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Italia d’Europa: traditi dall’Inter, salvati dal "ceto medio" (ferisce lo 0/4 in Champions League)

Roberto Beccantini

Aggiornato 15/03/2024 alle 09:13 GMT+1

CALCIO - In Europa ci salva il ceto medio (si fa per dire). Atalanta, Milan (retrocesso), Roma, Fiorentina: avanti al gran completo. Trovare spiegazioni logiche è complicato: è il sale dal calcio, metà arte e metà riffa.

Pioli: "Maignan ha un dolore al ginocchio ma non sembra preoccupante"

E così, all’improvviso ma non troppo, ci ritroviamo con il sedere per terra. Una primavera fa, tre squadre nei quarti di Champions: Inter, Milan, Napoli. Oggi, nessuna. Milan, Lazio, Napoli, Inter: tutte fuori. Persino l’Inter, la tiranna del campionato, la finalista di Istanbul. Eppure abbiamo gli allenatori più in gamba: mah. E i giocatori? Non vorrei che, al netto del Cholismo, Simone Inzaghi fosse scivolato sulla buccia di Antonio Conte. Che, nella stagione 2013-2014, la sua ultima alla Juventus, preferì gli agi e le scorte di uno scudetto stravinto ai rischi dell’avventura continentale (allora, l’Europa League con epilogo allo Stadium).
Ci salva il ceto medio (si fa per dire). Atalanta, Milan (retrocesso), Roma, Fiorentina: avanti al gran completo. Trovare spiegazioni logiche è complicato: è il sale dal calcio, metà arte e metà riffa.

Champions League (ottavi, ritorno): Barcellona-Napoli 3-1 (andata: 1-1)

NAPOLI 5. Era un Barcellona senza centrocampo e senza Camp Nou, con Cubarsì stopper (classe 2007, voto 8) e Yamal (idem, voto 7) all’ala. Per provarci, i campioni d’Italia ci hanno provato. A tradire sono stati Osimhen (in offside, spesso), Kvara e i cambi: Lindstrom, un disastro (al contrario di Sergi Roberto). Calzona ha recuperato brani dell’attacco spallettiano, non i lucchetti difensivi: il Napoli, per la cronaca, aveva rischiato di prenderne cinque dalla Juventus: da «questa» Juventus. E non è che De Laurentiis abbia contribuito a preparare la sfida nel più sereno dei modi. Come il tecnico, ha «tolto» Politano: a Sky.

Champions League (ottavi, ritorno): Atletico Madrid-Inter 2-1, 3-1 ai rigori (andata: 0-1)

INTER 5. Gli sperperi di San Siro e i rigori del Wanda, d’accordo: ma i penalty sono un tiebreak feroce, non una lotteria. De Gregori e il suo Nino capiranno. Soprattutto, un’Inter svampita e uggiosa, «capace» di attorcigliarsi sul gol di Dimarco come una novizia, lei che in campionato spadroneggia. Avevo scritto 55% a 45%: ho sbagliato pronostico. Al di là degli errori di mira, pro e contro. E se non è stata la versione «normale» che invocavo, merito di Simeone, dei suoi pirati e delle sue staffette, Depay primo per distacco. Una brutta botta, per la capolista-se-ne-va. Povero Sacchi: da abbasso Inzaghi a viva Inzaghi. E adesso?

Europa League (ottavi, ritorno): Slavia Praga-Milan 1-3 (andata: 2-4)

MILAN 6,5. Un rosso al Meazza (Diouf al 26’, sullo 0-0); un altro a Praga (Holes al 20’, sempre sullo 0-0), varista ed esagerato. Difficile pesare vittorie del genere, data la disparità numerica, ma non è certo una colpa approfittarne. Pioli va via sul velluto: Pulisic, Loftus-Cheek, Leao (bel destro a giro, alla Del Piero). Nella ripresa, pilota automatico e, agli sgoccioli, la rete-bandiera di Jurasek (di sinistro, nell’angolino). Missione felicemente compiuta, infortunio di Maignan a parte. L’importante è non trascurare l’uomo in più che ha tracciato i confini dello scarto e del gioco. Conoscendo il mister, non accadrà.

Europa League (ottavi, ritorno): Atalanta-Sporting Lisbona 2-1 (andata: 1-1)

ATALANTA 7. Fuochi d’artificio, sul serio. E il duello Hien-Gyökeres da leccarsi i baffi (e nascondere le caviglie). Con Koopmeiners part-time, la Dea patisce il torello dei portoghesi, a segno con Pedro Gonçalves. Il Gasp smoccola, urge una sveglia. L’intervallo porta consiglio. E scompiglio: l’aggancio è di Lookman, subito; il sorpasso di Scamacca, imbeccato da Miranchuk. La sfida s’infiamma, Amorim non molla. Il problema cronico dei lusitani è il fatturato offensivo: o tirano poco, o tirano male (almeno due palle-gol buttate). Il calendario soffocante, i tre pali di Lisbona, questa rimonta: giù il cappello.

Europa League (ottavi, ritorno): Brighton-Roma 1-0 (andata: 0-4)

ROMA 5,5. Il poker dell’Olimpico era una garanzia anti-sisma. Largo al turnover, dunque: Lukaku a casa, Dybala in panca, Baldanzi in cattedra. De Zerbi per l’onore, salvato dalla splendida parabola di Welbeck, De Rossi per la gestione: discreta nel limitare i danni, insufficiente nell’impostare manovre all’altezza delle esigenze. Positiva la tenuta atletica (eredità di Mourinho): con gli inglesi non si scherza, e la risposta della Lupa è stata occhio per occhio, dente per dente. Nelle circostanze più scabrose, Svilar: un «portierino» che continua a dare sicurezza al reparto. Resta Mancini, collezionista di gialli. Si calmi.

Conference League (ottavi, ritorno): Fiorentina-Maccabi Haifa 1-1 (andata: 4-3)

FIORENTINA 6. Un governo autorevole e placido delle operazioni sino all’88’. Non occasioni a gogo, non ricami memorabili, ma la sensazione che la trama fosse saldamente in pugno. Barak, che a Budapest aveva sigillato il tabellino, è stato la bussola che ha orientato il risultato: spreco al 21’ e, al 59’, la sgrullata che lì per lì sembrava una sentenza. Reazioni del Maccabi, nuvole di polvere. E’ stato un erroraccio di Terracciano, su «telefonata» di Khalaili, a fornire un po’ di pathos alla coda: assai poco, in verità. Italiano, finalista nel 2023, si gode un saggio di relativa maturità, in barba alle montagne russe del suo Luna park.
=== Per commentare o fare domande potete inviare una mail a roberto.beccantini@fastwebnet.it o visitare il blog di Roberto Beccantini http://www.beckisback.it. ===
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