Le 5 verità di Juventus-Borussia Dortmund 4-4: Vlahovic ha iniziato una nuova vita, Tudor deve trovare il giusto equilibrio, Koopmeiners opaco
Pubblicato 17/09/2025 alle 09:41 GMT+2
CHAMPIONS LEAGUE - Il folle pareggio dell'Allianz Stadium alimenta il dibattito su una squadra che non molla mai, ma al momento concede troppo. Yildiz è la luce, il serbo la sorpresa che nessuno si aspettava più.
Tudor: "Questo arbitro ci ha danneggiato: c'era un rigore per noi e il loro non lo è"
Video credit: Eurosport
Juventus-Borussia Dortmund, match valido per la prima giornata del girone di Champions League, è terminato sull'incredibile punteggio di 4-4, frutto delle reti di Adeyemi, Yildiz, Nmecha, Vlahovic, Yan Couto, Bensebaini su rigore, ancora Vlahovic al 94' e infine Kelly al 96'. Gara arbitrata dal francese François Letexier. La Juve inizia dunque con un pareggio il proprio cammino nel torneo.
Qui di seguito le 5 verità che ci ha lasciato la gara dell'Allianz Stadium.
1) Dov’è il confine tra il crederci sempre e la mancanza di equilibrio?
Ha detto Igor Tudor in conferenza stampa di preferire una vittoria per 4-3 che per 1-0 perché "sono per il calcio offensivo". Solo che qui si sta un po’ esagerando: 4-3 sabato contro l’Inter, 4-4 ieri sera. La nota positiva, oltre a un innegabile spettacolo e godimento per chi alla fine acchiappa il risultato, è il fatto che la sua Juve sta dimostrando di avere uno spirito particolare. Di crederci sempre, di non abbattersi mai, di tentarle tutte fino in fondo anche con qualche eroe improbabile (Adzic, Kelly). Poi, dall’altro lato, c’è una altrettanto innegabile quanto improvvisa mancanza di equilibrio. Tanti gol segnati, troppi subiti. I bianconeri hanno ballato in più occasioni in difesa in un secondo tempo intriso di follia calcistica, nonostante la presenza del pilastro Bremer. Soprattutto su questo dovrà lavorare Tudor, alla ricerca dei meccanismi giusti per ritrovare maggiore compattezza. Anche perché non potrà andar sempre bene all’ultimo minuto.
2) Vlahovic ha iniziato una vita nuova e inattesa
Ricapitolando: Dusan Vlahovic ha il contratto in scadenza tra meno di un anno, nel giugno del 2026 se ne andrà presumibilmente a parametro zero, è stato sul mercato per tutta l’estate ma alla fine è rimasto. Costa tanto, probabilmente troppo, e il rapporto col tifo è andato deteriorandosi col passare del tempo. Ricordate i fischi nell’amichevole in famiglia contro la Next Gen? Bene: sembra passato un secolo. Vlahovic ha iniziato una nuova vita, una vita inattesa e assolutamente sorprendente. Il valore del centravanti non si discute, al netto di qualche lacuna tecnica: era ed è il contesto a essere totalmente sfavorevole. Almeno in teoria. Perché, nella pratica, Dusan sembra essere tornato il centravanti implacabile di Firenze proprio nel momento più complicato di tutti, e proprio nella stagione che a meno di sorprese porterà alla separazione. Onore al merito: un professionista si comporta così.
3) Kenan Yildiz uguale luce
Aridaje con questo paragone con Alessandro Del Piero. Qualche nostalgico lo pensa, ed è un raziocinio inevitabile considerando come uno sia stato una bandiera assoluta della Juventus e l’altro sia appena agli inizi. Poi collezioni i segnali e ti accorgi che sì, il paragone non è per nulla banale. Dalle movenze alla capacità di prendersi sulle spalle una squadra intera nel momento di difficoltà nonostante la giovane età, Yildiz è la luce che illumina qualche ombra tecnica dei compagni. E poi quel gol, quello del momentaneo 1-1. Alex lo fece simile, se non praticamente identico, nel celebre Borussia Dortmund-Juventus 1-3 del 1995, la gara che diede il via alla cavalcata verso la gloria della banda guidata da Marcello Lippi. Altra epoca, altra squadra. Ma un punto in comune c’è. E ha la maglia numero 10 sulle spalle.
4) Koopmeiners, ancora non basta
Si vede che Teun Koopmeiners non è in fiducia. Timido, lento, a volte poco lucido. Normale che sia così, considerando l’andamento negativo della sua stagione d’esordio alla Juventus e l’occhio sempre vigile di critica e pubblico su ogni sua prestazione e ogni suo gesto. "Una fissazione", l'ha definita qualche giorno fa il tecnico croato. Koopmeiners, intendiamoci, ha avuto una partecipazione decisiva nell’azione che ha portato al 2-2 di Vlahovic, ma ancora non può bastare. Non può bastare perché quella vagonata di milioni spesa dalla Juve un anno fa esige molto di più, non può bastare per quel che l’olandese aveva mostrato nelle sue annate bergamasche, non può bastare per chi doveva essere il pilastro di un progetto ma al contrario è ancora alla ricerca di se stesso. E forse, a questo punto, non è neppure più una questione di ruolo.
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Bremer: "Troppi gol presi: dobbiamo migliorare. Yildiz ha la mentalità di un vincente"
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5) Adeyemi avrebbe fatto parecchio comodo in Serie A
Alla fine il Borussia Dortmund non ha vinto nonostante conducesse 4-2 al 94’, ma il povero Karim Adeyemi ha ben poco da rimproverarsi. "Povero" perché il mancino della nazionale tedesca le ha tentate davvero tutte per diventare l’uomo partita. E a un certo punto ci era pure riuscito, oscurando il pur ottimo Yildiz: un gran gol da fuori, l’assist per l’1-2 di Nmecha, i duetti con Guirassy, il lancio illuminante per Brandt nell’azione del rigore. In una parola: partitone. Una notte che conferma - ma non c’erano molti dubbi - come Adeyemi avrebbe fatto decisamente comodo in Serie A: si era parlato proprio della Juve, ma soprattutto del Napoli dopo l’addio di Kvaratskhelia. Difficile che il matrimonio con un’italiana si possa celebrare in breve tempo, ed è un peccato.
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Tudor: "Vlahovic? Il risultato arriva alla fine. Sui fischi a Koopmeiners..."
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