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Lazio: ecco chi è Jorge Sampaoli, sarà lui a prendere il posto di Simone Inzaghi?

Simone Eterno

Aggiornato 13/05/2016 alle 14:56 GMT+2

La filosofia, la tattica e il profilo psicologico di un uomo 'ossessionato' dal pallone. Dai successi in Cile all'interessamento di Lotito fino all'incontro con la diregenza biancoceleste; il profilo di uno degli allenatori più interessanti del panorama mondiale e una domanda chiave: può funzionale in quel di Roma?

Sampaoli

Credit Foto AFP

Adesso che l’incontro di Roma, di fatto, è stato confermato, se ne può veramente parlare. Nella prossima estate in Italia potrebbe arrivare una delle figure tecniche più interessanti a livello globale: Jorge Sampaoli.
L’incontro fiume tra Tare, Lotito e l’allenatore argentino capace di portare il Cile a vincere la sua prima Copa America, almeno stando a quanto riportano i più informati, ha avuto un esito positivo a livello “filosofico”. Meno a livello economico; ma questo, per quanto racconta la carriera di Sampaoli, potrebbe essere un aspetto secondario. Da un alloggio diviso con i pompieri ai tempi delle prime esperienze sulla panchina dello Sport Boys ai denari rifiutati nel corso della carriera a ricchi mediorientali – o alla federazione messicana, giusto per citare l’ultima delle proposte –, sono solo il primo spunto per raccontare un uomo su cui si potrebbero scrivere pagine e pagine di aneddoti, oltre che un trattato di psicologia riguardate il calcio che sfocia in forma ossessivo/compulsiva.

Lo stile

Squadre che si caratterizzano per il pressing altissimo agli avversari e per l’intasamento stretto degli spazi, con un undici raccolto spessissimo in 25/30 metri; per il gioco da spostare poi sulle fasce in fase di attacco – dove i terzini sono importantissimi – e per l’affondo dalle zone laterali offensive. Il sistema madre – come da lui stesso dichiarato nella sua biografia – è sempre il 4-3-3, ma poi si può variare perché nulla è nato per rimanere intatto o stabile nel tempo, e il particolarissimo 3-3-1-3 con cui il suo Cile aveva prima impressionato al mondiale brasiliano e poi trionfato nell’ultima Copa America ne è una dimostrazione. Unica componente fondamentale nel calcio di Sampaoli è un centrocampista di contenimento pronto ad abbassarsi per permettere ai difensori esterni di apportare la loro spinta offensiva; oltre a quello poi un regista offensivo, se così vogliamo chiamarlo, che guidi ogni movimento degli esterni. Alla base di tutto questo, infine, la disposizione dei suoi giocatori a un sacrificio costante: ergo una condizione fisica che si fa fondamenta di ogni suo progetto.
Fin qui – variante del modulo esclusa – nulla di estremamente rivoluzionario o che non si sia già visto, come base di fondo, anche in Europa. Quello che Sampaoli però si porta dietro di speciale è il carisma e quell’ossessione per la disciplina calcio che in Cile in particolare ha fatto di lui una figura mito in grado di arrivare a svariati successi: dai 3 titoli nazionali con la Universidad de Chile alla vittoria storica della Roja di Vidal, Medel, Sanchez e Valdivia nell’ultima Copa America.
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Cile Chile Copa America 2015

Credit Foto AFP

L’uomo

Dall’iniziale ossessione per Marcelo Bielsa, Sampaoli si è nel corso del tempo poi distaccato, anche perché molto più del Loco è stato in grado di vincere. Indiscutibile però è come questo tratto “particolare” della sua personalità sia la vera chiave dei successi del personaggio. Da tecnico del Cile, ad esempio, si sono registrate giornate al centro tecnico nazionale iniziate alle 8 del mattino e concluse alle 9 di sera; e questo ovviamente non con i giocatori in campo, quanto piuttosto nel continuo studio e ricerca su metodi, modi, discipline e filosofie sviluppate a tutte le latitudini del globo da cui apprendere ed eventualmente, poi, riadattare e applicare. Si parla dunque, da questo punto di vista, come avrete intuito in questo breve tratto, di una maniacalità che sfocia spesso in quella definizione di “ossessione” che non è affatto forzata: sembra dalla biografia, infatti, Sampaoli è raccontato con un uomo che dal pallone non stacca mai la spinta. E questo con tutti i pro e i contro del caso.
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Jorge Sampaoli (Imago)

Credit Foto Imago

Lazio e l’ambiente romano: è il posto giusto?

Dall’interessamento della Lazio – e dal successivo colloquio con la dirigenza – nasce per chi ne ha seguito da tempo le gesta una domanda per nulla scontata: l’ambiente romano e Jorge Sampaoli possono essere compatibili? Al di là degli sviluppi interni e con un presidente ‘particolare’ come Claudio Lotito, la domanda sorge spontanea in quanto Sampaoli rischia di finire in un ambiente ‘ossessionato’ – e insistiamo su questo termine – quasi quanto lui: radio, stampa e web sono quelli di una città che vive di pallone 365 giorni all’anno e che molto spesso, con la sua fame, finisce col fagocitare lei stessa per prima quanto di buono gli sta attorno. Un punto importante questo, perché Jorge Sampaoli è sì uomo di calcio ma al tempo stesso persona che non gradisce più di tanto condividere aspetti e segreti del proprio lavoro. Anzi, a dirla tutta lo detesta. In una delle sedute di allenamento della nazionale cilena, ad esempio, una tv locale cercò di capire qualcosa in più di quanto stesse accadendo dietro al ritiro super blindato, mandando in aria un drone per riprende la seduta dall’alto. Sampaoli prima interruppe l’allenamento e poi fece intervenire le forze dell’ordine, con la pretesa successiva di schedare buona parte degli abitanti del quartiere. Non certo un approccio soft all’invasione della stampa.
Ma c’è anche l’aspetto più a lungo termine della questione ‘compatibilità’, ed è quello legato all’acquisto di giocatori funzionali al suo tipo di gioco e di un inevitabile tempo di adattamento – leggasi più semplicemente ‘attesa prima dei risultati’ – che sia Lotito che l’intera piazza non possono non prendere in considerazione se davvero vogliono optare per un profilo del genere. Detta molto più semplicemente: il presidente è pronto a mettere mano al portafogli più di quanto non abbia fatto, ad esempio, con un Piolo che addirittura aveva centrato la Champions? E la città, dal canto suo, è pronta ad aspettare paziente anche a costo di passare da una stagione inizialmente deludente?
Quesiti di fondo non trascurabili ma al tempo stesso piuttosto affascinati. La sensazione, infatti, è che se davvero si dovesse fare, tra la realtà Lazio – inteso come club e tutto ciò che gli sta intorno – e Sampaoli potrebbe non esserci una via di mezzo: o la più incredibile delle affinità, o la più grossa delle delusioni. A risponderci il tempo e un paio di biglietti aerei. Il buon Jorge infatti è già volato in Spagna per sentire anche le campane di Valencia ed Espanyol. Tempo al tempo.
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