Le 5 verità di Bosnia-Italia 0-3: Belotti lancia la sfida a Immobile
Pubblicato 16/11/2019 alle 09:40 GMT+1
La nazionale di Mancini non si accontenta neppure quando non ha assilli di classifica, vive il dolce dilemma del centravanti e ha pure un potere rigenerativo: Florenzi, Bernardeschi e Insigne, in difficoltà nei rispettivi club, in azzurro ritrovano il sorriso.
1) Italia cannibale: non si accontenta mai
Un aspetto già sottolineato altre volte, ma continuamente attuale di vittoria in vittoria: quest'Italia non sottovaluta alcun impegno. Neppure quando ha la qualificazione in tasca ormai da un paio di giornate e, dunque, potrebbe anche permettersi un fisiologico calo di tensione. In passato accadeva spesso; oggi no. Oggi gli azzurri comandano anche in Bosnia, contro un avversario privo di stimoli di classifica ma in possesso di individualità (Pjanic, Dzeko, ma non solo) di tutto rispetto. La classifica, bellissima, parla da sola. Girone semplice? No, è stata l'Italia a renderlo tale.
2) Belotti, il guanto di sfida a Immobile è lanciato
Una partita uno, una partita l'altro. Mancini ha deciso così: con la Bosnia è toccato a Belotti, mentre lunedì sera sarà Immobile a partire dal primo minuto contro l'Armenia. Una sorta di "provino" prolungato per stabilire chi, tra il centravanti del Torino e quello della Lazio, sia il più adatto per guidare l'attacco agli Europei. Per il commissario tecnico si prospetta un bel mal di testa, perché se Immobile è il capocannoniere incontrastato della Serie A, Belotti non ha intenzione di lasciare la strada libera all'amico-rivale. E a Zenica, com'era già accaduto a Erevan, si è notato. Un gol bellissimo, un assist prezioso per mandare a segno Insigne, un lavoro da manuale nel ruolo di punta più avanzata. Il guanto di sfida è definitivamente lanciato: ora tocca a Immobile rispondere.
3) Florenzi, Bernardeschi e Insigne: l'Italia ha un potere rigenerativo
Di Alessandro Florenzi, Federico Bernardeschi e Lorenzo Insigne siamo ormai abituati a parlare e scrivere in termini negativi. Il primo, dopo 5 panchine consecutive, è ormai diventato un caso alla Roma; il secondo è una delle poche stonate di una Juventus ancora imbattuta da inizio stagione; il secondo è uno degli uomini simbolo di quanto è accaduto a Napoli negli ultimi, convulsi 10 giorni. Eppure, pare proprio che l'Italia di Mancini abbia un potere rigenerativo. Ridona sorriso e serenità a tutti, anche a chi sta vivendo qualche difficoltà nel proprio club. Anche da questi dettagli si comprende quante cose, in maniera lenta ma progressiva, siano cambiate negli ultimi due anni.
4) Sì, è tornato il vero Barella
La meravigliosa perla estratta contro il Verona, bella quanto importante per il risultato, aveva già costituito un bel segnale. A Zenica arriva la conferma: Nicolò Barella si è messo alle spalle un inizio di stagione un po' tremolante, tornando a essere in maniera progressiva il centrocampista box-to-box di Cagliari. Presenza concreta nell'impalcatura azzurra e impatto decisivo sul match: suoi gli assist per i gol di Acerbi prima e Belotti poi. Un posto sull'aereo per gli Europei, e non è una novità, è già riservato a lui.
5) Bosnia, che spreco di talento
E dire che doveva essere l'anti Italia. Già, doveva. Il percorso nel girone della Bosnia, a cui ora non rimangono che gli spareggi della Nations League per accaparrarsi un biglietto per l'Europeo, è stato accidentato e sconnesso. Con la delusione finale dell'estromissione dalle prime due già prima del penultimo impegno. La qualità dei singoli non manca: Dzeko e Pjanic su tutti, ma anche Kolasinac e Krunic. Né Bazdarevic né il suo successore Prosinecki, però, sono mai riusciti a trovare la strada della continuità, sfruttando l'esperienza dei più bravi per migliorare l'intero gruppo a disposizione. Un bello spreco di talento.
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