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Dai successi col Brescia alla missione in Africa, l'addio al calcio senza rimpianti di Elisa Mele

Stefano Dolci

Pubblicato 28/06/2017 alle 16:47 GMT+2

21 anni ancora da compiere Elisa Mele fino a pochi giorni fa era una delle giovani centrocampiste più talentuose del panorama nazionale e simbolo del Brescia con cui in 11 stagioni ha vinto uno scudetto, una Coppa Italia e si è anche guadagnata la Nazionale. Giocare a calcio però da un anno non le bastava e ha scelto di mollare tutto per dedicarsi al volontariato e studiare scienze religiose.

2017, Elisa Mele, Credit Photo Acf Brescia Calcio Femminile

Credit Foto Other Agency

Se non hai ancora compiuto 21 anni e hai iniziato a tirare i primi calci quando ne avevi appena 6, quel pallone che rotola per terra è molto più che un semplice amico. Per Elisa Mele il calcio è stato per tanti anni molto più che un passatempo, uno sport o una passione travolgente alla quale dedicare ogni goccia di sudore ed energia. Volente e nolente è stato soprattutto la palestra grazie alla quale imparare tante cose sulla vita, forgiare il proprio talento e togliersi tantissime soddisfazioni con la maglia della squadra della sua città e del suo cuore: il Brescia Calcio Femminile.
Entrata nel settore giovanile delle Leonesse all’età di 10 anni, Elisa in 11 stagioni tra giovanili e prima squadra è arrivata ad essere molto più che una semplice calciatrice: un vero e proprio simbolo per la società biancoblù. In un calcio in cui le bandiere e il senso d’appartenenza sembrano essersi dileguati, Mele passo dopo passo è diventata una centrocampista capace col suo talento, i suoi gol, le sue corse e la sua dedizione di guadagnarsi sempre più spazio e fiducia e giocare un ruolo decisivo per la conquista del secondo scudetto e della terza Coppa Italia del Brescia femminile. Le vittorie, gli scudetti, l’ammirazione di compagne e staff tecnico, le sfide in Champions League contro le più forti calciatrici del mondo, le convocazioni in Nazionale maggiore e l’adrenalina di vestire la maglia azzurra in gara ufficiale, però a Mele da diverso tempo non bastavano più. Per questo qualche giorno fa con una lettera pubblicata sul sito del Brescia Calcio Femminile ha annunciato il proprio addio al calcio per intraprendere un percorso radicalmente diverso che la porterà, dapprima a partecipare a una missione con i padri piamartini in Mozambico, e poi ad iscriversi a scienze religiose.
Ho sempre sognato di arrivare dove sono arrivata ora e probabilmente anche più in alto. Poi, però, capita che i tanti progetti che avevi in testa iniziano ad essere sormontati da qualcosa di diverso. Si potrebbe dire la vita prende il sopravvento ma preferisco utilizzare altri termini. Più che questo preferisco dire che ad un tratto si prende in mano la vita, ci si guarda allo specchio e ci si dice: Che cosa voglio fare, o meglio, chi voglio essere? e la mia sempre sicura risposta voglio fare ed essere una calciatrice ha iniziato a lasciare il posto a voglio essere voce di chi non ha voce, aiuto per gli altri…voglio essere chi mi dice il cuore. Fare delle scelte comporta sempre dire no a qualcosa e sì ad altro… e io sono felice di aver fatto questa scelta nonostante tutte le paure e i mille dubbi che la accompagnano. Mi è costato tanto dire no al calcio, ci ho pensato e ripensato, ma sento che quello che intraprenderò è quello che voglio davvero fare. Lascio il calcio perché mi sono resa conto di voler mettere la mia vita e, quindi, anche questo talento a disposizione degli altri.

Il volontariato, Assisi e il calcio come strumento per aiutare gli altri

Molto legata ed attiva, anche in veste di educatrice, all’oratorio Santa Maria della Vittoria di Brescia: Elisa Mele è sempre stata molto presente anche nel volontariato ma è nell’ultimo anno che ha capito veramente che la sua felicità non poteva venire esclusivamente dalle vittorie o dai traguardi ottenuti su un campo da calcio ma sarebbe arrivata altrove, al fianco dei più deboli o di chi a causa della guerra o della povertà non ha davvero nulla.
C’è un’esperienza che mi ha segnato particolarmente, quando andai ad Assisi da turista – ha raccontato alla Gazzetta dello Sport - Vidi tanta gente ch pregava: non mi era mai capitato, mi colpì positivamente. E conoscendo la figura di San Francesco, ho capito che i suoi valori avrebbero fatto bene alla mia vita: semplicità e umiltà, cose che fanno parte anche del calcio. La mia vita fino a una settimana fa
Fra un mese in Mozambico, Elisa e gli altri ragazzi che la accompagneranno in questa missione umanitaria andrà a sistemare il più possibile delle strutture devastate dal ciclone che ha distrutto il paese lo scorso 15 febbraio. L’obiettivo sarà anche quello di proporre attività con le quali coinvolgere i tanti bambini presenti nel territorio ed Elisa ha intenzione di insegnare loro il calcio, lo sport universale che più di ogni altro può favorire l’integrazione e l’educazione.
Con le mie compagne del Brescia, durante l’anno, abbiamo raccolto qualche paio di scarpini usati che donerò ai bambini africani – ha confidato sempre alla Gazzetta dello Sport - E poi porterò anche maglie e vestiti. Ma soprattutto in Mozambico porterò quella che sono. La squadra è orgogliosa di me e io tiferò sempre per loro. Milena Bertolini, la mia allenatrice, mi ha detto ‘vai dove ti porta il cuore’. Dove mi porterà non lo so ancora, di certo a vivere in mezzo alle persone cercando sempre il bello nel prossimo.
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