La Juventus è rinata: Vlahovic mattatore a suon di gol, gruppo plasmato dalle idee di Motta e mentalità vincente

CALCIO, CHAMPIONS LEAGUE - La Juventus sembra rinata e diversi indizi ci portano a questa considerazione. Dalla solidità difensiva (ma occhio all'infortunio di Bremer) a un Dusan Vlahovic mattatore a suon di gol e pronto alla consacrazione. Passando per la mentalità vincente e la voglia di creare calcio nella metà campo avversaria. Thiago Motta ha già plasmato il gruppo con le sue idee tattiche.

Thiago Motta ed il bernoccolo in testa: "Colpa di Gatti"

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Parafrasando Agatha Christie, "un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova". Nel caso della Juventus vista a Lipsia, gli indizi sono forse pure più di tre e sembrano diretti a far valutare già molto positivamente il lavoro svolto da Thiago Motta sulla panchina bianconera. C'è già chi ha paragonato questa Signora a quella europea degli anni d'oro, allora allenata da Marcello Lippi e capace di centrare tre finali consecutive di Champions.
Era la fine degli anni '90, un calcio completamente diverso e interpreti che, in certi casi, hanno fatto la storia del club torinese. Qualche similitudine certo non manca, anzitutto in riferimento alla mentalità, alla fame di vittorie e alla vocazione al giocare a calcio. Presto per affermare che la Juventus sia tornata grande, ma intanto le risposte positive cominciano ad accumularsi ed è giusto notarle. A cominciare da coesione di gruppo, rendimenti individuali e schemi tattici.
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Vlahovic è pronto alla consacrazione: più pregi che limiti

Doppietta d'autore per il bomber serbo e prestazione convincente sotto tutti gli aspetti. Il secondo gol è una gemma di puro talento, ma a impressionare maggiormente è il primo: girata volante di mancino, dopo aggressione perfetta del primo palo su cross di Andrea Cambiaso. Un gol da punta di razza, utile a rispedire al mittente le ultime critiche ricevute e sconfessare quanti sostenessero che il numero nove non fosse decisivo nelle partite che contano. Quattro reti in nove presenze di Champions, sei marcature in otto partite ufficiali del 2024/25 e seconda doppietta consecutiva (terza stagionale), dopo quella rifilata al Genoa in campionato. Numeri cui bisogna aggiungere una mentalità mai remissiva, una pressoché totale abnegazione per la causa bianconera e potenzialità che restano ancora inesplorate, specialmente a livello di continuità.
Nelle valutazioni che si fanno sul suo rendimento, Vlahovic paga - oltremodo e in negativo - il prezzo del suo cartellino: la Juventus sborsò quasi 84 milioni di euro complessivi per prelevarlo dalla Fiorentina. Eppure, in 109 presenze con la Juventus ha timbrato 47 gol (oltre a 10 assist), due in meno rispetto a quelli realizzati in maglia viola nello stesso intervallo di partite giocate. Tanti pesanti, anche in ambito europeo: quello splendido all'esordio in Champions contro il Villarreal, oppure quello contro il Siviglia nella semifinale di ritorno di Europa League 2022-23. Mancano quelli contro i grandi club? In parte è vero, ma ogni rete deve essere soppesata. Quella in finale di Coppa Italia 2023-24, decisiva contro l'Atalanta, ha un peso specifico diverso da altre, così come il gol realizzato nella finale dell'anno precedente, contro l'Inter.
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Motta: "Vlahovic sta facendo bene, la Juve ha bisogno di lui"

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A Vlahovic viene soprattutto imputata la mancanza di continuità: sia in fase di realizzazione, che nella capacità di lavorare per la squadra, ripulire palloni sporchi e fare da "boa" per la manovra bianconera. Tutti aspetti in cui è comunque migliorato e che, grazie alle idee tecnico-tattiche di mister Motta, sembra potersi perfezionare ancora tanto. La doppietta realizzata contro il Lipsia potrebbe rappresentare un punto di svolta, anzitutto mentale, nella carriera di un giocatore dal valore già molto importante a 24 anni. Non un giovane, guai a demistificare la realtà, ma un talento ancora inespresso appieno. Resta da capire fin dove potrebbe arrivare il serbo nel momento in cui riuscisse a trovare continuità assoluta e a non isolarsi dal gioco quando le difficoltà sembrano sommarsi inevitabilmente nel corso di una singola partita.

La mentalità della Juventus: non ci si accontenta del risultato

Il segnale lanciato ieri sera dai bianconeri è chiaro. Perfino con due infortuni pesantissimi, giocando con un uomo in meno (per l'espulsione sfortunata di Michele Di Gregorio) e in svantaggio 1-2, la squadra di Motta ha dimostrato di voler sempre creare gioco nella metà campo avversaria. Trovato il pari, grazie a una perla a giro da fuori area di Vlahovic, la Juve non si è accontentata di un punto che sarebbe stato comunque importante, viste le condizioni in cui stava maturando. Ha rischiato di capitolare, sorretta anche da un po' di fortuna oltre che dalle grandi prove difensive della coppia Gatti-Kalulu, ma alla fine ha trovato il gol-vittoria grazie a una perla di Francisco Conceição. Il Chico, giocatore che potrebbe diventare davvero fondamentale nel futuro più prossimo.
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Come cambia la Juventus con Thiago Motta allenatore?

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Mentalità vincente, calcio propositivo, nuove idee tattiche. Ecco i motivi che hanno spinto diversi esperti (e tifosi) al paragone con la Juventus di Lippi, ma anche a rivangare il passato per riproporre un nuovo confronto con l'Allegri-bis. Lampante che si tratti di due allenatori con filosofie molto diverse e che, specie l'anno scorso, Acciuga non avesse le alternative di lusso su cui può invece contare Motta, ma non per questo si deve sottostimare il lavoro del tecnico ex-Bologna. Escluso lo scialbo 0-0 di Roma, in tutte le altre partite è stato quasi sempre un piacere vedere la Juventus giocare a calcio, per quanto sia soltanto nella fase embrionale del suo nuovo corso. E la voglia di vincere dimostrata in terra tedesca è una novità, evidente, rispetto alle ultime opache stagioni.
Ora arriva però la parte più complicata, specie vista l'entità dell'infortunio patito da Bremer. L'aspetto più incredibile dell'avvio di stagione juventino era infatti rappresentato dalla solidità difensiva: zero gol subiti in sei partite di Serie A, uno soltanto in Champions prima della trasferta a Lipsia. Il forfait del brasiliano scombinerà di molto i piani di Motta, il quale può comunque contare sull'affidabilità di Federico Gatti e su un Pierre Kalulu tanto versatile quanto efficace. Al centro però la coperta diventerebbe molto corta, nonostante un Danilo pronto a fare la differenza come già successo in tante occasioni. Chissà che Motta non peschi ancora dalla primavera, sia per ovviare all'assenza prolungata di Bremer che magari pure per trovare un vice-Vlahovic fino al rientro di Arkadiusz Milik.
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