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Donato Bergamini e un’archiviazione che provoca amarezza

Stefano Dolci

Pubblicato 18/05/2015 alle 18:41 GMT+2

La verità trionfa sempre sull’ingiustizia. Dalla letteratura al cinema, ieri come oggi, sono innumerevoli gli esempi in cui ciò avviene.

Eurosport

Credit Foto Eurosport

D’altronde non si può fare a meno di sforzarsi di credere che il bene trionfi sul male: lo si deve a sé stessi in primis ma soprattutto alle nuove generazioni, che oggi, forse ancor più di ieri, hanno bisogno di valori positivi in cui credere e ispirarsi. Purtroppo però la vita non è sempre giusta e può accadere che l’appuntamento con la giustizia e la verità venga ancora rimandato. Per questo motivo in questa vigilia di Natale sarebbe bello che tutti quelli che amano il calcio, sia in qualità di addetti ai lavori o semplici appassionati, rivolgessero un pensiero affettuoso o un augurio speciale ai famigliari di Donato Bergamini, che a più di 25 anni di distanza da una morte avvenuta il 18 novembre 1989 in circostanze sospette rischiano di non conoscere mai la vera storia riguardo al decesso del loro caro ‘Denis’.
ARCHIVIAZIONE DEL CASO – E’ notizia di qualche giorno fa che nell’inchiesta riaperta nel 2013 su pressione della famiglia e dell’avvocato Eugenio Gallerani, il procuratore capo Franco Giacomantonio e la pm Maria Grazia Anastasia della procura di Castrovillari hanno chiesto l’archiviazione per i due indagati Isabella Internò (ex compagna di Bergamini, unica testimone della morte, indagata per concorso in omicidio) e Raffaele Pisano (il camionista che guidava l'autocarro sotto il quale, stando a quanto sostenuto dalla Internò, Bergamini si sarebbe ‘tuffato volontariamente’, indagato per favoreggiamento e false dichiarazioni). Le motivazioni alla base della richiesta d'archiviazione verranno rese note nel gennaio del 2015: l'avvocato Gallerani, insieme alla famiglia Bergamini - che da quel tremendo 18 novembre 1989 lotta per conoscere le verità sulla morte del 27enne centrocampista in forza al Cosenza - avranno 20 giorni di tempo per decidere se opporsi o meno all’archiviazione. Una brutta botta per i genitori di Denis e per la sorella Donata che in attesa di leggere le motivazioni della richiesta di archiviazione con una nota pubblicata sul proprio profilo Facebook di Donata hanno avanzato dei dubbi riguardo ad una possibile fuga di notizie, che avrebbe permesso a qualcuno di sapere con anticipo che la procura di Castrovillari avrebbe archiviato l’inchiesta: “Voglio fare una sola considerazione – scrive Donata - La considerazione è questa: esattamente una settimana fa in un’aula del Tribunale di Cosenza, in un processo per diffamazione a carico di un giornalista cosentino, uno degli avvocati di Isabella Internò, riferendosi a quanto appreso da altro legale della stessa Internò, chiedeva al Tribunale di Cosenza rinvio per acquisire la richiesta di archiviazione del procedimento penale di Castrovillari. Ora, apprendo che tale richiesta è datata 22 dicembre 2014 e mi chiedo come fosse possibile che già vi fosse chi ne era al corrente ancor prima che esistesse. In questa triste e per noi familiari penosa vicenda che riguarda la morte di mio fratello, si è trattato dell’ennesima fuga di notizie, a meno di voler pensare a davvero singolari ‘coincidenze’, e questa volta ancora prima che vi fosse l’atto ufficiale vi era chi sapeva che sarebbe stato di lì a poco emesso. Devo ammettere che questo fatto ha lasciato tutti noi familiari davvero sconcertati”. Sulla pagina Facebook di Donata Bergamini e su quella dell’associazione ‘Verità per Denis’ si possono leggere tanti messaggi di indignazione e vicinanza nei confronti della famiglia Bergamini che, proprio alla vigilia di Natale, ha dovuto ingoiare un altro boccone amarissimo che macchia la memoria di un ragazzo che a 9182 giorni di distanza non ha ancora avuto giustizia.
da sx Donata Bergamini, Domizio Bergamini (Foto Facebook)
I LATI OSCURI DELLA TRAGEDIA – Dalla richiesta di archiviazione della procura di Castrovillari si evince, come gli inquirenti non abbiano rinvenuto indizi sufficienti a sostenere un'eventuale accusa nei confronti della Internò e di Pisano. Per la giustizia italiana Denis Bergamini quel 18 novembre 1989 si suicidò, come sentenziato dalla Corte d’Appello di Catanzaro nel 1992 che assolse l’autista del camion dall’accusa di omicidio colposo. La famiglia però a questo verdetto non ha mai creduto e con le successive perizie richieste e presentate è riuscita ad evidenziare come questa versione facesse acqua da tutte le parti. In questa vicenda, infatti, troppe cose non collimano e alimentano un giallo. Dai vestiti mai ritrovati, alla Maserati dello stesso Bergamini che appare, scompare e poi ricompare in altri posti; dal mancato sequestro del camion che il brigadiere Barbuscio non si prese la briga di esaminare, fino all’autopsia, effettuata due mesi dopo la morte dal professor Francesco Maria Avato (oggi direttore della medicina legale di Ferrara) che evidenziava come il volto di Denis non avesse che un piccolo graffio e che gli arti superiori e inferiori fossero completamente “indenni da lesioni”, in conclusione sono tanti gli elementi che stridono in questa desolante vicenda. L’inchiesta della Procura di Castrovillari, fondata sulla tesi accusatoria dell’omicidio, sembrava poter essere alla svolta definitiva. Invece questo colpo di scena rischia di rigettare tutto alle ortiche e soprattutto di privare la famiglia, i tifosi del Cosenza (che in tutti questi anni hanno sempre lottato al fianco dei genitori di Bergamini) e tutti gli appassionati del diritto alla verità. Anche e soprattutto per questo la morte di Denis non merita questo finale.
Di Stefano DOLCI (twitter )
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