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Una finale anticipata: Francia-Belgio, la festa del talento e dei migliori tridenti del torneo
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Pubblicato 10/07/2018 alle 18:09 GMT+2
Da un lato Mbappé, Giroud e Griezmann, dall'altro de Bruyne, Lukaku e Hazard: alzi la mano chi ha visto di meglio in Russia. Ma se il talento è simile, il modo di giocare per cui optano Deschamps e Martinez è ben differente: assoli e ripartenze da una parte, collettivo dall'altra. Chi riuscirà a spuntarla?
France Belgique
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Così vicine, così lontane. La prima semifinale di Russia 2018 mette di fronte Francia e Belgio. Certo, mancherà il Brasile di Neymar grazie a una delle tante sorprese viste in questo Mondiale, ma non vi sono particolari dubbi. Si tratta comunque di una finale anticipata, di uno scontro tra le due nazionali dotate del maggior talento. Chi può vantare un tridente come quello di Didier Deschamps? Soltanto Roberto Martinez. Proprio per questo ci troviamo di fronte a un match che si preannuncia una festa per gli appassionati del bel gioco.
Talenti simili, percorsi differenti
Sin qui, la storia di Bleus e Diavoli Rossi è stata alquanto differente nel percorso, per quanto simile nella traiettoria. Deschamps ha archiviato il discorso qualificazione agli ottavi senza mai convincere sul piano del gioco: vittorie sofferte su Australia e Perù, pareggino scontato contro la Danimarca. Poi, la Francia ha acceso i fari nel 4-3 sull’Argentina e si è confermata con una prestazione matura ai danni del solido Uruguay. Il Belgio, invece, è stato una festa per gli occhi nel Gruppo H. Dominio sui materassi di Panama e Tunisia, la vittoria del turnover ai danni dell’Inghilterra e due partite agli antipodi tra ottavi e quarti. Prima, la rimonta clamorosa ai danni del Giappone (da 0-2 a 3-2 nei 90’ più recupero), poi l’upset al favorito Brasile nei quarti. Basta questo per capire che, adesso, entrambe sono al massimo per poter esprimere il proprio potenziale al momento del dunque.
La Francia al debutto contro l'Australia:
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La formazione della Francia al debutto contro l'Australia
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Gli aggiustamenti di Deschamps
Il ct dei Bleus ha sostanzialmente continuato il discorso tattico già visto all’opera allo scorso Europeo. Come due anni fa, per arrivare in fondo al torneo è stato necessario aggiustare il tiro. Al debutto contro l’Australia, ha schierato un 4-3-3 con Mbappé prima punta e il duo Griezmann-Dembelé a supporto, ma anche una mediana con il solo Kanté a fare filtro e i piedi buoni di Pogba e Tolisso per produrre gioco. I risultati – specie contro una squadra chiusa come gli Aussies – sono stati modesti. Scarso movimento senza palla, poche ripartenze. Fatto fuori Dembélé, Deschamps è passato a un 4-2-3-1 più fluido con Matuidi per Tolisso e Giroud prima punta. Lo juventino si è posizionato largo a sinistra, ma la posizione si è progressivamente evoluta nel resto del torneo in quella di interno mancino. E il modulo, con notevoli benefici per Pogba, è divenuto un 4-3-3 con quest’ultimo schierato da mezzala destra. Il piano tattico è ben definito: se l’avversario concede il contropiede (come accaduto contro l’Argentina), la squadra può distendersi in ripartenza. Se mancano gli spazi (come contro l’Uruguay), è necessario girare intorno al pivot Giroud e puntare sulle intuizioni di Pogba e Griezmann. O sui calci piazzati, l’arma tattica più comune in questo Mondiale.
La probabile formazione della Francia:
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La probabile formazione della Francia contro il Belgio
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Il cambiamento di Martinez
Se il processo di Deschamps è stato un’evoluzione graduale, per il ct del Belgio si è trattata di una rottura vera e propria. I Diavoli Rossi sono partiti da un 3-4-3 ultra-offensivo visto all’opera nella fase a gironi e negli ottavi contro il Giappone. Boyata libero fino alla fase a eliminazione diretta, quando è stato rimpiazzato da Kompany. Poi una mediana senza filtro, con Witsel da punto di riferimento e de Bruyne libero di muoversi dietro al tridente composto da Mertens, Lukaku e Hazard. I primi 60’ contro i nipponici, però, hanno rappresentato un brusco ritorno con i piedi a terra per il Belgio. E Martinez è stato bravissimo nel reimpostare la squadra, trovando una quadratura che potrebbe rivelarsi decisiva da qui alla fine del torneo. Fuori Mertens e Carrasco, dentro Chadli e Fellaini. Il modulo è divenuto un 4-3-3 molto dinamico nel quale de Bruyne è andato a comporre il tridente offensivo, nel ruolo a lui più congeniale. Il risultato? Rimontato il Giappone, è andato ko anche il Brasile.
Il Belgio di inizio torneo:
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La formazione del Belgio nelle prime due partite
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Il Belgio nel finale con il Giappone e contro il Brasile:
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La formazione del Belgio contro il Brasile
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La partita che ci attende
Rispetto al successo contro l’Uruguay, Deschamps (che non ha fatto allenare Mbappé per scopi precauzionali nella giornata di lunedì) ritrova lo squalificato Matuidi e probabilmente lo preferirà a Tolisso. L’assetto, nel complesso, non muterà. Parecchi dubbi, invece, sembrano esserci per Martinez. La squalifica del duttile esterno destro Meunier, infatti, lo pone davanti a un interrogativo. Meglio tornare al 3-4-3 mettendo Carrasco sulla fascia destra o confermare il 4-3-3 e giocarsela a specchio con un terzino destro come Dendoncker (o allargando Alderweireld a destra e piazzando Boyata in mezzo con Kompany)? Difficile rispondere e non è da escludere che ripescare il 3-4-3 (ma con Fellaini in mediana e de Bruyne in attacco) basti a garantire il miglior assetto a Martinez. Comunque vada, vedremo una partita tra due squadre molto simili per talento ma diverse per gioco. La Francia è più completa e solida ma anche più statica e ha un tremendo bisogno di contropiede per esprimersi al massimo. Il Belgio si esalta in contropiede, però sa benissimo come controllare il gioco con la palla tra piedi. Merito di un costante movimento senza palla frutto di un oliato lavoro collettivo. Se il tridente dei Bleus si esprime con assoli, quello dei Diavoli Rossi è una sinfonia che prevede il continuo alternarsi nei ruoli per de Bruyne, Lukaku e Hazard (chi era la prima punta, chi era il trequartista e chi era l’esterno contro il Brasile?). Non sarà l’ennesima sfida tra talento e collettivo, ma soltanto perché il Belgio è riuscito a mettere individualità di spicco a servizio di un progetto tattico.
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