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10 domande sulla Premier League: la guida per orientarsi alla stagione 2018/19

Simone Eterno

Aggiornato 10/08/2018 alle 22:12 GMT+2

E' ancora il Manchester City la squadra da battere, oppure il Liverpool con i suoi acquisti ha cucito il gap? Cos'è successo nella turbolenta estate di Mourinho e del Manchester United? Dove può arrivare Sarri con il suo Chelsea? Come sarà l'anno zero dell'Arsenal post-Wenger? Abbiamo provato a rispondere a queste e altre domande nella guida alla Premier League 2018/19. Buona lettura.

Maurizio Sarri e Pep Guardiola

Credit Foto Getty Images

194 dirette scritte di Premier League nelle ultime tre stagioni per un totale di quasi 300 ore di calcio inglese. Con una nuova stagione ormai ai nastri di partenza, la redazione ha deciso di sottoporre Simone Eterno alle consuete 10 domande per orientarci insieme dentro il mondo della Premier League 2018/19.

Alisson, con il portiere il Liverpool è finalmente da titolo?

Sì. E non solo per Alisson. Oltre al portiere – il ruolo in cui da anni comunque i Reds dovevano investire – sono arrivati due come Naby Keita e Fabinho. Innesti di spessore per Klopp, che all’interno di una rosa quadrata e ormai ben rodata ha l’obbligo morale di doverci provare quest’anno. Vuoi perché il titolo manca da 27 anni; e vuoi perché per varie vicissitudini delle altre – che vedremo – è proprio il Liverpool la squadra che sulla carta parte in seconda posizione a fianco del Manchester City. Una domanda sui Reds però mi sento di aggiungerla io: Momo Salah si ripeterà sui livelli dello scorso anno in termini realizzativi? Tanto passa anche da questo quesito, ma la risposta in questo caso può davvero darcela solo il campo. Ciò che è certo è che i Reds per la prima volta sono competitivi in tutti i reparti, hanno cambi e hanno acquisito l’esperienza giusta. Il Liverpool insomma ha l’obbligo di doverci provare, il tempo delle scusanti è decisamente finito.
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Alisson lascia il posto a Karius. Un'immagine che al Liverpool vedremo giusto in amichevole...

Credit Foto Getty Images

Dove può arrivare il Chelsea di Sarri?

A mio parere non oltre il quarto posto. Anzi, il quarto posto per come parte sarebbe un grandissimo risultato. Sul Chelsea infatti ci sarebbe da fare tutto un discorso a sé che per altro su queste pagine già abbiamo fatto. Il sunto? Anche per ragioni politiche, la proprietà non investe più in abbondanza come una volta e per ottenere i risultati anziché puntare sull'ingaggio di nuovi giocatori ha negli ultimi anni adottato una tattica piuttosto interessante: rivoluzionare e dare nuova linfa all’ambiente attraverso il cambio a livello di guida tecnica. Un investimento decisamente meno dispendioso e una filosofia che ha fin qui portato ottimi frutti, con i Blues che hanno vinto 2 degli ultimi 4 campionati. Funzionerà ancora? Molto difficile. A differenza di Mourinho e Conte per i principi di gioco di Sarri servirà del tempo e della pazienza, concetti poco chiari ai piani altissimi di Stamford Bridge. Per il tecnico italiano dunque questa è davvero una bella patata bollente, con un club che pretende risultati e non sempre si accontenta nemmeno di quelli (leggasi Conte, Premier League e FA Cup in due anni e poi salutato dopo le continue pressioni sul capitolo mercato). Il tutto in quella che è stata una campagna acquisti piuttosto scarna: un solo vero rinforzo di fatto in tutta l’estate - Jorginho - a cui si è aggiunto all'ultimo Kepa, che ha preso il posto però di Courtois. E poi c'è stato Kovacic, colpo dell'ultimo minuto ma che a Londra, in teoria, dovrebbe fermarsi soltanto un anno. Con questi nomi il Chelsea è cresciuto secondo voi? A me sembra una versione più o meno identica della squadra di Conte, con l'incognita - perché nonostante gli 80 milioni, almeno inizialmente di incognita si tratta - tra i pali. Insomma, se c'entra il quarto posto è già tanta manna.
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Maurizio Sarri già con le mani sul volto. Un'immagine del match perso col City in Community Shield. Al Chelsea bisognerà concedere tempo

Credit Foto PA Sport

Cos’è successo al Manchester United? Perché sono tutti arrabbiati?

