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I 5 momenti che hanno reso Cesare Maldini un’icona del Milan e del calcio italiano

Mattia Fontana

Aggiornato 03/04/2016 alle 15:09 GMT+2

La sua enorme carica emotiva rischia di farci trascurare tutto ciò che l'ex campione del Milan ci ha lasciato: ecco dunque alcuni snodi cruciali nella straordinaria vita calcistica del capostipite della dinastia Maldini

Cesare Maldini e Roberto Baggio

Credit Foto AFP

Cesare Maldini ci ha lasciato a 84 anni. Se ne va un personaggio che resterà per sempre scolpito nell’immaginario dei tifosi italiani e milanisti, innanzitutto per l’enorme carica emotiva trasmessa. Ma non solo. Il capostipite della dinastia Maldini è stato molto di più. Un’icona autentica del nostro calcio. Ecco i cinque momenti che lo hanno reso un grande dello sport italiano.

1963: il primo italiano a sollevare la Coppa dei Campioni

Nereo Rocco e Cesare Maldini con la Coppa dei Campioni 1963
È il 22 maggio del 1963. Cesare Maldini è il capitano del Milan, squadra in cui milita dal 1954 e dove sarebbe rimasto sino al 1966, prima di andare a chiudere la carriera nel Torino del Paròn Rocco. Si gioca a Wembley quella che è la seconda finale di Coppa dei Campioni per il Milan (sconfitto dal grande Real Madrid nel 1958) e la terza per un’italiana. Di fronte c’è il Benfica, doppiamente campione in carica. E, soprattutto, c’è Eusebio. Che inizia alla grande e dopo 18’ porta avanti i portoghesi. Il Milan fatica a stare in campo, complice la marcatura inesistente di Benitez sulla pantera nera. Ma a cambiare tutto ci pensa Maldini. Non riuscivamo a comunicare con Rocco perché le panchine erano lontanissime dal campo – racconterà anni dopo -. Io ero il capitano e mi assunsi la responsabilità di invertire un paio di marcature. Benitez andò su José Torres, mentre Trapattoni passò su Eusebio. Il Milan inizia a giocare, ribalta la partita e vince la Coppa. Cesare Maldini cancella definitivamente le maldinate che lo avevano reso celebre negli anni precedenti, diventa il primo italiano a sollevare il trofeo. 40 anni dopo, soltanto qualche chilometro più a Nord, lo imiterà il figlio Paolo. Padre e figlio, capitani della stessa squadra e vincitori della coppa più importante. Non era mai capitato prima.

1996: il terzo Europeo Under 21

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Cesare Maldini da ct azzurro

Credit Foto AFP

Maldini chiude la carriera da giocatore nel 1967. Quattro anni dopo torna da vice di Rocco al Milan, prima di rimboccarsi le maniche e iniziare una personalissima gavetta tra Foggia (1974-76), Ternana (1976-77) e Parma (1978-80, con la promozione in Serie B). Nel 1980 accetta di entrare nello staff della Nazionale, divenendo il vice del ct Bearzot fino al 1986. L’anno in cui Azeglio Vicini gli cede la panchina dell’Under 21. È qui che Maldini entra nel cuore degli appassionati, divenendo per dieci anni il selezionatore di una nazionale che avrebbe tenuto a battesimo il meglio dell’ultima generazione d’oro azzurra. Nel 1992 vince il primo Europeo della nostra storia contro la Svezia, due anni dopo concede il bis contro il Portogallo di Rui Costa e Figo grazie al golden gol di Orlandini. Ma è nel 1996 che completa il capolavoro, facendo suo il terzo titolo continentale consecutivo. A Barcellona, Raul acciuffa gli Azzurrini e li costringe alla lotteria dagli undici metri dopo una gara conclusa in nove per le espulsioni di Amoruso e Ametrano. Maldini, però, se ne esce con una mossa geniale. Non manda dal dischetto i giocatori più tecnici, ma quelli più freschi atleticamente. Chi? Ovvero quattro difensori (Panucci, Fresi, Pistone e Nesta) e il subentrato Morfeo. Sbaglia solo Panucci, tutti gli altri la mettono dentro. E Pagotto, parando i tiri di De La Pena e Raul, fa il resto.

