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Mourinho a 360°

DaItalpress

Aggiornato 10/02/2011 alle 23:37 GMT+1

Josè Mourinho si racconta a 360° in una lunga intervista a Real Madrid TV dove parla non solo di calcio ma affonta anche tematiche della sua vita normale

Josè Mourinho (LaPresse)

Credit Foto Eurosport

"Se potessi un giorno vedere a Cibeles la felicità dei tifosi e dei giocatori che hanno lavorato tanto per stare lì, sarei contento". E' il desiderio che Josè Mourinho esprime in un'intervista a "Real Madrid Tv", riferendosi alla famosa piazza della capitale spagnola dove tifosi e calciatori blancos festeggiano le vittorie.
MOU, IL MIGLIOR PADRE DEL MONDO - Lo Special One si racconta come allenatore ("a volte lasciare un giocatore fuori dai convocati ti fa male ma sono momenti in cui devi cercare di essere un po' freddo e dimenticare di avere sentimenti, sperando di avere la fortuna che i calciatori capiscano la difficoltà del tuo lavoro") ma non solo. "Nel 2006 l'Iffhs mi premiò per il terzo posto come miglior allenatore dopo aver vinto sia nel 2004 che nel 2005 - continua - Quando tornai a casa, accanto a quelle due targhe, ce n'era un'altra che recitava: 'Al miglior padre del mondo'. Perché dovrei volere un Pallone d'Oro? Preferisco altre cose che hanno più significato".
SPAGNOLI IN VISITA DAL PAPA - Mourinho, intanto, permetterà ai cinque nazionali spagnoli del Real, Casillas, Ramos, Xabi Alonso, Albiol e Arbeloa, di recarsi al Vaticano lunedì prossimo, quando Papa Benedetto XVI riceverà una delegazione della Spagna campione del mondo in Sudafrica. Per il 14 febbraio, infatti, il Real ha concesso ai suoi giocatori una giornata di riposo per recuperare dalla partita con l'Espanyol. Il portoghese aggiunge di essere "non solo un allenatore ma anche un appassionato di calcio. E quando sono in panchina, ho anche il tempo di apprezzare alcuni dettagli".
IL REAL, UNA SQUADRA RICCA DI CAMPIONI - Al Real i campioni non mancano, in primis Cristiano Ronaldo e Kakà. "A chiunque piace veder giocare questi campioni - spiega - Io costruisco la squadra, loro giocano per la squadra e per questo posso ritenermi un ragazzo fortunato". Del resto "essere in un grande club non deve essere un obiettivo, l'obiettivo deve essere vincere. Quando arrivo in posto è l'inizio di un periodo unico, quando perdo penso che sia la fine di un ciclo di risultati positivi e non l'inizio di una serie di sconfitte". Detto che "il calcio è una parte importante della mia vita, ma sono più importanti le persone che stanno a casa", ricorda che un "club deve essere benvoluto dalla sua gente. Se in qualsiasi momento questo venisse a mancare, mi preoccuperei e penserei di essere stato frainteso. Ma fino ad ora non è accaduto. Se la gente che non mi conosce mi odia, non è un problema. Mi conosce solo la gente che lavora con me".
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2010-11 La Liga Real Madrid Kaka Mourinho

Credit Foto EFE

PRIMA LA SQUADRA, POI I SINGOLI - Mou parla anche del "codice del mio spogliatoio, dove quello che conta è il club. In un gruppo, chi pensa a se stesso, ha vita dura con me. Un giocatore deve essere al servizio del club e non viceversa, solo così si arriva a vincere. E vincere non è solo conquistare dei titoli ma creare anche la base per un futuro pieno di successi. La rosa del Real è solo all'inizio e quasi tutti i giocatori hanno molti anni davanti per giocare qui". E poi rivela: "se non avessi fatto l'allenatore, sarei stato un professore universitario e avrei fatto una vita più tranquilla. Il calcio mi ha tolto più di quello che mi ha dato, mi ha tolto cose che sono molto più importanti come andare a prendere un gelato, andare in vacanza, mi ha tolto tutta la privacy che avevo nella mia vita".
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Jose Mourinho & Karim Benzema (Foto: EFE)

Credit Foto EFE

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