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Milan, troppi accendi e spegni: devi crescere e devi farlo in fretta

Davide Bighiani

Aggiornato 29/09/2017 alle 11:54 GMT+2

Quella contro il Rjieka in Europa League doveva essere la partita delle "risposte" ai dubbi suscitati dalla brutta, bruttissima prestazione del Milan contro la Sampdoria: alcune sono arrivate, ma alle domande iniziale se ne sono aggiunte altre, e sempre altrettanto preoccupanti.

Patrick Cutrone - Milan-Rijeka 2017

Credit Foto LaPresse

I rossoneri incontrano una squadra affatto male, campione di Croazia in carica, che ha provato senza riuscire a terminarla la tortuosa strada che porta alla Champions league (eliminato dall'Olympiacos ai preliminari) e che gioca un buon calcio, fatto di passaggi corti e movimenti senza palla. Ma il tutto a una velocità molto ridotta e senza acuti. Il Milan affronta la partita con il giusto piglio, va in vantaggio grazie alla bella giocata di un singolo - André Silva - e trova il raddoppio da un'azione da calcio da fermo - Musacchio in mischia. Ma a questo punto non affonda, anzi lascia addormentare la partita, aspettando la pressione degli avversari e limitandosi a un infinto giropalla tra difensori e centrocampisti. Una manfrina che non è certo piaciuta ai tifosi di casa, i cui fischi si sono spesso mischiati a quelli dei numerosi tifosi croati presenti a San Siro. Probabilmente loro sospettavano che non poteva andare tutto liscio. E allora ecco, puntuale, il doppio pasticcio firmato Bonucci-Romagnoli: il primo mangiato in velocità da Acosty (si quello che giocava in Italia), il secondo dormiente e punito (forse in maniera esagerata) con un calcio di rigore. La pur splendida intuizione di Cutrone a regalare tre punti e un sospiro di sollievo finale non può cambiare il giudizio su una partita non certo esaltante del Diavolo 2.0. No, i dubbi rimangono, anzi si tramutano in palpitante preoccupazione, visti soprattutti i prossimi impegni a cui sono chiamati i rossoneri. Roma domenica e Derby tra due settimane.

Automatismi, esperienza, autostima

Spero sia stato solo un calo di attenzione. Dobbiamo crescere nella gestione della gara e anche negli automatismi in fase difensiva. E' stato più importante vincerla così che 2-0. In vista della Roma vedo un bicchiere mezzo pieno
Montella va buon viso a cattivo gioco, ma come dargli torto, soprattutto ora che alla panchina traballante si aggiunge la presenza incombente di un certo Carlo Ancelotti, idolo rossonero e ora improvvisamente uccel di bosco dopo l'esonero dal Bayern. Una delle domande "aggiuntive" a quelle pre-esistenti (il Milan ha un problema di condizione fisica? Il modulo è quello giusto?) è: cosa scatta nella testa di giocatori che avanti 2-0 decidono improvvisamente di fermarsi e non attaccare più? Esperienza, in primis, perché lo sanno tutti che se ci si ferma, l'avversario lo capisce e ne può approfittare. Autostima poi, perché sul doppio vantaggio una squadra può, anzi deve, cambiare atteggiamento e diventare più feroce, se possibile, approfittando lei delle possibilità che ti lascia l'avversario, che ovviamente deve osare di più. E invece i passaggi laterali non si sono trasformati in uno-due, le palle recuperate non sono diventate subito ripartenze. Sicuramente non per volontà di Montella - sarebbe un karakiri - ma magari per mancanza di convinzione in quello che si sta facendo. "Automatismi" da affinare certo, ma il tempo stringe e non è più il momento di fare esperimenti. Altrimenti gli altri - vedi Lazio e Sampdoria - sentono l'odore del sangue e ne approfittano.
Il Milan deve svegliarsi e lo deve fare in fretta. Lo richiede il calendario, lo richiedono i tifosi.
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