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Le 5 verità di Italia-Grecia 2-0: la qualità paga, sprazzi di Bernardeschi

Stefano Silvestri

Aggiornato 13/10/2019 alle 12:57 GMT+2

I piedi buoni di Verratti e Insigne fanno la differenza in una nazionale che, a differenza di molte versioni precedenti, non si fa sorprendere da avversari meno quotati. Impressiona la freddezza dal dischetto di Jorginho, mentre il mancino della Juve ha voglia di scalare le posizioni perdute a Torino.

Italia-Grecia - Qualificazioni Euro 2020

Credit Foto Getty Images

1) Questa Italia è grande anche contro le piccole

7 partite, 7 vittorie. 21 punti in classifica. Un primo posto a punteggio pieno, come il Belgio e nessun'altra (la Spagna è stata bloccata sul pari dalla Norvegia), una qualificazione a Euro 2020 ottenuta senza patemi. Tutto bene, insomma. Prestazioni a parte, ultimamente non così brillanti come nei mesi precedenti, l'Italia di Roberto Mancini sa sempre come trovare la via della vittoria. E sa farlo anche contro avversari evidentemente più deboli, tallone d'Achille di una nazionale che, storicamente, prende sul serio soltanto gli impegni che contano davvero. Grande contro le grandi, svogliata contro le piccole. Quest'Italia no: gioca a calcio e sa imporsi contro chiunque. Contro Liechtenstein, Bosnia e Armenia, tre gare senza nulla in palio, ci si attende l'ennesima conferma in questo senso.

2) Insigne+Verratti: serve la qualità per vincere partite così

Come superare il muro eretto da una Grecia arrivata a Roma senza pensieri per la testa e con la libertà assoluta, classifica incolore alla mano, di poter sbagliare? Semplice: affidandosi a pazienza e piedi buoni. La prima è un dogma impartito da Mancini sin dal momento in cui ha messo piede in nazionale; i secondi sono la prerogativa di Marco Verratti e Lorenzo Insigne, decisivi nello stappare una gara che, a un certo punto, pareva incanalata verso un sorprendente 0-0. L'azione che porta al rigore del vantaggio nasce proprio da un doppio scambio tra i due piccoletti, affiatatissimi sin dall'annata trascorsa assieme al Pescara champagne di Zdenek Zeman. A dimostrazione che, per vincere partite così ostiche a dispetto di un divario tecnico evidente, la qualità si rivela sempre un elemento imprescindibile.
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Verratti in Italia-Grecia

Credit Foto Getty Images

3) Jorginho, una sentenza dagli 11 metri

16 rigori calciati in carriera: di questi, 15 Jorginho li ha messi a segno e uno lo ha sbagliato... a metà, riprendendo cioé la respinta di Scuffet e andando in gol in un Udinese-Napoli di un paio di campionati fa. Il regista del Chelsea è una sentenza dagli 11 metri. Sia con la casacca di un club che con quella dell'Italia, con cui è già a quota 3 su 3. Sempre con lo stesso stile realizzativo: qualche passetto verso il pallone, la gamba destra trattenuta prima di calciare, il tocco dalla parte opposta rispetto alla scelta del portiere. Una freddezza che spesso gli permette di raddrizzare prestazioni non indimenticabili e, al contempo, di togliere le castagne dal fuoco agli azzurri: era già accaduto in Finlandia, è ricapitato contro la Grecia.
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Jorginho, Italia-Grecia

Credit Foto Getty Images

4) Bernardeschi ha voglia di risalire le gerarchie

Sprazzi di Federico Bernardeschi. Un lampo nel buio di un inizio di stagione duro, complicato, fatto di panchine e prestazioni poco convincenti. Tra cui proprio l'ultima prima della sosta, in casa dell'Inter, addirittura disastrosa. Un momento no che l'ex viola spera con tutte le proprie forze di archiviare in soffitta al più presto. E, in questo senso, non c'è nulla di meglio di un gol in nazionale per ricominciare, magari abbinato a una prestazione di buon livello come quella messa in mostra all'Olimpico. Il carburante ideale per ritrovare se stesso anche con la maglia della Juventus.
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Bernardeschi, Italia-Grecia

Credit Foto Getty Images

5) Onore a van't Schip: ha complicato la vita all'Italia

Una Grecia in disarmo, lontanissima dalle prime due posizioni, priva per scelta tecnica dei suoi migliori elementi (Manolas, ma non solo). Eppure capace di tenere al guinzaglio l'Italia, spaventandola addirittura due volte con Koulouris sul punteggio di 0-0. Merito dell'ottima impostazione impartita alla propria squadra da John van't Schip, ct da poco più di un paio di mesi, olandese che, da giocatore, vestì la maglia del Genoa per 4 stagioni negli anni 90. Una piccola, piccolissima iniezione di fiducia in un momento storico che, per il calcio greco, continua ad essere particolarmente nebuloso.
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