Sport popolari
Tutti gli sport
Mostra tutto

VAR ai Mondiali: il sì del buonsenso dopo il disastro europeo e il caso Welbeck

Eurosport
DaEurosport

Aggiornato 17/03/2018 alle 12:14 GMT+1

L'utilizzo della tecnologia in Russia è una certezza e, mentre la FIFA festeggia, la UEFA dovrebbe porsi delle domande: un episodio come quello di Arsenal-Milan nel 2018 è inammissibile e la VAR mancherà proprio laddove servirebbe di più.

VAR system 2018

Credit Foto Getty Images

Dopo l’approvazione dell’IFAB mancava solo l’ufficialità e ora ne abbiamo la certezza assoluta: la VAR sarà presente ai prossimi Mondiali. Una decisione sacrosanta che cozza contro il rifiuto della UEFA ad aprire le porte alla tecnologia. Quanto successo non più tardi di giovedì sera spiega, però, quanto sia anacronistica la scelta del massimo organo di controllo del calcio europeo.
Assegnare quel rigore a Welbeck nel 2018 è inammissibile. Definirlo un errore non basta, è un episodio che riporta alla mente le sciagure di Ovrebo e le peggiori direzioni di gara della storia. L’arbitro non l’aveva assegnato, a conferma del fatto che gli addizionali sono stati un esperimento – questo sì – assolutamente fallimentare e in Italia ce ne siamo accorti, tanto da accantonarlo.
La VAR nasce proprio per questo, per evitare queste topiche, decisioni che mettono d’accordo tutti in una frazione di secondo. Tutti ci siamo accorti che quella di Welbeck era una sceneggiata, una simulazione clamorosa, tranne il Sig. Stefan Johannesson che ha portato all’abbaglio l’arbitro Eriksson. Con qualcuno seduto comodamente davanti a un monitor, quel rigore si sarebbe trasformato in un giallo per simulazione in un istante: “errori chiari ed evidenti”, recita il protocollo VAR. Più chiaro ed evidente di così è difficile.
picture

Bonaventura, VAR - Milan-Atalanta - Serie A 2017/2018 - LaPresse

Credit Foto LaPresse

Nessuno ha mai avuto la pretesa che la VAR azzerasse gli errori arbitrali. Sarebbe pura utopia. Ridurne sensibilmente il numero non ci basta? In Italia abbiamo visto negli ultimi mesi che qualcosa non sta funzionando nel suo utilizzo: la comunicazione tra addetto Var e arbitro centrale, ma soprattutto alcuni fischietti restii all’impiego della tecnologia in attesa di ricevere direttive più chiare dall’alto e di un protocollo da rivedere. Insomma, si può e si deve migliorare, ma forse abbiamo contribuito anche noi a rovinare questo esperimento vitale per il gioco del calcio.
È un problema di cultura sportiva che ormai ci porta a contestare qualsiasi episodio in Serie A: il partito anti-VAR ha il fucile puntato, ma di fronte a casi che aprono discussioni di una settimana, non ci rendiamo conto che certi scandali potrebbero essere evitati. Una questione di cultura sportiva, appunto. La stampa inglese ha massacrato così Welbeck: “Lezioni di tuffi”, “Tuffatore”, “Imbroglione”, "Il tuffo di Welbeck imbarazza il calcio inglese e anche i tifosi dell'Arsenal sono inorriditi". Il ‘Mirror’ ha titolato “Sei un imbroglione Danny” cancellando il resto della sua partita e la sua doppietta dandogli zero in pagella.
Noi che voto avremmo dato a un nostro giocatore, a un attaccante italiano fresco di doppietta e qualificazione, dopo un episodio simile? È il momento di riflettere perché se guardiamo la pagliuzza (il fallo di mano o il rigorino dubbio) poi non dobbiamo lamentarci di fronte alla trave (Welbeck e i suoi fratelli). Questo finale di stagione e le prossime edizioni della Champions e dell’Europa League 2018-2019 saranno lì a ricordarcelo. In realtà, la VAR mancherà proprio dove servirebbe di più, in Europa, perché al di là delle nostre lamentele domenicali, noi non dobbiamo sorbirci né gli Ovrebo né gli Eriksson né gli Johannesson ed è già una discreta fortuna.
Più di 3 milioni di utenti stanno già utilizzando l'app
Resta sempre aggiornato con le ultime notizie, risultati ed eventi live
Scaricala
Condividi questo articolo
Pubblicità
Pubblicità