Un delirio. Giocatori in subbuglio, mezze insubordinazioni, senatori stizziti, Mourinho che si lamenta del mercato, dirigenza che sta già pensando a un 'piano B' di nome Zinedine Zidane. La stagione del Manchester United, che per altro aprirà la Premier League per primo venerdì sera col Leicester, sta iniziando sotto il peggiore degli auspici. Punto primo: Mourinho non è contento del mercato. Aveva presentato una lista di 5 rinforzi - tra cui nomi come Perisic, Maguire e Boateng - ma alla fine gliene sono arrivati solo due, Fred e Diogo Dalot. Al di là di questo però c'è una situazione che sembra deteriorata più alla base: José sta dando la sensazione di aver perso il 'magic touch'. Sì, quel tocco magico dei primi anni della carriera; quella capacità di entrare, erigersi a condottiero, prendersi sott'ala tutti quanti e condurli - quasi sempre - al successo. Nulla di tutto ciò è avvenuto al Manchester United e un precampionato disastroso (3 pareggi con Milan, Club América e San José Earthquakes, oltre che naturalmente le 4 'pere' prese dal Liverpool e la sconfitta col Bayern) hanno lasciato il ManU con una vittoria su 6 uscite. L'allarme è così scattato immediato ma ciò che pare più grave è la sensazione di un mezzo caos. Mourinho si è lamentato nell'ordine: del mercato ("Se non rinforziamo la squadra sarà complicato"); della forma fisica di alcuni, tra tutti Valencia ("Ha fatto un po' troppe vacanze"); di Martial, scappato per assistere alla nascita del figlio senza dir niente a nessuno e mai più tornato in ritiro ("Martial torna? Non lo so..."); di Sanchez, dell'infortunio di Matic e chi più ne ha più ne metta. Il Manchester United insomma pare una squadra un po' in confusione e al di là di quello non vedo come a un anno di distanza abbia accorciato sul City. Anzi, questa situazione pone dei seri dubbi sul presente e sul futuro a breve termine. La sensazione è che non sarà una stagione semplice per i Red Devils, così come per Mourinho stesso, che entra nel temuto 'terzo anno': ovvero quello delle crisi con Chelsea (due volte) e Real Madrid.
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José Mourinho durante la tournée estiva del Manchester United negli Stati Uniti. Non esattamente un volto soddisfatto

Credit Foto Imago

Perché il Tottenham non si è rinforzato?

Prima di tutto il record: gli Spurs sono la prima squadra di Premier League che dal 2003 non fa nemmeno un acquisto. Ma proprio nemmeno uno eh. Zero totale, neanche il rientro di un prestito, un'operazioncina minore. Tabula rasa. Controllavo dunque quali fossero state le domande dello scorso anno e - incredibile - quella sul Tottenham è la stessa. Uguale, uguale, uguale. "Perché il Tottenham non ha comprato nessuno?", chiedevate ad agosto 2017. 'Perché il mercato è stato trattenere chi già è presente', fu la risposta. Alla fine mi ripeto così anche quest'anno. Da Kane a Eriksen, da Alli a Pochettino. Sono ancora tutti lì. Negli ultimi 3 anni questa squadra è di fatto arrivata terza, seconda e terza. Dunque qualcosa sarebbe effettivamente servito per provare a compiere l'ultimo step, ma lo stesso Pochettino ha dichiarato giusto a inizio settimana: "Non troviamo rinforzi che possano aiutarci". Vero anche questo. Il paradosso del Tottenham resta infatti quello di un club con grandissime disponibilità economiche ma poco incline a svenarsi sul mercato; una squadra in grandissima crescita dal punto di vista del blasone, ma non ancora considerata quel top team a cui le superstar ambiscono. E dunque resta tale e quale a quella dell'anno scorso. E tale e quale all'anno scorso rischia di finire anche il prossimo maggio.
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Mauricio Pochettino e il suo assistente Jesus Perez in posa durante un'amichevole precampionato del Tottenham

Credit Foto Getty Images

Sarà ancora dominio brutale del Manchester City?

