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Alireza Beiranvand, il pastore che lanciava pietre e lavava i SUV ora guida l'Iran al sogno mondiale

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DaEurosport

Aggiornato 15/06/2018 alle 10:15 GMT+2

Il portiere dell'Iran, Alireza Beiranvand, alto 192 centimetri e lavamacchine destinato alla pulizia dei SUV, ha un rinvio da 70 metri, dovuto all'allenamento nel tirar pietre di quando portava le pecore a pascolare sui prati di Sarabias, un paesino di 1200 anime sulle montagne del Lorestan. L'Iran - nel girone di Portogallo, Spagna e Marocco - è arrivato al Mondiale di Russia senza subire un gol.

Alireza Beiranvand - Iran - World Cup 2018

Credit Foto Imago

Quanto conta crederci. L’incredibile storia di Alireza Beiranvand, portiere dell’Iran ai Mondiali di Russia, dovrebbe essere presa d’esempio non solo dagli sportivi.
Alireza Safar Beiranvand nasce a Sarabias, un paesino di 1200 anime sulle montagne del Lorestan. La sua è una famiglia di nomadi, abituata a vagare per le campagne e a far pascolare le pecore. Alireza è il figlio maggiore dunque è prassi che lavori fin da piccolo per aiutare i genitori. Il bambino si dedica alla pastorizia e capirà ben presto che quello sarà solo il primo di una lunga serie di lavori. Ogni volta che ha un attimo di tempo libero, però, si dedica alle sue due passioni: il calcio e il Dal Paran, gioco popolare in Iran che consiste nel lanciare pietre a lunghissima distanza. Non sa ancora che un giorno sarebbe riuscito a unire questi due ‘sport’ trasformandoli nella sua professione.
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Alireza Beiranvand - Iran - World Cup 2018

Credit Foto Getty Images

Beiranvand compie 12 anni e la sua famiglia si stabilisce a Sarabias. Fa qualche allenamento con una squadretta locale e inizia come attaccante. Il portiere, però, un giorno s’infortuna e lui si ritrova tra i pali: basta un grandissimo salvataggio per fargli intuire che quello potrebbe essere il suo posto. Beiranvand decide così che da grande sarebbe diventato un portiere di calcio. C’è un solo enorme problema: suo padre non vuole sentire ragioni. Morteza Beiranvand pensa, come molti padri iraniani, che il calcio non possa essere un lavoro e preferisce che Alireza si dedichi al lavoro "vero".
A mio padre non piaceva affatto il calcio e mi ha chiesto di lavorare - confessa Alireza al ‘The Guardian’ - Mi ha anche strappato i vestiti e i guanti e ho dovuto giocare a mani nude diverse volte
Il giovane portiere decide allora di scappare e va a Teheran in cerca di un'occasione in uno dei club più grandi della capitale. Prende in prestito un po’ di soldi da un parente e si reca a Teheran in autobus. Il destino bussa alla sua porta perché proprio su quell’autobus incontra un allenatore di calcio, Hossein Feiz, che è alla guida di una squadra locale. Feiz dice a Beiranvand che può allenarsi in cambio di 200.000 toman (34 euro). Ma il giovane portiere non ha né soldi né un posto dove dormire. Trascorre le notti attorno alla Torre Azadi, dove si riuniscono molti poveri migranti. Una notte un giovane venditore gli offre una stanza a casa sua e il portiere accetta, ma poi cambia idea perché il tragitto tra andata e ritorno per raggiungere il campo dove si allena ogni giorno non è breve.
Ho dormito vicino alla porta della sede del club e quando mi sono alzato la mattina ho notato le monete che la gente mi aveva lasciato. Avevano pensato che fossi un mendicante! Bè almeno ho potuto fare una buonissima colazione per la prima volta dopo tanto tempo
Feiz dà finalmente a Beiranvand un'opportunità senza che lui debba pagare e chiede al capitano della squadra di supportarlo. Beiranvand rimane a casa del suo compagno per due settimane e poi inizia a lavorare in una sartoria di proprietà del padre di un altro compagno di squadra così da poter dormire lì la notte. Lavora poi in un autolavaggio e, a causa della sua altezza, diventa uno specialista nel lavaggio dei SUV. Un giorno, però, si trova in una situazione difficile. La leggenda iraniana Ali Daei si presenta per fargli lavare la sua auto e i compagni di Beiranvand lo incoraggiano a parlare con l'ex attaccante del Bayern Monaco che lo avrebbe magari aiutato a progredire nella sua carriera calcistica. Alireza non segue il loro consiglio. Preferisce trovare la sua strada da solo, senza aiuti.
Sapevo che se avessi parlato con il signor Daei mi avrebbe sicuramente aiutato, ma mi vergognavo a parlare con lui e a raccontargli la mia situazione
Per fortuna poco dopo incontra il tecnico del Naft-e-Tehran e si trasferisce lì. All'inizio il club lo lascia vivere in un luogo di preghiera ma, dopo un po', gli spiegano che non può più dormire in quel posto. Così trova lavoro in una pizzeria per avere un pertugio dove stare la notte. Il suo allenatore, che non sa nulla del lavoro di Beiranvand, va a comprare la pizza. Il portiere cerca di nascondersi, ma il proprietario del negozio lo costringe a servirlo e il ragazzo decide di lasciare la pizzeria pochi giorni dopo.
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Alireza Beiranvand - Iran - World Cup 2018

Credit Foto Imago

Diventa difficilissimo trovare un altro lavoro e Alireza si mette a fare lo spazzino, cosa che non lo aiuta a rendere al meglio nelle sue partite. S’infortuna e viene silurato dal suo club, prova ad andare altrove, all’Homa, ma non c’è nulla da fare. Il suo sogno sta morendo. Il destino, però, si mette ancora in mezzo e il manager della Naft Under 23 lo chiama dicendogli di tornare a patto di non firmare con nessun altro club.
Forse era destino che il manager di Homa non mi volesse. Se fossi rimasto in quella squadra, forse non avrei mai raggiunto il livello a cui sono arrivato oggi
Da lì comincia la scalata. Beiranvand viene selezionato per gli Under 23 dell'Iran e poi diventa il portiere della prima squadra di Naft. Ma è il suo gioco d'infanzia, il Dal Paran, a renderlo famoso all'estero nel 2014. Lanciare pietre per diversi anni gli permette di rinviare il pallone con le mani molto più lontano rispetto a molti altri portieri e il suo assist di 70 metri a Tractor Sazi attira l'attenzione dei media stranieri.
Nel 2015 Alireza diventa il portiere titolare dell'Iran e con 12 clean sheet nelle qualificazioni guida la sua nazionale alla conquista di un posto ai Mondiali. Il viaggio di Alireza, da buon nomade, non finisce mai e ora, in Russia, coincide con la realizzazione di un sogno.
Ho sofferto tanto per realizzare i miei sogni ma non ho intenzione di dimenticare niente perché tutto quello che ho passato mi ha reso la persona che sono oggi
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L'Iran di Carlos Queiroz è sbarcato in Russia

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