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Eto'o all'Equipe

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DaEurosport

Aggiornato 14/09/2011 alle 13:17 GMT+2

All'Equipe l'ex interista spiega il perchè del suo sì all'Anzhi. I soldi hanno pesato, ma la vera motivazione è la voglia di far capire ai bimbi africani come sia possibile realizzare i propri sogni

Samuel Eto'o presentation 8

Credit Foto Eurosport

La possibilità di diventare un esempio per i ragazzini africani, che lo vedono non solo come un idolo sportive, ma anche come un modello di riferimento per quegli africani che desiderano ardentemente affermare le proprie qualità agli occhi del mondo. E’ con questo intento che Samuel Eto’o ha accettato l’offerta clamorosa del patron dell’Anzhi Makhackhala, Souleyman Kerimov.
20 milioni all’anno per tre stagioni per mostrare ai suoi giovani tifosi come l’Africa possa guardare con fiducia al futuro e uno stimolo enorme ad auto convincersi che anche loro, un domani, saranno dei campioni nella vita. In un’intervista rilasciata all’Equipe, l’ex centravanti dell’Inter ripercorre i momenti che lo hanno portato a scegliere di abbandonare il calcio italiano per accettare la sfida lanciata dall’ambizioso club russo. “L’idea – spiega Eto’o – è dare visibilità all’Africa, provare che anche noi africani possiamo diventare gente importante”.
I SOLDI NON SONO TUTTO MA... - E pensare che l’Inter gli offriva, oltre a uno stipendio più che lauto (circa 10 milioni di euro), anche una visibilità che oggi l’Anzhi non può garantirgli. Ed Eto’o non rinnega affatto la sua esperienza in nerazzurro, un’esperienza che gli ha dato molto anche sotto il profilo umano: “Se mi avessero proposto lo stesso stipendio che avevo all’Inter non sarei venuto. Poi è facile criticare. Non rimpiango nulla, le installazioni sono ottime e le persone formidabili. Con questo contratto dimostro ai ragazzini africani che tutto è possibile e che basta darsi i mezzi per riuscire. Se al posto mio fosse arrivato un europeo o un sudamericano se ne sarebbe parlato di meno. Per un africano invece la cosa appare meno ovvia. Il proprietario del club associando la sua volontà al mio talento ha permesso che il sogno di migliaia di africani diventasse realtà”.
E anche in chiusura ci sono parole al miele per il club che gli ha permesso di realizzare nel 2010 il secondo triplete della sua carriera, soltanto un anno dopo quello col Barcellona. Samuel stava per trasferirsi in Inghilterra dopo aver terminato la sua avventura in Catalogna, ma poi qualcosa cambiò: “Mi convinsero le telefonate di Moratti prima e Mourinho poi, che mi hanno permesso di vincere tanto. Oggi voglio pensare che anche i ragazzini africani possano credere che se l’ho fatto io, possono farlo anche loro” .
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