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Messi, da stella a selezionatore (offensivo): dal "no" a Dybala alla pistola di Sampaoli...

Simone Eterno

Pubblicato 27/03/2018 alle 10:30 GMT+2

La Pulce, chiarendo la "polemica" dopo le dichiarazioni di Dybala, chiude più o meno la porta all'attaccante juventino. In un ruolo di stella e selezionatore (offensivo) che pare l'esatta spiegazione a quella "pistola puntata alla testa" che il ct Sampaoli cita nella sua autobiografia. Con una domanda, a questo punto, legittima: ma non è che Messi così facendo la pressione se la mette da solo?...

Messi e Dybala

Credit Foto Getty Images

L’Argentina ha scelto Leo Messi. O meglio, Leo Messi ha scelto l’Argentina. E buonanotte a tutti gli altri. Jorge Sampaoli nella sua autobiografia, in uscita nei prossimi giorni, d’altra parte aveva scritto: "Quando hai il più forte del mondo, ti adatti e cambi anche modo di giocare”. A essere centrale dunque è il fuoriclasse, attorno al quale ruotano tutti gli altri.
Fin qui nulla di nuovo. Nella storia del pallone moltissime squadre e tante nazionali così hanno fatto, trovando risultati differenti. C’è chi ha vinto. C’è chi ha sfiorato il successo. C’è chi ha trovato risultati più deludenti del previsto. E c’è chi ha fallito.
La storia di Leo Messi con la nazionale argentina è probabilmente un caso tangente tra la seconda e la terza opzione; con l’Albiceleste più volte vicina al successo – due finali di Copa America e una di Coppa del Mondo – ma poi sempre sconfitta. Un caso unico di 'quasi trionfo' che per regolarità della sconfitta diventa 'inevitabile delusione'; talmente grande, nell'ultimo di questi episodi - ovvero la Copa America del centenario - da far pronunciare al fuoriclasse argentino la parola "addio" alla Seleccion.
Richiamato a furor di popolo da una campagna mediatica che l’ha riportato, di fatto, a riconsiderare la sua decisione, Messi è tornato al centro del progetto, qualificandosi – non senza fatiche – ai prossimi mondiali. Argentina che è però dovuta passare da un complicatissimo girone sudamericano in cui ha conquistato solo all’ultima giornata il ticket giusto per volare in Russia, trovando in Messi un “trascinatore a metà”. Perché se è vero che è stata la tripletta della Pulce, in Ecuador, a mandare l’Albiceleste al mondiale, altrettanto è che per tutto il cammino sudamericano la squadra di Sampaoli ha faticato in maniera folle a trovare la via della rete, terminando il percorso con solo 19 gol all'attivo in 18 partite (gli stessi del Venezuela arrivato ultimo, per intenderci).
In questo dato, di per sé, esisterebbe già una discreta componente per aprire un bel termine di discussione. Ma se a questo aggiungiamo che Messi, di fatto, dentro la nazionale Argentina, si sta ritagliando un ruolo in più di quello di semplice calciatore, un paio di riflessioni diventano quasi obbligatorie.
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Paulo Dybala e Leo Messi durante un allenamento della nazionale Argentina

Credit Foto Getty Images

Le gerarchie offensive infatti dell'Albiceleste paiono dipendere dalle scelte dello stesso Messi, che da stella indiscussa è diventato anche selezionatore. Da questo punto di vista, infatti, le parole di Sampaoli prima e quelle della Pulce poi, ad esempio, sembrano definitivamente chiudere la porta allo juventino Paulo Dybala. Così come l’hanno fatto per l’interista Mauro Icardi. I due grandissimi esclusi di questa nazionale, che qualche problema in termine di produzione offensiva, come sottolineato, evidentemente ce l’ha eccome. Ma che nella – comprensibile – scelta di Messi vuole continuare a nasconderlo.
Il niet definitivo a Dybala sembra essere arrivato ieri, quando Messi, chiarendo un attacco che tale non è mai stato (riguardo alle parole di Dybala sul giocare nella stessa posizione in nazionale), ha in qualche modo confermato quanto detto dallo stesso attaccante della Juventus, ovvero che lui e Messi praticano un calcio molto simile. Un cercare di spegnere la polemica, da parte di Messi, che è conciliante e sentenziante allo stesso tempo; perché dietro alle parole della Pulce il concetto è evidente: di Dybala, in fondo, se ne può fare a meno. Diverso il discorso di Icardi, che paga colpe pregresse extracampo mai digerite dal gruppo storico – (leggasi Messi e Mascherano) –, convocato d’urgenza nel periodo di crisi totale dell’Albiceleste – lo scorso settembre/ottobre, quando la qualificazione era davvero in bilico – ma rispedito al mittente a obiettivo raggiunto.
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Messi, Icardi e Dybala in nazionale Argentina

Credit Foto Getty Images

Tutta roba assolutamente legittima, per carità. Quando hai Messi, scegli Messi e ti adatti a Messi. Comprensibile. Umano. Naturale. Poi però torna immediato l’altro passaggio del libro in uscita del ct Sampaoli, quello che recita testuale:
Quello che davvero c’è di negativo in questo modo di mettere pressione è che Messi gioca con un pistola puntata alla testa che si chiama ‘Coppa del Mondo’, e se non la vince parte il colpo. E’ una follia che non gli permette di sfruttare a pieno il suo talento.
E magari pensi che Messi, in fondo, un po' di quella pressione, se la mette da solo.
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