Semifinali: Da Mbappé a Donnarumma, Parigi ora o mai. Bayern-Real, la storia sono loro
Pubblicato 29/04/2024 alle 20:27 GMT+2
CALCIO, CHAMPIONS LEAGUE - Martedì 30 aprile e mercoledì 1° maggio si giocano le gare d'andata delle semifinali. Il pronostico è apertissimo: Real Madrid-Bayern Monaco 55%-45%. PSG-Borussia Dortmund 55%-45%. È la grande occasione per Gigio Donnarumma di andare a prendersi la finale. Che si giocherà proprio a Wembley, dove, nel 2021, vinse gli Europei con la Nazionale azzurra da MVP.
Si vota per l’Europa. La Champions sceglie le candidate alla «bellissima» di Wembley, sabato 1° giugno. Sono in programma le partite d’andata delle semifinali: martedì ore 21, Bayern-Real Madrid; mercoledì ore 21, Borussia Dortmund-Paris Saint-Germain. La scorsa stagione furono Real-Manchester City e Milan-Inter. Sono scomparse, italiane a parte, le squadre inglesi: ultime ad arrendersi, il City detentore e l’Arsenal. Spazio alla «borsa».
Bayern 45% Real 55%. E’ una sorta di spareggio fra pesi massimi. Sul ring, ben 20 trofei: 14 i blancos, 6 i tedeschi. Dall’archivio affiorano pagine di sfide ricche di pathos, moviole e veleni. Carlo Ancelotti potrà comunque consolarsi, ammesso che gli vada male, con la seconda Liga della carriera. Thomas Tuchel, da mesi fuori dal progetto, vi si aggrappa con la forza di un Robinson Crusoe che non ha nessuna voglia di passare alla storia come il tecnico che ha cannato la Bundesliga dopo un filotto aziendale di undici vittorie consecutive; e l’ultima, su gentile harakiri del Borussia Dortmund, proprio con lui al timone.
Negli ottavi, il Real ha faticato con il Lipsia (1-0 in trasferta, 1-1 in casa) e con i Citizens, piegati «solo» ai rigori in capo a un catenaccio che ha commosso persino gli spagnoli. I bavaresi, loro, si sono sbarazzati della Lazio (0-1, 3-0) e dei «gunners» di Mikel Arteta (2-2, 1-0). Harry Kane è stanco di seminare gol e raccogliere polvere. Carletto lo aspetta al varco. Fondamentale sarà la fase di non possesso. Leroy Sané e Vinicius sono frecce, Jude Bellingham è il tuttocampista che, come Joshua Kimmich, traduce il nomadismo in domicili ambigui e minacciosi. Un centravanti di ruolo (Kane, appunto) contro punte mobili e tascabili (Rodrygo, Vinicius). Toni Kroos è un ex la cui bussola indica spesso la direzione giusta. Molto dipenderà da Matthijs de Ligt e Antonio Rudiger. Si affrontano due musei. Fifty-fifty sarebbe il pronostico più ruffiano, ma non mi piace: e allora Real, nel ricordo del Pep.
Borussia Dortmund 45% Paris Saint-Germain 55%. Occhio: i primi e i secondi nel girone del Milan. I francesi, con gli stessi punti del Diavolo (8). I confronti della fase eliminatoria premiano il Paris: 2-0 al Parco, 1-1 al Westfalenstadion. I gialli di Edin Terzic sono la sorpresa del tabellone. Hanno sculacciato Psv Eindhoven (1-1, 2-0) e Atletico Madrid (1-2, 4-2), la buccia sulla quale era scivolata l’Inter. Il Borussia predilige le transizioni veloci, che Jadon Sancho e Julian Brandt decorano con dribbling letali. Se dietro spiccano le rughe tattiche di Mats Hummels (35 anni), davanti ci si può appoggiare alla taglia di Niclas Füllkrug (1,88). Per tacere del mestiere di Emre Can e Marco Reus.
Luis Enrique, hombre vertical, è reduce dall’aver sfrattato Real Sociedad (2-0, 2-1) e Barcellona (2-3, 4-1). Lo «scudetto» in ghiaccio, Kylian Mbappé on fire. Andrà pure al Real, ma che rumba! Il Paris non è più un album di figurine. E’ un’orchestra: con le sue risorse, da Marquinos e Vitinha al non più «Venezia» Ousmane Dembélé, e i suoi limiti, palesi se pressato e sballottato. Non hanno mai vinto la Champions, gli sceicchi qatarioti. La finale del 2020, persa con il Bayern a Lisbona, e stop.
Gianluigi Donnarumma, classe 1999, giustifica un supplemento di riflessione. Abbonato ai bruschi traslochi dagli otto ai quattro in pagella, fu campione d’Europa con l’Italia di Roberto Mancini nel 2021 (e proprio a Wembley, corsi e ricorsi). Miglior giocatore del torneo, addirittura. Da allora, è stato tutto un su e giù. In Germania, dal 14 giugno al 14 luglio, lo attendono gli Europei. Capitano della Nazionale di Luciano Spalletti. Lo battezzò, nel Milan, Sinisa Mihajlovic. Aveva 16 anni e 8 mesi. Santo subito e poi, esule a a Parigi, sotto il fuoco amico e nemico. Sempre. Da Gigi (Buffon) a Gigio, l’eredità scotta.
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