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Il caso Manchester City e Girona in Champions League: come verrà "aggirata" la fattuale multiproprietà

Simone Eterno

Aggiornato 06/05/2024 alle 17:19 GMT+2

CHAMPIONS LEAGUE - Non è "se", ma "come" verrà aggirata dal Girona, qualificato alla prossima Champions League, la serie di regole sulla multiproprietà che impedirebbero, teoricamente, a due club riconducibili alla stessa proprietà di giocare la stessa competizione. La regola c'è e resta, ma in passato è già stata aggirata piuttosto semplicemente. Al 'City Football Group' possono stare tranquilli.

Daley Blind festeggia insieme ai compagni la storica qualificazione alla Champions League del Girona, Getty Images

Credit Foto Getty Images

Il Girona è stata una delle storie sportive di questa stagione. Il club, attualmente addirittura secondo nella Liga alle spalle del Real Madrid neocampione, proprio lo scorso weekend ha conquistato una storica qualificazione in Champions League superando in rimonta il super blasonato Barcellona.
Un traguardo straordinario, specie per un club che fino a due anni fa, stagione 2021/22, militava in 'segunda division', la 'Serie B' spagnola. Una crescita rapida arrivata anche attraverso la mano del City Football Group, la nota holding che controlla vari club in giro per il mondo: il più famoso, naturalmente, il Manchester City di Pep Guardiola.
Lo straordinario traguardo raggiunto in Spagna riporta però in auge un tema caldo: quello delle multiproprietà. E insieme a quello le regole che la UEFA ha imposto ai club che si trovano sotto quella che è la medesima famiglia. Un tema che si era già toccato anche nella scorsa stagione alle nostre latitudini, quando il Tolosa e il Milan dovettero mettere a posto alcuni "dettagli" per partecipare alle coppe europee.
Nella prossima stagione però ci sarà la ben nota riforma delle competizioni, con la Champions allargata a girone unico, così come Europa League e Conference League, che non si 'parleranno' più: non ci sarà dunque nessun meccanismo di 'retrocessione' da una competizione all'altra. Tema che appunto torna a rendere caldo il discorso City e Girona, attualmente nella stessa competizione.
Posto il presupposto che la UEFA per ora non ha preso posizione sul caso specifico, giova ricordare a questo punto le semplici regole, consultabili sul sito della stessa UEFA alla voce rulebook. Regole che appunto sono state leggermente modificate dopo la riforma delle competizioni che prenderanno il via dal prossimo agosto, ma dove la voce sull'illegalità delle stessa proprietà resta teoricamente molto chiara. La UEFA, a riguardo del tema, così si esprime:
«nessun club che partecipa a una competizione UEFA per club può, direttamente o indirettamente:
  • detenere o negoziare titoli o azioni di qualsiasi altro club che partecipa a una competizione UEFA per club;
  • essere socio di qualsiasi altro club che partecipa a una competizione UEFA per club;
  • essere coinvolto a qualsiasi titolo nella gestione, amministrazione e/o prestazione sportiva di qualsiasi altro club che partecipa a una competizione UEFA per club; o
  • avere qualsiasi potere nella gestione, amministrazione e/o prestazione sportiva di qualsiasi altro club che partecipa a una competizione UEFA per club.
Nessuno può essere coinvolto simultaneamente, direttamente o indirettamente, a qualsiasi titolo nella gestione, amministrazione e/o prestazione sportiva di più di un club che partecipa a una competizione UEFA per club. Nessuna persona fisica o giuridica può avere il controllo o l’influenza su più di un club che partecipa a una competizione UEFA per club, tale controllo o influenza essendo definiti in questo contesto come:
  • detenere la maggioranza dei diritti di voto degli azionisti;
  • avere il diritto di nominare o revocare la maggioranza dei membri dell’organo di amministrazione, direzione o controllo del club;
  • essere azionista e controllare da solo la maggioranza dei diritti di voto degli azionisti in virtù di un accordo stipulato con altri azionisti del club; o
  • poter esercitare con qualsiasi mezzo un’influenza determinante nel processo decisionale del club».

