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Cosa resterà di Fabio Cannavaro?

Andrea Tabacco

Pubblicato 18/05/2015 alle 19:16 GMT+2

"Qualche mio amico mi ha detto che avevo smesso da tempo ma non me ne ero accorto". Se ne va con questa battuta, una frase pronunciata con il solito sorriso. E anche quello che potrebbe essere l'epitaffio sportivo più calzante per racchiudere in poche parole la fase finale della sua carriera.

Eurosport

Credit Foto Eurosport

Ma Fabio Cannavaro è molto di più di tutto questo. Non è soltanto uno dei difensori più forti della storia calcistica italiana. Il nove luglio del 2011 si chiude in via definitiva una parabola che già cinque anni fa si era approssimata ai titoli di coda.
Cosa resterà di Fabio Cannavaro? Dirlo ora è difficile. Quello che invece è doveroso fare è mettere assieme i frammenti di una carriera iniziata 19 anni fa e chiusa da poco al caldo di Dubai. Forse esageriamo, ma nella sua parabola c'è uno spaccato d'Italia, calcistica e non. Partendo dalla tecnica, bisogna sottolineare come Cannavaro senior sia stato l'ultimo dei vecchi e il primo dei nuovi. Uno degli ultimi difensori capaci di imporsi nonostante un fisico ordinario (supera di un soffio il metro e 75) e di sfruttare al tempo stesso tutte le possibilità della marcatura a zona, basando un'intera carriera sul gioco d'anticipo.
In anticipo, lo è stato sul campo e anche fuori. Perché Cannavaro avrà anche vissuto l'epopea del Napoli di Maradona da raccattapalle, facendo il suo esordio soltanto il 7 marzo 1993 (contro la Juventus). Ma dalla squadra del cuore se ne è pur sempre andato poco prima del tracollo rappresentato dalla retrocessione del 1998 (guarda caso, a condannare gli azzurri fu proprio un ko contro l'allora squadra di Cannavaro). A Parma ha vissuto gli anni d'oro - costituendo un trio indimenticabile con il suo partner ideale Lilian Thuram e Gigi Buffon — ma se ne è andato prima dello scandalo Parmalat.
È passato all'Inter e poi ha fatto le valigie per la Juve, salutata prima di mettere piede in Serie B. Poi il Real, giusto in tempo per vincere gli ultimi campionati prima dell'esplosione del Barça di Guardiola. E lì si è chiusa la sua carriera calcistica, per tornare alla battuta dell'incipit. Le ultime due annate tra la minestra riscaldata juventina e l'esperienza all'Al Ahli hanno aggiunto poco e nulla.
Diciannove anni di carriera e 695 partite ufficiali. Un Pallone d'Oro, due Coppe Italia, una Supercoppa Italiana e una di Spagna, una Coppa Uefa, due Europei Under 21, un Mondiale, due campionati spagnoli e due italiani (revocati). Ma soprattutto il record di presenze con la Nazionale (136, di cui 79 da capitano, altro primato). Perché Cannavaro ha vestito maglie importanti, però è stato soprattutto un simbolo italiano. L'emblema ideale di un'Italia che nonostante tutto e tutti riesce a imporsi, un capitano tricolore ancora più rappresentativo rispetto al predecessore Paolo Maldini, decisamente più aristocratico e meno ruffiano di lui.
Inutile nasconderlo, qualche pagina oscura non manca. Quel video di cattivo gusto ai tempi di Parma, quelle intercettazioni uscite nel periodo di Calciopoli sul suo trasferimento dall'Inter alla Juventus (in cambio di Fabian Carini) e soprattutto quel suo essere rimasto attaccato alla poltrona (da fedelissimo di Lippi al Mondiale 2010, quando ormai la parabola discendente era giunta al capolinea) che in fondo influisce ancora negativamente sul suo ricordo da calciatore.
Cannavaro è stato questo. L'ultimo prodotto eccellente di una scuola difensiva che ha fatto storia e ora fatica a guardare avanti. Ma anche il rappresentante di un'Italia furbetta e di successo. Proprio per questo, per salutarlo come si deve, servirà probabilmente ancora del tempo. Quello che leverà di torno anche il retrogusto amaro degli ultimi anni e ci restituirà quello dolce di quella magica notte di Berlino.
LA CARRIERA DI FABIO CANNAVARO IN FOTO:
Napoli (1992-95, 68 presenze e 1 gol)
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Parma (1995-2002, 290 presenze e 6 gol)
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Inter (2002-2004, 74 presenze e 3 gol)
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Juventus (2004-2006, 95 presenze e 7 gol)
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Real Madrid (2006-2009, 118 presenze e 1 gol)
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Juventus (2009-10, 33 presenze)
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Al Ahli (2010-11, 16 presenze e 2 gol)
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LA CARRIERA IN NAZIONALE (136 partite)
La gomitata di Guivarc'h e l'eliminazione di Francia '98
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La finale-beffa di Euro 2000:
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La gioia del 2006 (con Buffon)
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