1997: l’impresa di Wembley

Maldini diventa ufficialmente il “Cesarone” nazionale nel dicembre del 1996, quando Arrigo Sacchi decide di lasciare la Nazionale per tornare al Milan e gli libera il posto da ct. Il primo impegno ufficiale è di quelli che fanno tremare i polsi: ancora a Wembley, questa volta contro l’Inghilterra. Maldini abbandona il 4-4-2 del predecessore, rimette nel motore un 5-3-2 con il figlio sulla fascia sinistra e un debuttante dal primo minuto come Fabio Cannavaro al centro della difesa. E Zola in attacco. Il sardo, passato da pochi mesi al Chelsea, mette il proprio marchio sullo 0-1 finale, gelando Walker con un tiro beffardo al 19’. È la seconda vittoria in trasferta con gli inglesi per l’Italia. Che arriverà al Mondiale francese con il fiatone, soltanto attraverso lo spareggio con la Russia (quando Maldini getta nella mischia anche Buffon) e che uscirà ai quarti contro la Francia campione (i rigori, questa volta, saranno fatali almeno quanto il tiro “troppo perfetto” di Roberto Baggio). Maldini lascia a Dino Zoff, ma è divenuto definitivamente un’icona. Celebrato anche dall’imitazione – quella che si dice lo facesse arrabbiare parecchio - di Teo Teocoli.

2001: il 6-0 nel derby

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Andriy Shevchenko nel derby dello 0-6

Credit Foto Imago

Maldini sembra aver lasciato definitivamente la carriera da allenatore. Accetta il ruolo di capo degli osservatori al Milan, poi cambia qualcosa. Silvio Berlusconi rompe con Alberto Zaccheroni e, il 14 marzo 2001, gli affida la panchina insieme a Mauro Tassotti. I rossoneri pian piano si rimettono in piedi, chiuderanno il campionato centrando la qualificazione alla Coppa Uefa con il sesto posto finale. Ma, più di tutto, vinceranno un derby clamoroso, quello dell’11 maggio 2001. Lo 0-6 sull’Inter deciso dalle doppiette di Comandini e Shevchenko, oltre alle reti di Giunti e Serginho. La vittoria con il maggiore scarto nella storia del derby della Madonnina. Il botto con cui Maldini si congeda emotivamente dai tifosi rossoneri, lasciando di sé anche un ricordo indelebile nelle generazioni più giovani.

2002: il ct più vecchio ai Mondiali

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Cesare Maldini da ct del Paraguay nel 2002

Credit Foto Imago

L’ultima avventura di Maldini su una panchina è di quelle ai limiti dell’incredibile. Il 27 dicembre del 2001, a 69 anni, accetta la mirabolante proposta del Paraguay, tramortito da due tremendi ko con Venezuela (3-1) e Colombia (0-4) all’indomani della qualificazione matematica per il Mondiale nippo-coreano. Cesare accetta l’avventura e diventa il ct più anziano nella storia della competizione (verrà battuto soltanto da Otto Rehhagel nel 2010). Il Paraguay passa agli ottavi per la seconda volta nella propria storia (secondo dietro alla Spagna nel Gruppo B) e si fermerà a due minuti dal triplice fischio della sfida negli ottavi contro la Germania, trafitto da un gol di Neuville. È il 15 giugno 2002, l’ultima panchina di Cesare Maldini. Un’altra avventura incredibile per una grande icona del calcio italiano.

Il suo palmarès da giocatore

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Cesare Maldini con la maglia del Milan

Credit Foto Imago

  • MILAN: 4 campionati, 1 Coppa Campioni, 1 Coppa Latina

Il suo palmarès da allenatore

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Cesare e Paolo Maldini

Credit Foto Imago

  • MILAN: 1 Coppa delle Coppe, 1 Coppa Italia
  • ITALIA: Europei Under 21 1992, 1994, 1996
  • Panchina d'oro alla carriera: 1996
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