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Europa: cinque finaliste in due anni. Dea nella storia, comunque. E Svilar come Neuer

Roberto Beccantini

Pubblicato 10/05/2024 alle 09:05 GMT+2

CALCIO - Il calcio del campionato italiano è vivo. E il ceto medio ne incarna lo spirito battagliero, la smania di rivalsa. Prima finale europea per l'Atalanta: fate un monumento a Gasperini, o dedicategli una piazza. Seconda finale consecutiva per la Fiorentina: complimenti a Italiano e ai suoi pirati. De Rossi ci ha provato alla Mourinho, la riffa degli episodi lo stava premiando.

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La scorsa stagione, furono addirittura tre su tre: l'Inter in Champions; la Roma in Europa League; la Fiorentina in Conference. Oggi sono due: l'Atalanta in Europa League; la Fiorentina, ancora, in Conference. Cinque in due anni. Il calcio del campionato italiano è vivo. E il ceto medio, più dell'aristocrazia monca, ne incarna lo spirito battagliero, la smania di rivalsa. Dal loggione imprecano: calma, nel 2023 persero tutte. Vero. Ma non stiamo parlando del Milan degli olandesi o dell'Inter del triplete. E allora, senza gonfiare il petto come certe rane, godiamoci il momento.

Europa League (semifinali, ritorno): Bayer Leverkusen-Roma 2-2 (andata 2-0)

ROMA 6. Dedico la trama ai maestrini di Coverciano, a chi spiega il calcio con gli algoritmi. Sino all'82', Svilar aveva straparato come il Neuer del Bernabeu; poi, proprio come il tedesco, un errore (in uscita), l'autorete di Mancini e ciao Pep. La Lupa, che in barba ai tromboni avrebbe dovuto trovarsi sotto almeno di quattro pere, era invece sopra di due rigori, realizzati entrambi da Paredes. Calcio mistero senza fine buffo, scribacchiava il sommo Brera. Dategli torto, se avete il coraggio. De Rossi ci ha provato alla Mourinho. La riffa degli episodi lo stava premiando. Sul 2-1, ultime cartucce e, al 97', l'aggancio di Stanisic. Ci teneva, Xabi Alonso, a conservare l'imbattibilità. La doppia sfida ne ha ribadito la superiorità. Più bravi, i tedeschi, non necessariamente più forti. L'assenza di Dybala, la topica di Abraham all'Olimpico e la notte fiacca di Lukaku hanno pesato. Domenica, ennesimo «spareggio»: Atalanta-Roma. Ballano i posti della zona Champions. Cinque? Sei?
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Europa League (semifinali, ritorno): Atalanta-Marsiglia 3-0 (andata 1-1)

ATALANTA 9. Il 15 maggio a Roma, finale di Coppa Italia con la Juventus. Il 22 maggio a Dublino, finale di Europa League con il Bayer Leverkusen. In alto i calici per la Dea più bella e guerriera di ogni epoca, cin cin ai dentisti di Anfield. Non una favola, non un miracolo: un capolavoro. Pane al pane. Il Marsiglia covava modici calcoli, Lookman (di carambola), Ruggeri («scardabagno» di destro, il piede debole) e Bilal Touré (agli sgoccioli) hanno sistemato tutto: avversari, tabellino, storia. Prima finale europea. Fate un monumento a Gasperini, o dedicategli una piazza. Non una «via», possibilmente: suona male. A Bergamo dal 2016, zero «tituli» ma mille idee, il ruvido Gasp ha costruito un modello. Dai Percassi al Pagliuca americano: meglio i sogni dei piani. Ha scardinato la spocchia dei dogmatici: quelli che la difesa a tre non è cool; quelli che marcare a uomo è retrò (lui lo fa in avanti, ecco la differenza, a furor di pressing); quelli che De Ketelaere era un tacchino freddo. Per tacere dello stadio di proprietà: la ciliegiona sulla torta. Con buona pace delle cheerleaders della Superlega.

Conference League (semifinali, ritorno): Bruges-Fiorentina 1-1 (andata 2-3)

FIORENTINA 7. Ad Atene, con pieno merito. Seconda finale consecutiva. Dal West Ham all'Olympiacos. Il pari è bugiardo, al netto della paratona di Terracciano allo scadere. Per un tempo, equilibrio subdolo, con Nico che si mangia un gol fatto e il Bruges a segno con De Cuyper. E comunque, traversa (più gesso) di Kouamé. Ripresa a senso unico. La squadra di Italiano si piazza a centro ring e spinge i rivali alle corde. Altri due legni (traversa di Biraghi su punizione, palo di Kouamé, the best), mischie su mischie sino al penalty propiziato da Nzola, un cambio, e trasformato da Beltran, la solita barchetta ondeggiante. La flessione dei belgi, in lotta per lo «scudetto» domestico e votati a un catenaccio vecchia maniera, ha agevolato l'assedio. Quattordici partite, una sola sconfitta: complimenti a Italiano e ai suoi pirati. Spreconi, iellati, ma sempre sul pezzo. Con i loro mancamenti, che non sono pochi. Con le loro risorse, che sanno essere tante.
Per commentare o fare domande potete inviare una mail a roberto.beccantini@fastwebnet.it o visitare il blog di Roberto Beccantini http://www.beckisback.it.
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