La Coppa Italia è la prova definitiva: il Napoli ha la rosa corta, quello di Sarri è un miracolo

La Coppa Italia come termometro per misurare la profondità della rosa. Inutile girarci troppo intorno: la seconda competizione nazionale, almeno fino alle fasi salienti – leggasi semifinali – è per le big (e non solo...) soprattutto questo: una competizione “che capita in calendario”.

Il virgolettato non è farina del nostro sacco, ma dichiarazione del tecnico del Sassuolo Beppe Iachini, che ai microfoni della Rai ha fatto capire senza troppi giri di parole quanto tecnici – ed evidentemente società – tengano in considerazione la cosa.

Se dal punto di vista sportivo dunque la competizione, come detto, almeno fin qui, lascia il tempo che trova, da quello dell'analisi giornalistica fornisce discreti spunti per andare nella profondità delle questioni già toccate nelle scorse settimane; su campi di discussione argomentabili – e argomentati – come opinioni, che nell'assenza di controprove spesso possono lasciare un po' il tempo che trovano.

Prendete il Napoli di Sarri, ad esempio. In quanti si sono spellati le mani negli applausi e negli elogi di una squadra che per mesi ha giocato a mille, incantando – a tratti, nonostante il risulto finale, anche in Europa. Complimenti che assestavano la bontà del lavoro di Sarri, mentre i più attenti, oltre a quelli, evidenziavano un pericolo che poteva nascondersi dietro l'angolo: giocavano sempre gli stessi.

Testardaggine del tecnico toscano o scarsa profondità della rosa? Qui si era nascosto il mini dibattito delle scorse settimane, al quale la Coppa Italia ha dato una risposta piuttosto precisa: delle due, è senza dubbi il secondo dei casi.

L'ottima Udinese di Massimo Oddo l'ha evidenziato piuttosto bene ieri sera al San Paolo, quando per 70 minuti ha imbrigliato gli 'azzurri-bis' in un bell'ordine difensivo dove il Callejon punta, ma soprattutto gli Ounas e Giaccherini esterni, hanno combinato poco e niente. Perché se è certamente vero che non è facile incidere da subito quando non si hanno molte occasioni, altretttanto lo è che i rimpiazzi di vero livello sono in grado di farlo. E non si può dire che le seconde linee di Sarri l'abbiano fatto.

Per far saltare il banco dell'Udinese il Napoli ha avuto bisogno dei soliti noti, dimostrando al pubblico – ma soprattutto alla dirigenza – che questa è una squadra dalla rosa corta. Anzi, cortissima. Ad eccezione dei buoni ripieghi in mediana, dietro e davanti Sarri non ha reali alternative ai nomi che già conosciamo, come dimostrato dall'infortunio del terzino Ghoulam e come palesato ieri sera dalla Coppa Italia.

Un punto da tenersi in testa ben presente da qui a fine anno, per celebrare ulteriormente la straordinaria impresa in caso di successo finale; o per valutare con il dovuto peso specifico l'assenza sul lungo periodo di una rosa paragonabile – e il riferimento evidente va alla Juventus – a quella dell'avversaria sulla carta più temibile. Perché per vincere, nel calcio di oggi, è inevitabile avere in tasca qualche jolly da poter tirar fuori al momento giusto. E Maurizio Sarri, invece, fin qui, più che far 'overperformare' il paio di assi che ha in mano, non ha fatto. Ed è giusto, anzi, moralmente obbligatorio, doverlo evidenziare ancora una volta.