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Milan-Stade Rennais - Entusiasmo e gioventù: attento Milan, questo Rennes ha un piano

Fabio Fava

Pubblicato 15/02/2024 alle 14:49 GMT+1

EUROPA LEAGUE - I giocatori cambiano, le idee restano e la parola d’ordine è sempre una: qualità. Andiamo a conoscere meglio la prossima avversaria del Milan in Europa League, quel Rennes guidato da Julien Stéphan: punti di forza e particolarità di una squadra che arriva da una striscia aperta di nove successi in fila contando coppa e campionato.

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Julien Stéphan ha un piano. Julien Stéphan, quarantatré anni, è l’allenatore dello Stade Rennais, nome completo della formazione bretone pronta a sfidare il Milan nel primo step della fase ad eliminazione diretta di Europa League e il fatto di “avere un piano” era diventato una sorta di mantra qualche anno fa, stagione 2018-2019, quando il Rennes, maniera più diffusa di richiamare al club, fu protagonista di una straordinaria cavalcata in Coupe de France, con tanto di successo in finale contro il Paris Saint-Germain. Tra i quasi novemila tifosi che saranno presenti a San Siro per la gara d’andata, la frase più gettonata era proprio questa, “Stéphan ha un piano”, condita con gesti rituali di scaramanzia e accompagnata dalla semplice felicità di esserci, alla Scala del Calcio, un tempio in cui mai un club di buona tradizione ma senza pedigree internazionale come quello di Roazhon Park aveva mai messo piede.

Il "modello Rennes": vivaio da urlo

Sapersi adattare, cambiando pelle ma senza perdere la propria identità: è questa la filosofia di una società che negli ultimi due decenni è diventata un punto di riferimento, per la cura del settore giovanile e per la capacità di rimanere competitiva grazie al player trading fatto in casa, con i gioielli del vivaio. Ousmane Dembélé, Eduardo Camavinga, Mathys Tel, giusto per pescare tra i nomi di caratura ormai mondiale oppure Armand Laurienté, tanto per riportarci alla dimensione italiana, tutta gente che arriva dal vivaio del Rennes, cresciuta, svezzata e venduta a suon di milioni. Chiamatelo pure modello Rennes, qualcosa che potremmo approcciare e paragonare ad una visione stile Atalanta o prim’ancora Udinese del calcio, bottega cara ma di valore, capace di sfornare gemme utili per rimanere a galla in una realtà come quella francese nella quale, PSG a parte, il blasone spesso non basta, le grandi storiche annaspano e c’è modo di inserirsi, per chi ha ingegno e capacità.

Parola d'ordine: qualità

I giocatori cambiano, le idee restano e la parola d’ordine è sempre una: qualità. La ricerca del fraseggio, la capacità di inventare sulla trequarti, grazie alle skills individuali degli intrepreti protagonisti in quella zona di campo, sono diventate un marchio di fabbrica per una squadra che a livello spettacolare ha avuto pochi eguali Oltralpe, alieni parigini esclusi. Dalla difesa a quattro non si prescinde, di fronte ad un monumento del calcio francese come Steve Mandanda, giunto all’orgoglioso colpo di coda di una grande carriera vissuta soprattutto a difendere i pali del Marsiglia, una linea ben guidata dall’ex bolognese Arthur Theate, rimasto solido e con il vizietto del gol, proprio come lo ricordavamo nella sua parentesi italiana. Da centrocampo, con quel Santamaria che fu addirittura accostato al Milan prima di trasferirsi qualche anno fa in Bretagna e senza il principino Enzo Le Fée out per infortunio, comincia il festival della fantasia, declinato sia in un compatto 4-4-2 (probabile nel match d’andata) che in un più arioso 4-2-3-1, dove si attendono le giocate di Benjamin Bourigeaud (suo il gol che ha deciso la trasferta di Le Havre riportando il Rennes a -5 dalla zona Europa) oltre che di Martin Terrier, talento sopraffino cui gli infortuni hanno dato poca tregua durante la carriera. Che sia accanto o sottopunta, Terrier avrà il compito di innescare Arnaud Kalimuendo, prodotto del PSG che sembra finalmente aver trovato la sua dimensione, a suon di gol ma soprattutto di movimenti ad aprire agli inserimenti dei compagni.
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Rennes

Credit Foto Getty Images

Nemanja Matic e non solo

Rennes isola felice? Sì, ma anche… no, per informazioni chiedere a Nemanja Matic, che dopo aver lasciato in quattro e quattr’otto Roma in agosto attratto dal progetto rossonero ha fatto di tutto per rifare le valigie nel mercato invernale, adducendo problemi familiari evidentemente risolti con il suo trasferimento, sempre in Francia, questa volta al Lione.
Il mood nel quale i bretoni arrivano al doppio rendez-vous con il Diavolo è impressionante: striscia aperta di nove successi in fila contando coppa e campionato, cinque vittorie consecutive se si considera la sola Ligue 1, abbastanza per scavalcare il Marsiglia di Gattuso e vedere, per la prima volta in stagione, a tiro un piazzamento europeo, quindici punti raccolti nelle ultime cinque, uno in meno rispetto al bottino delle prime sedici giornate, segnale evidente di come qualcosa sia, eccome, cambiato. Stéphan, che dopo quella prima parentesi aveva tentato senza troppe fortune di applicare il metodo Rennes altrove (Strasburgo), è stato richiamato in autunno per riportare in linea di galleggiamento una nave finita in pessime acque con Bruno Genesio, artefice lo scorso anno della qualificazione in Europa League. Che cosa preveda, ora, il suo piano, lo scopriremo molto presto.
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