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Dalla leucemia alla porta di Pink Bari e Finlandia: la bella storia di Paula Myllyoja

Stefano Fonsato

Aggiornato 27/02/2020 alle 20:27 GMT+1

"Tredici anni fa ho avuto la leucemia. L'ho combattuta, l'ho vinta e oggi sono una calciatrice professionista che difende la porta della propria nazionale. E non potrei essere più felice". Ha scelto le colonne di Eurosport Italia Paula Myllyoja, portiere della Pink Bari, per raccontare la sua incredibile storia, che fornisce uno straordinario esempio di tenacia.

Paula Myllyoja, portiere della Pink Bari e della nazionale femminile della Finalndia

Credit Foto facebook

Tredici anni fa ho avuto la leucemia. L'ho combattuta, l'ho vinta e oggi sono una calciatrice professionista che difende la porta della propria nazionale. E non potrei essere più felice.
Ha scelto le colonne di Eurosport Italia Paula Myllyoja, portiere della Pink Bari e della nazionale finlandese, per raccontare la sua incredibile storia, che fornisce uno straordinario esempio di tenacia. Classe 1984, Paula in questo momento ha risposto 'presente' alla convocazione con la nazionale finlandese per il Cyprus International Tournament, che vedrà la selezione femminile scandinava opposta Repubblica Ceca, Croazia, Slovacchia, Messico e Thailandia. E' stata grande protagonista del prezioso 2-2 ottenuto a Milano nell'ultimo turno di Serie A femminile contro l'Inter: la sua Pink Bari lotta con i propri mezzi per evitare le ultime due posizioni e restare nella massima serie. Una battaglia ardua ma che, al momento, sembra dare segnali positivi dopo la retrocessione dell'anno scorso, a cui è però subentrato il salvifico ripescaggio.

"La mia nuova vita a Bari"

Paula, 35 anni, è arrivata in Puglia la scorsa estate per sostituire la giovane siracusana Roberta Aprile, classe 2000 (e figlia dell'es portiere del Palermo Luca Sebastiano Aprile), trasferitasi proprio all'Inter. Oggi, insomma, sono tutte rose e fiori, ma non è stato sempre così. Alle spalle, infatti, c'è un'esperienza straziante ma che, nel tempo, l'ha resa più forte che mai:
Intanto oggi sono in una delle città più belle del mondo, Bari, aspetto che non è mai da sottovalutare. Qui mi sono subito ambientata alla grande e, al momento, sono la giocatrice con il maggior numero di presenze, 16, ovvero l'en plein. Nella mente, però, specie nei momenti di difficoltà, ricordo tutte le battaglie vinte in quel terribile 2007, a partire da quando accusai un malore a bordo di un bus cittadino...

"Tredici anni fa ho combattuto e vinto la leucemia"

Paula, all'epoca 22enne, è già una giovane insegnante di Educazione fisica. Siamo tra Nokia, città natale (e antica sede del noto marchio di cellulari ed elettrodomestici) e Tampere, città dell'Ilves, di cui Myllyoja difendeva i pali. La cattedra alla mattina, il campo tra pomeriggio e sera. Era una mattina e la giovane insegnante stava tornando proprio a Nokia per raggiungere i suoi studenti...
All'improvviso mi sentii male su quel pullman. Ebbi un'emorragia cerebrale e, dopo tutte le analisi del caso, mi diagnosticarono una leucemia. Mi dissero che sarebbe già stato difficile guarire e, solo a nominare il calcio, i dottori cambiavano bruscamente argomento. Seguirono le cure di sei mesi, i 5 cicli di chemioterapia, i controlli, tantissimi e scrupolosi. Ma io, all'epoca, ero già tornata in campo. Non riuscivo a stare senza pallone: era come se il calcio facesse parte delle tante medicine utili a farmi tornare sana. I controlli, dicevo, durarono due anni e mezzo. Io, nel frattempo, mi ero già portata avanti ed ero tornata alla vita di sempre. Dopo la chemioterapia, ricordo, riacquistare le forze e il tono muscolare da atleta, fu un'impresa titanica. Ma tutto è possibile quando si è spinti dalla passione, dalla voglia di farcela. Oggi quel ricordo mi è di grande aiuto in partita...

"Il pensiero e la voglia di tornare in campo mi aiutarono molto"

Ora, come comprensibile, tutti i pensieri sono rivolti alla nazionale, alla Finlandia. Per Paula, tuttavia, è già tempo di tracciare il primo bilancio sulla sua esperienza nel calcio italiano. Già, perché Bari rappresenta la prima maglia straniera vestita dalla giocatrice scandinava (che comunque in Finlandia ha giocato anche in Champions League), dopo gli anni all'Ilves, KMF, FC United Jakobstad, PK-35 Vantaa, Honka e Åland United:
Ho trovato un calcio in grande crescita, grande organizzazione, ottime compagne di squadra e avversaria e, ovviamente, allenatrici di altissima qualità. La status di professionista aiuta a crescere: in generale, quest'ultimo è un aspetto fondamentale. Non è da molto che ho lasciato il lavoro da insegnante e, da quando mi sono potuta dedicare completamente al football, le mie performance sono decisamente migliorate. E' normale. Non dico che si debba arrivare agli stipendi del calcio maschile, anche se, chiaramente, sarebbe fantastico: basterebbe che tutti gli ingaggi del calcio femminile siano congrui e permettano alle colleghe di concentrarsi esclusivamente sull'attività sportiva. Occorre continuare a parlare del calcio femminile: siamo sulla buona strada.
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