Nazionale, gli italiani non fanno più gol: i numeri di una crisi epocale di gol e di bomber

Vieri, Inzaghi, Montella, Del Piero, Delvecchio. A cui aggiungere, ufficialmente tra i centrocampisti, anche due come Francesco Totti e Cristiano Doni. I più giovani in lettura forse non lo ricorderanno, ma ci furono tempi in cui l’Italia del calcio produceva una quantità di attaccanti che creava non pochi grattacapi, in termini di abbondanza, ai vari commissari tecnici passati sulla panchina della Nazionale. La lista con cui abbiamo aperto è di poco più di 20 anni fa, quando il mister Giovanni Trapattoni ufficializzò i suoi convocati per il Mondiale 2002 di Corea e Giappone. All’epoca ci fu anche un certo chiacchiericcio, perché a casa rimase – nonostante i gol e la ripresa in provincia – una leggenda del calcio italiano come Roberto Baggio. Una scelta dolorosa, fu quella. Ma del resto, potenzialmente, il gol non era un problema con quel po’ po’ di soluzioni offensive. Venti anni dopo il calcio ha subito una totale rivoluzione sotto tutti i punti di vista, e la figura del ‘finalizzatore’ è andata via-via scomparendo. Un approccio già visibile anche nei settori giovanili, dove il caro e vecchio ‘numero 9’ è stato sostituito da quella qualità di esterni offensivi – o giocatori tecnici – più inclini alla rivoluzione imposta dall’ondata iniziata da Barcellona prima e dai conseguenti successi del calcio spagnolo. E’ così andata scomparendo la figura del bomber; e non è un caso che oggi faccia estremante rumore ogni giocatore che ne rappresenti la sua evoluzione. L’ultima, su tutte, col fenomeno Erling Haaland. E così, l’Italia, che da sempre si era contraddistinta come Terra di grandi attaccanti, si è ritrovata schiaccia in un processo in cui il goldai suoi bomber, in maniera costante, è andato scomparendo.

Un problema atavico ormai presente da più di un lustro in nazionale, dove il teoricamente designato Ciro Immobile non è mai riuscito a ripetere in azzurro i numeri da biancoceleste; e dal quale ormai la Nazionale italiana ha a che fare dalla sciagurata gestione Ventura in poi. Alla vigilia di un nuovo cammino di qualificazione che porterà la Nazionale italiana a Euro 2024 (difficile mancare anche questa considerato l’allargamento del torneo e il mix di criteri), ciò che resta un problema sulla carta per il ct Roberto Mancini sarà ancora lo stesso di sempre: la ricerca del gol.

Perché i tempi d’oro sono certamente andati, perché di finalizzatori non se ne producono più... Ma anche e soprattutto perché gli italiani segnano poco. Anzi, pochissimo.

Abbiamo preso in confronto gli eleggibili da Francia, Inghilterra, Germania, Spagna e Italia, ovvero le nazioni che vantano i 5 principali campionati europei. E abbiamo poi considerato l’intero anno solare 2022 dei giocatori con questi passaporti e che giocano in queste leghe (coppe comprese). Abbiamo poi preso in considerazione un ultimo filtro: aver messo a segno almeno 10 gol. Nessuno, lo scorso anno, ha fatto peggio degli italiani.

Immobile, Grifo, Scamacca e Caprari. Questi gli unici 4 italiani ad aver segnato almeno 10 reti nell’intero scorso anno solare. Un’inezia se ci paragoniamo ad esempio agli inglesi che affronteremo nel girone, che di giocatori con almeno 10 gol ne vantano 15. Per non parlare della scuola francese, che a questa statistica ha fatto corrispondere un totale di 19 nomi. Sono invece 10 i giocatori di passaporto spagnolo e 6 i tedeschi (che come noi italiani, da questo punto di vista, stanno vivendo una crisi piuttosto simile).

Numeri che in qualche modo imporrebbero una riflessione da più parti. Perché da un lato c’è certamente l’evidente rivoluzione nel gioco a cui facevamo riferimento – e alla quale come italiani non ci siamo ancora del tutto adattati – e dall’altra l’altrettanto evidente moria di nomi a cui oggi attingere per il futuro. La speranza più interessante, Giacomo Raspadori, ha incontrato a Napoli una concorrenza importante ed è incappato poi in un infortunio che lo sta tenendo lontano da una macchina perfetta in cui si era comunque ben integrato. Ma oltre a lui, quali soluzioni? Gianluca Scamacca, altro prodotto di quel Sassuolo, sta incontrando enormi difficoltà nel campionato più competitivo del mondo. Al di là di questi due nomi in Italia, in termini di ‘gol puri’ in ottica Nazionale, sembra a oggi esserci davvero poco. Non sorprenda dunque il fatto che Roberto Mancini sia andato ad attingere ovunque fosse possibile farlo, cercando anche in Sudamerica – da qui Mateo Retegui del Tigre – una qualsiasi soluzione possibile a questa moria di gol. Tutto il resto, almeno in teoria, dovrebbe essere materiale di discussione di un sistema ormai con evidenti problemi atavici. In Italia si produce meno talento offensivo di un tempo; o se lo si fa ancora, lo si disperde prima che questo arrivi sui grandi palcoscenici. Il successo all’Europeo del 2020 o il buon cammino delle squadre italiane (ma con quanti italiani in campo?...) in questa stagione di coppe europee, non è una copertura accettabile dietro cui nascondersi.