-2019 NAPOLI | / |
2019- EVERTON | ? |
totale | 20 |
L'anticonformismo di Ancelotti: l'allenatore che non vuole essere etichettato
Gli allenatori, i più blasonati, si distinguono da un certo credo calcistico. C'è il Sarrismo, il Guardiolismo, il Cholismo, ma Ancelotti si è sempre discosto da questi estremismi. Forse perché anche lui era fissato con un certo criterio calcistico: il 4-4-2 sacchiano. Con quel modulo giocherà a Reggio Emilia, con quel modulo giocherà anche Parma. Era lo stesso sistema degli Immortali di Sacchi, proprio nel Milan in cui giocava Ancelotti. All'arrivo alla Juventus, però, il cambiamento. C'è Zinédine Zidane, il trequartista per antonomasia, e non si può pensare di adattarlo nel suo 4-4-2. È Ancelotti che si adatta alle caratteristiche dei suoi giocatori e non viceversa. È lo stesso tecnico che si ravvede dopo un errore clamoroso che fece qualche anno prima: quel Roberto Baggio a cui erano state chiuse le porte al Parma. Per venire, il Divin Codino avrebbe dovuto fare l'attaccante e c'era già la coppia Crespo-Chiesa.
Ripensandoci oggi sono stato un pazzo. Come puoi rinunciare a uno come Baggio? Ero giovane e non avevo il coraggio di addentrarmi in una cosa che non conoscevo a sufficienza, un altro modulo. Del 4-4-2 sapevo tutto... Con Zidane ho giocato col trequartista? Il primo grande cambio l’ho fatto con lui. Ho imparato in fretta. [Carlo Ancelotti alla Gazzetta dello Sport]
Da allora, Ancelotti ha cambiato la propria sensibilità. Basta vedere cosa è successo al Milan, dove non si è mai giocato con lo stesso modulo: c'è stato l'albero di Natale, il rombo a centrocampo e altre varianti che si impostavano tenendo conto delle caratteristiche dei propri giocatori e dei rivali. Idem col Chelsea, con un 4-3-3 a trazione anteriore col tridente Anelka-Drogba-Malouda, fino al 4-3-3 del Real Madrid con l'istituzione della BBC: Bale-Benzema-Cristiano. Questi sono sono alcuni degli esempi delle manovre tattiche di Ancelotti che è riuscito a costruirsi una carriera, vincente, fuori da ogni tipo di dogma assoluto.
Un punto a suo favore: il rapporto con i suoi giocatori
Oltre al trasformismo tattico, un altro punto di forza del lavoro di Carlo Ancelotti è stato ed è il rapporto con i suoi giocatori. O per meglio dire i suoi Campioni. Sì perché nella sua carriera, Ancelotti ha dovuto gestire tanti top player con ego smisurati. Zidane, Del Piero, Inzaghi, Shevchenko, Kakà, Cristiano Ronaldo, Ibrahimovic, Bale, Sergio Ramos e tanti altri. Non era semplice 'gestire' anche questa componente. Ma se andassimo a risentire uno per uno, ognuno di questi - grandi - giocatori sarebbe pronto a ringraziare Ancelotti per quanto fatto nella propria carriera di giocatore.
Ancelotti è l'allenatore che mi ha valorizzato di più. Ha sempre tentato di mettere tutti a proprio agio. [Kakà]
Qualche esonero, ma sempre alla ricerca di una nuova sfida
Come nella vita di ognuno, non mancano le ombre che si contrastano alla luce. Infatti, anche Ancelotti ha dovuto collezionare qualche esonero: da quello con la Juventus, dopo due secondi posti consecutivi, a quello col Chelsea perché non aveva vinto la Champions. L'etichetta, Ancelotti l'ha comunque sempre avuta, quella del vincente, e quindi un anno con '0 tituli' provocava l'irritazione del presidente di turno. Al Chelsea e al Bayern Monaco volevano la Champions, così non è stato, e quindi Ancelotti ha dovuto fare le valigie e andarsene. Saranno anche cambiati i tempi, ma anche il rapporto fantastico con i giocatori sembra essere cambiato. Provatelo a chiedere a Robben, Ribéry, Müller, Hummels e Boateng. Provatelo a chiedere ad Insigne. Ma non si può sempre piacere a tutti, vien da dire. Ancelotti, stile baseball, ha sempre raccolto la palla e lasciato andare. Alla caccia di una nuova sfida. Anche questa è una virtù. Chissà che con l'Everton non possa combinare qualcosa di prezioso.
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