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Le 5 verità che ci ha lasciato Lazio-Milan: i rossoneri hanno imparato a soffrire

Stefano Silvestri

Pubblicato 27/02/2019 alle 07:11 GMT+1

La gara dell'Olimpico mette in mostra il cinismo della squadra di Gattuso e confermato l'appannamento di quella di Inzaghi. Kessié insostituibile, Acerbi dimostra che anche Piatek si può fermare.

Ciro Immobile prova a stoppare un pallone in area di rigore dopo un contrasto con Alessio Romagnoli, Lazio-Milan, Coppa Italia, Getty Images

Credit Foto Getty Images

1) Sofferenza e risultati: ora il Milan non perde mai

Ricordate l'1-1 contro la Roma di inizio mese? Bene: il pari di ieri sera può essere paragonato a quello conquistato dal Milan contro i giallorossi. Due gare dall'andamento in realtà diverso, perché in quell'occasione fu uno strepitoso Donnarumma a salvare più volte il Diavolo dalla capitolazione, ma il minimo comun denominatore è facilmente individuabile: in entrambe le occasioni i rossoneri hanno rischiato più di perderla che di vincerla, ma in qualche modo hanno saputo resistere senza andare al tappeto, allungando ulteriormente la propria striscia positiva di risultati. Per diventare davvero grandi si passa anche da momenti così.

2) Lazio, il momento di appannamento non è finito

"8 volte su 10, partite così le porti a casa", sostiene Simone Inzaghi. E probabilmente ha ragione. Ma non completamente. Perché qui non si tratta tanto di sfortuna, ma di un momento di appannamento che dura ormai da parecchie settimane. La classifica della A ha visto i biancocelesti allontanarsi dalla zona Champions, mentre il sogno Europa League è già svanito. Colpa di una preoccupante mancanza di cattiveria e lucidità che, nonostante un predominio quasi totale durante tutti i 90 minuti, ha partorito poche palle gol degne di questo nome. La più grande è capitata a Immobile, che l'ha sprecata. Un errore che rischia di rivelarsi fatale in vista del ritorno.
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Donnarumma esce su Immobile in Lazio-Milan

Credit Foto Getty Images

3) Anche Piatek può essere fermato

7 gol in 5 partite con la maglia del Milan: Krzysztof Piatek si presentava così, con numeri da capogiro e uno stato di forma spaventoso, alla sfida dell'Olimpico. Mai il polacco aveva trascorso 90 minuti in bianco dopo il suo trasferimento dal Genoa. Ma la retroguardia della Lazio è riuscita a neutralizzarlo, impedendogli - escluso un colpo di testa alto nei minuti finali - di crearsi una palla gol degna di questo nome. Un fatto quasi eccezionale, dopo che nessuno era ancora riuscito a prendergli le misure. Inzaghi ha preferito mantenere la difesa a 3 anche per questo motivo, per affidare l'ex genoano alle grinfie di un marcatore tignoso come Acerbi. E ha avuto ragione.

4) Muro Acerbi: la Lazio ha dimenticato de Vrij

L'altra faccia della stessa medaglia è proprio la prestazione di Francesco Acerbi, capace di vincere nettamente il duello personale con Piatek e di guadagnarsi la palma di migliore in campo in senso assoluto. Una prestazione che, in realtà, fa più notizia di quanto dovrebbe. Perché l'ex centrale del Sassuolo è riuscito sin dall'inizio della stagione a calarsi alla perfezione in una parte non semplice: quella del sostituto di Stefan de Vrij. Trovando continuità di rendimento e sciorinando prestazioni quasi sempre positive. Acerbi non sarà un personaggio da copertina, ma è uno dei migliori difensori del nostro campionato.
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Un bel duello fra Krzysztof Piatek e Francesco Acerbi, Lazio-Milan, Coppa Italia, Getty Images

Credit Foto Getty Images

5) Kessié è difficilmente sostituibile

Perdere Franck Kessié dopo meno di mezz'ora ha rappresentato per il Milan un colpo complicato da incassare. Con il forfait dell'ivoriano è venuta meno anche la sua capacità di coprire in maniera sempre dinamica un'amplissima fetta di campo, offrendo un contributo di qualità sia in interdizione che in inserimento. E il reparto centrale rossonero, in affanno per tutta la gara in fase di filtro ma anche di costruzione, ne ha risentito enormemente. L'ex atalantino, e non da oggi, è uno degli insostituibili di Gattuso.
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