Il caso City e Girona: per la UEFA a oggi è un teorico problema

Regole che sembrano essere teoricamente infrante in molti punti da Manchester City e Girona; che non solo sono riconducibili alle stessa proprietà ma che a differenza di quanto visto nella passata stagione (quando ad esempio Milan e Tolosa giocavano, almeno inizialmente, in due competizioni differenti), le vedranno prendere parte alla stessa competizione.
A oggi, teoricamente, di nuovo, una delle due dovrebbe stare fuori. E secondo le regole dovrebbe essere il Girona. I criteri della UEFA prevedono infatti che in caso di società qualificate alle stessa competizioni e con la stessa proprietà, solo una squadra possa prendere parte al torneo. E il criterio sarebbe sulla base del merito ottenuto sul campo attraverso il miglior piazzamento. Al momento entrambe seconde in classifica in Premier League e Liga, la squadra di Guardiola ha in realtà nelle proprie mani la possibilità di vincere il titolo. Così fosse, andrebbe il City. Ma anche in caso di secondo posto degli Skyblues, ad andare a giocare la Champions sarebbero comunque loro in virtù del posizione del 'ranking per Paese' utilizzato per l'accesso alle coppe europee. L'Inghilterra è semplicemente davanti alla Spagna e a farne le spese, dunque, sarebbe teoricamente il Girona.
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Daley Blind festeggia insieme ai compagni la storica qualificazione alla Champions League del Girona, Getty Images

Credit Foto Getty Images

L'escamotage del cambio di CdA: ecco come verrà "aggirata" la cosa

Dal punto di vista pratico, però, in Spagna non sembrano troppo preoccupati. Tutto questo enorme insieme di articoli e postille, alla fine, pare infatti facilmente aggirabile. Più testate spagnole stanno infatti riportando come la norma verrà aggirata attraverso un rapido cambio del Consiglio di Amministrazione. E' questa "l'urgenza" in casa Girona, dove l'attuale CdA è composto oggi da Marcelo Claure, Roger Solé, Ingo Bank, John MacBeath e Simon Cliff.
Gli ultimi tre nomi - Bank, MacBeath e Cliff - compaiono però anche nel CdA del Manchester City, condizione dunque che abbiamo visto, secondo le regole riportate poco sopra, andrebbe palesemente a infrangere quando scritto nel rulebook UEFA.
Basterà dunque sostituire questi 3 elementi per spazzare via il concetto di multiproprietà? Il passato dice di sì. Lo abbiamo visto la scorsa estate, quando nel Tolosa di proprietà di RedBird registrammo le dimissioni di Gerry Cardinale e di altri tre membri; dimissioni che permisero così di rispettare la teorica indipendenza del club francese dal Milan, permettendo a entrambe le squadre di partecipare inizialmente a Europa League e Champions.
Le regole, però, prevederebbero anche la famosa indipendenza dal "controllo o l’influenza di una persona o soggetto giuridico su più club" (evidenziata sopra in grassetto); e in questo caso il City Football Group.
Norma che evidentemente esiste, ma dove la manica di valutazione della UEFA rimane piuttosto larga. Basta dare le dimissioni e sostituire le presenze dei vari CdA con nomi "puliti", che il recente passato è come se venisse dimenticato. I casi recenti di Milan e Tolosa, ma anche Milan e Lille (quando entrambi furono sotto proprietà Elliott); oppure ancora di Aston Villa e Vitoria, o ancora Brighton e Royal Saint-Gilloise, che il gioco è fatto. Insomma, per quanto la UEFA non si sia espressa sulla questione specifica di City e Girona, in Spagna possono stare tranquilli: con un colpo di spugna al CdA, i catalani giocheranno tranquillamente la Champions.
Che dal punto di vista sportivo, è anche giusto così: la squadra ha conquistato questo traguardo con grande merito.
Quanto le regole sulla multiproprietà siano serie e credibili, beh, quello, invece, è tutt'altro discorso...
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