Viene da credere di sì. Anche Guardiola non ha investito tantissimo; anzi, tranne Mahrez non è arrivato nessuno degno di nota. L'algerino però è l'ennesima pedina funzionale in un impianto di gioco che gira a memoria e che con un anno in più di lavoro collettivo non potrà che beneficiarne ulteriormente. L'unica vera avversaria a oggi, come risposto sopra, pare il Liverpool, che da sempre è famoso però per i suicidi sul più bello e che sul lungo periodo non è mai riuscito a imporsi. Lo scenario insomma potrebbe più o meno essere lo stesso della scorsa stagione, con i Reds capaci di stendere il City sullo scontro secco (come si è visto in Champions), ma che alla lunga si arrenderanno a una formazione che appare ancora come la più 'squadra' di tutte. Anche perché, con tanti reduci dal mondiale e senza particolari lavori eclatanti, nella prima partita che abbiamo visto il City è sembrato ripartire come se due mesi di sosta non ci fossero mai stati. Tutto chiaro, no?
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Pep Guardiola con il trofeo di campione d'Inghilterra per la stagione di Premier League 2017/18

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Come sarà il primo anno dell’Arsenal senza Wenger?

Curioso. Senza dubbio la piazza che almeno inizialmente desta più curiosità di tutte, a mio parere. Per Emery l'Arsenal può essere davvero la squadra giusta. Penso che avrà meno pressioni rispetto a Parigi, dove era stato chiamato per vincere in Europa. Qui avrà sulla carta più tempo per costruire, anche perché ciò che gli si chiede nella prima stagione è 'solo' rientrare nelle prime quattro. Credo che l'Arsenal abbia potenzialmente la squadra per farlo perché per la prima volta dopo tanto tempo sono arrivati dei nomi sensati. Leno per prendere il posto di Cech; Papastathopoulos al centro della difesa è un giocatore tutto sommato affidabile; Torreira in mezzo al campo è un gran colpo e Lichtsteiner in fascia porta esperienza, mentalità e soprattutto una gran dose di cattiveria che è ciò che troppo spesso è mancato all'Arsenal di Wenger nell'ultimo lustro. Gli ingredienti per un buon mix ci sono: tecnico capace, ambizioso e con esperienza internazionale; una discreta base di talento su cui lavorare, specie in avanti; innesti giusti. Che l'inizio di una nuova era abbia - finalmente - inizio. Vediamo se il problema era davvero diventato Wenger. Io penso di sì.
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Unai Emery all'Arsenal durante una sessione d'allenamento. Il primo anno zero dell'Arsenal post ventennio Wenger

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Chi sarà la squadra sorpresa?

Anche questa è una domanda già fatta e l'anno scorso con l'Everton presi una toppata clamorosa. Alzi la mano però chi pensava che dopo quel mercato sarebbe andata a finire così, ma soprattutto chi pensava che il Burnley di Sean Dyche sarebbe finito in Europa League! Dunque è la domanda più complicata di tutte. Vorrei spendermi sul West Ham, sempre che il West Ham si possa considerare una 'sorpresa'. Penso che si sia mosso bene sul mercato con Wilshere in mezzo e Felipe Anderson davanti, ma non sono pienamente convinto della fase difensiva e della scelta Pellegrini. Anche lo stesso Everton non è male, con Richarlison - uno dei più promettenti talenti inglesi - e tre rinforzi prestigiosi dalla panchina del Barcellona: Digne, Mina e André Gomes, oltre che Bernard dallo Shakhtar. Siamo però all'incognita dell'ennesimo anno zero. In società infatti è arrivato Marcel Brands, ex direttore sportivo del PSV con cui ha vinto 3 Eredivisie nelle ultime 4 stagioni; mentre in panchina c'è un nome come Marco Silva, che tanto bene ha fatto prendendo l'Hull due anni fa - e riuscendo quasi nell'impresa impossibile di salvarlo - salvo poi saltare a metà della scorsa stagione al Watford, che era partito discretamente bene ma è poi colato a picco. Sono due squadre dal potenziale alto ma ossessionate da un salto di categoria che proprio non riescono a fare. In teoria sarebbero le due da tenere d'occhio... In pratica, chi lo sa...
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Lucas Digne alla presentazione: maglia n°12 per lui all'Everton

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Quale delle tre matricole farà più strada?

