Le 5 verità di Real Madrid-Arsenal 1-2: Ancelotti a fine corso, Mbappé zavorra, Kroos non è stato sostituito. Arteta ha meritato

CHAMPIONS LEAGUE - L'Arsenal di Arteta elimina meritatamente i campioni in carica, presentandosi al Bernabéu per vincere anziché congelare il risultato. E ottiene un altro successo, subendo veramente pochissimo. Uscita di scena pesante per il Real Madrid, che potrebbe spingere il club a separarsi da Ancelotti la prossima stagione. Mbappé è un problema, Kroos non è stato sostituito a dovere.

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Real Madrid-Arsenal, match valido per il ritorno dei quarti di finale di Champions League, è terminato sul punteggio di 1-2, frutto delle reti di Saka, Vinicius e Martinelli. Gara arbitrata dal francese Letexier. Con questo risultato la squadra di Mikel Arteta vola in semifinale ed elimina i campioni in carica allenati da Carlo Ancelotti: al prossimo turno i Gunners affronteranno il PSG. Qui di seguito le 5 verità che ci ha lasciato la gara del Bernabéu.

1) Real Madrid in calo: fine corsa e fine corso per Ancelotti?

(Stefano Fonsato) La risposta è evidentemente "Sì". Specie se i Blancos si faranno sfuggire anche la Liga, in cui sono attualmente secondi a 66 punti, a -4 dal Barcellona, stesso avversario della finalissima del Re in programma il prossimo sabato 26 aprile per un "Clasico" che promette una miriade di scintille. Nel campionato domestico, tante vittorie di misura, risicate e, in mezzo, la sconfitta interna contro il Valencia. In Champions, squadra rivoltata come un calzino sia all'andata che al ritorno dalla freschezza dell'Arsenal di Arteta.
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2) Mbappé da stella a zavorra

Il primo Real di Mbappé non va oltre i quarti di Champions League. Per comprendere l'entità del fallimento, basti pensare che ai 15 volte campioni non accadeva da prima della pandemia di non raggiungere almeno le semifinali (2019-20) ed era successo solo in altre due occasioni negli scorsi quindici anni. Non è tutta colpa del francese, ovviamente, ma con l'arrivo nella capitale del nuovo numero 9 qualcosa si è incrinato negli automatismi della formazione di Ancelotti. Nel doppio confronto con l'Arsenal ciò che ha impressionato di più sono state le poche occasioni da gol create dal Madrid. Tutto è sembrato più macchinoso. Bellingham, Rodrygo e Vinicius sono sembrati ancora una volta meno liberi di agire, con una presenza così ingombrante come Mbappé a guidare il reparto offensivo. E quest'ultimo è stato il simbolo dell'inefficacia offensiva dei vincitori della passata edizione. Nessun gol, nessun guizzo degno del suo nome, se si esclude un rigore conquistato (e poi tolto dal VAR). Saliba e Kiwior lo hanno annullato, all'Emirates come al Bernabéu. E ha persino abbandonato "il ring" per infortunio, a qualificazione ormai fuori portata. Quel pass gli avrebbe permesso di affrontare il PSG. Che invece quest'anno gioca più fluido, più corale, come se si fosse tolta un peso, e chissà magari conquisterà proprio la coppa che Mbappé pensava di riuscire a fare sua trasferendosi in Spagna.

3) QUanto manca kroos

Nel doppio confronto con l’Arsenal, squadra organizzata e aggressiva, si è avvertita più del solito l'assenza di Toni Kroos, ritiratosi dal calcio giocato al termine della passata stagione dopo 5 Champions vinte con la camiseta blanca. Kroos, che con Modric (e Casemiro) formava un centrocampo stellare, era un giocatore indispensabile, eppure dopo il suo addio la società non ha pensato di rimpiazzarlo, forse facendo totale affidamento su Valverde, che pur essendo fantastico, è un po' diverso dal tedesco, e in questa annata per via dei tanti infortuni in rosa ha pure indossato a lungo i panni di terzino. Per questo o altri motivi in estate il Real Madrid non ha quindi rimpolpato la mediana. Eppure contro i Gunners è mancato qualcuno che dettasse i tempi, desse ordine e sorprendesse gli avversari in conduzione e con passaggi illuminanti. Rimane anche il dubbio che il club non abbia cercato un sostituto di Kroos pensando di risolvere tutti i problemi con l'all-in in attacco, Mbappé e Endrick. Quando la squadra girava a memoria, però, i Blancos non avevano problemi di superstar per segnare, tanto che a portarli in finale un anno fa era stato un certo Joselu, eroe contro il Bayern e oggi scomparso in Qatar. L'eliminazione così deludente deve indurre la dirigenza a riflettere: prima dei gol, serviva un nuovo faro.

4) I meriti di Arteta

Forti del 3-0 dell’andata, tanti allenatori avrebbero optato per un atteggiamento prudente, per il più classico dei catenacci. Non Arteta. I Gunners, infatti, sono andati al Bernabéu con l'idea di impedire la rimonta e difendere il vantaggio accumulato continuando a togliere certezze al Real con una proposta di calcio offensiva. Anziché lasciare il possesso a chi per forza di cose aveva l'obbligo di segnare dei gol con l'idea di punirlo esclusivamente in contropiede, l'Arsenal ha giocato con coraggio e qualità, rifugiandosi indietro solo in alcune fasi del match. Una scelta ambiziosa, che nemmeno il rigore fallito da Saka ha scalfito. E così i pericoli maggiori sono stati creati dai londinesi, e hanno pure segnato un gol in più. La difesa degli inglesi, poi, è stata esemplare: un solo gol subito in 180 minuti, e frutto di un’ingenuità individuale di Saliba, non di crepe nel sistema. A suggellare la brillantezza tattica di Arteta, infine, la mossa Merino: schierato falso nove nel momento più difficile della stagione, con tutti gli attaccanti indisponibili, l'ex Real Sociedad ha risposto da protagonista, con il gol all'andata e i due assist al ritorno per Saka e Martinelli.

5) Applausi per Kiwior

(Stefano Fonsato) Anche in questa stagione trova poco spazio. Rispolverato dopo l'infortunio di Riccardo Calafiori, però, il polacco classe 2000 ex Spezia gioca al Bernabéu con le certezze del veterano, comandando la difesa dei Gunners con disinvoltura e tanti disimpegni andati a buon fine. Anzi, tutti.
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Video credit: SNTV


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