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Che Milan-Inter sarà: derby fisico, tra squadre che l'insicurezza ha avvicinato

Roberto Beccantini

Aggiornato 18/02/2016 alle 10:15 GMT+1

E' cambiato tantissimo dopo la partita d'andata, vinta 1-0 dall'Inter con un gol di Guarin. I nerazzurri hanno raccolto 5 punti nelle ultime 5 partite, stritolati in una crisi di gioco, di identità e offensiva, i rossoneri stentano ancora, ma al momento Mihajlovic ha salvato la panchina e trovato (forse) l'assetto ideale

2015-16, Inter-Milan, Carlos Bacca (LaPresse)

Credit Foto LaPresse

Il derby è sempre il derby, come no. Ti prende emotivamente anche se la classifica zoppica e il gioco barcolla. Milan-Inter capita nel momento cruciale della stagione, quando i pareggi sono ombrelli bucati e le sconfitte diluvi. All’andata decise Guarin, l’anarchico che i tifosi nerazzurri rifiutarono di cedere alla Juventus in cambio di Vucinic e che, proprio in questi giorni, ha accettato i milioni della Cina: sempre che l’operazione non salti per aria come il trasferimento di Luiz Adriano.
Era, quella, un’Inter che costruì attorno agli 1-0 una sorta di campo base dal quale arrampicarsi fino in vetta. Altri tempi. Handanovic parava tutto, e spesso bastava un tiro. Oggi non più: cinque punti nelle ultime cinque partite, e lo 0-3 di Torino, contro la Juventus, nell’andata delle semifinali di Coppa Italia. Mancini si è perso, la squadra con lui. Non si parla che di mercato: Eder ha un senso, Lavezzi no. Urge un regista (Biglia), serve una mezzala (Banega). Subito.
Fredy Guarin Inter Milan 2015 LaPresse
Non che il Milan nuoti nell’oro o assomigli, come personalità, alla Juventus. Viene dal 2-2 di Empoli e dal grigio 1-0 di coppa con l’Alessandria, in un amarcord di sentimenti che ha scosso persino Rivera. Sembra - e sottolineo sembra, visti gli alti e bassi - che Mihajlovic abbia trovato il bandolo: 4-4-2 e via andare. Balotelli non è ancora al top (e dubito che ci torni), Bacca e Niang non si discutono. Poi Honda, Bertolacci, Montolivo, Bonaventura. E in difesa Abate, Alex, Romagnoli e Antonelli (in grande spolvero). In porta, Donnarumma. Lapalissiano.
Il Milan procede a folate. Va in crisi, di solito, con gli avversari che lo pressano o lo rosolano in velocità. Per questo, ha sofferto più l’Empoli verticale della Fiorentina orizzontale. L’Inter continua ad alternare formazioni, moduli, intenti, prigioniera del mal d’attacco. I dribbling di Jovetic, Ljajic, Biabiany e Perisic non sono più risorse. Sono terni al lotto. E l’infortunio di Perisic, il più prezioso, non è un bel segnale. L’eclissi di Medel, la confusione di Kondogbia (35 milioni, mamma mia) e il ritorno di Felipe Melo allo «status» juventino hanno contribuito ad annacquare il livello.
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Carlos Bacca Inter Milan 2015 LaPresse

Credit Foto LaPresse

Sarà un derby fisico, legato più alle giocate che al gioco. Inter 41, Milan 33. Otto punti di distacco. Non sono pochi, ma dal 20 dicembre qualcosa è cambiato: Mancini ha rallentato, Mihajlovic ha salvato la panchina. Da un lato, squadra fatta; dall’altra, squadra da fare. Nei panni del Mancio mi affiderei al 4-3-3, Handanovic, poi Nagatomo, Miranda, Murillo, D’Ambrosio in trincea; Brozovic, Medel, Kondogbia in mezzo; Biabiany, Icardi, Perisic (Palacio) davanti. In attesa di Eder e di un 4-4-2 che possa fungere da carro attrezzi.
L’ultimo mese ha incrinato il mantra della miglior difesa. Milan e Inter sono duellanti insicuri che cercheranno di strapparsi il contropiede. Le rimonte patite a Empoli e con il Carpi certificano equilibri delicati, in balia di guerrieri fragili. Derby di confine, tra spiccioli scudetto e cerotti europei. Dico Milan, al pelo.
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