Tra Fulham, Cardiff e Wolverhampton? Personalmente mi perdo quest'ultima. Dovremmo sviluppare un approfondimento a sé stante sul valore della Championship e di come riesca a generare profitti con i diritti televisivi in giro per il mondo. Per intenderci il Wolverhampton, squadra di seconda serie inglese, è stato in grado di portare via Nuno Espirito Santo dal Porto - dove allenava per il titolo e giocava in Champions League... Certo poi toccherebbe fare due parole anche sui giri di Jorge Mendes... Vabbé lasciamo perdere, ma il senso visto anche Bielsa al Leeds l'avrete intuito: la gente la guarda, girano soldi, chi sale e sta su un paio d'anni si mette a posto a livello di bilanci per gli altri 5 e così via dicendo. Scusate la divagazione. Mi prendo i Wolves, comunque, perché molto semplicemente per livello di talento delle tre neopromosse sono un gradino sopra. L'anno scorso hanno dominato la categoria sotto e hanno gente per poter fare benissimo anche in Premier. Per intenderci, al Molineuax vedrete Ruben Neves, Joao Moutinho, Raul Jimenez. Il tutto con un tecnico di grande livello che non ha avuto grossi problemi a catapultarsi in una realtà complicata e completamente nuova come la Championship.
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Wolves boss Nuno Espirito Santo has moved to cool expectations for his Championship winners

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Può ambire a qualcosa in più il Newcastle di Benitez?

Più del decimo posto dello scorso anno? Difficile. Il lavoro dello spagnolo, soprattutto nella passata stagione, a mio modo di vedere è stato apprezzabile. Il Newcastle si ripresentava in Premier League con il solo obiettivo di salvarsi e ha raggiunto un tranquillissimo decimo posto. Benitez ha lavorato bene con una rosa di livello tutto sommato mediocre. E questo a mio modo di vedere resta il punto. La piazza meriterebbe qualcosa di più, ma la proprietà continua con campagne acquisti molto discutibili. Per intenderci: per un Mitrovic che senza pensarci troppo è stato ceduto definitivamente al Fulham, sono arrivati Rondon e il giapponese Yoshinori Muto dal Mainz. Io non sono convinto sia stato un grande affare... Benitez ha capito che probabilmente il vero salto in una dimensione più grande con Mike Ashley (il proprietario dei Magpies) il Newcastle non lo farà mai; e non a caso si guarda bene dal prolungare il contratto in scadenza il prossimo anno. Per trovare però una panchina "migliore" ha bisogno di sorprendere ancora, portando magari questa squadra in Europa. Riuscirà a farlo? Io non credo. Ma dopo aver visto il Burnley lo scorso anno o il Leicester vincere il titolo, vivo con la filosofia di un noto spot pubblicitario: impossible is nothing.
Ps: nelle prime 5 il Newcastle ha: Tottenham, Cardiff, Chelsea, Manchester City e Arsenal. Non esattamente una partenza blanda.
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La tifoseria del Newcastle: da sempre contro questa proprietà e schierata a favore del rinnovo di Rafa Benitez, in scandenza a giugno 2019

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Dacci un nome su tutti da tenere d'occhio

Questa è ancor più difficile della sorpresa. Sono curioso di vedere Torreira all'Arsenal, penso che possa fare ottime cose per la mediana dei Gunners e fare un bel salto di livello dopo le buonissime cose viste in Italia alla Samp. Dei nuovi arrivi, Alisson escluso, non mi esalta nessuno in particolare; per carità, tutta gente di buonissima qualità, ma nessun autentico fuoriclasse. Dal punto di vista dei grandi marcatori penso che alla fine il capocannoniere sarà ancora Harry Kane, quindi anche in questo caso niente di nuovo. Il nome che alla fine mi intriga più di tutti dunque è quello dell'ultimo minuto, una vecchia conoscenza del calcio italiano: Mateo Kovacic. Con Sarri può davvero cambiare dimensione e far esplodere tutto il suo talento, specie in un centrocampo dove sarà protetto da Jorginho e Kante. Sempre che a Sarri, chiaramente, al Chelsea, sia concesso il tempo di lavorare...
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