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C'era una volta Inter-Milan: la strada dei 'nuovi cinesi' è ancora lunga

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Aggiornato 14/04/2017 alle 18:14 GMT+2

Sarà il derby di Milano più visto di sempre, ma la realtà del campo ci dice che le nuove proprietà hanno tanto da lavorare. Fondendo le rose e tirando fuori un potenziale undici iniziale, la formazione milanese non reggerebbe il confronto con la Juventus di martedì sera vista col Barcellona. La morale? Oltre a marketing e business plan, le nuove proprietà avranno di che lavorare sul campo!

Inter, Milan, tifosi cinesi derby Milano

Credit Foto LaPresse

Sono giorni caldissimi per la città di Milano. E non solo meteorologicamente parlando, per una Primavera dalle temperature decisamente da spiaggia. Le due squadre della città sono prossime al primo derby della rivoluzione compiuta, la prima stracittadina Made in China che è pronta a far discutere, sognare, infiammare e senza dubbio scrivere.
Si è già parlato chiaramente di quanto questo derby rappresenti una piccola rivoluzione, se non altro in termini di bacino d’utenza. Le cifre le avevamo già viste, ma vale la pena ricordarle: un potenziale di 600 milioni di spettatori, con un bacino d’utenza di 350 milioni solo in Cina, dove CCTV – la televisione di stato – e LETV trasmetteranno in prima serata – ore 19:30 – la partita delle due “nuove acquisite”.
Tutto molto bello fin qui – o almeno ‘molto bello’ per i meno romantici e più pragmatici – ma il calcio, in queste ore dove si è parlato più di business, stadi, investimenti, bilanci commerciali, bonifici, deficit, finanziare offshore, debiti, grafici e chi più ne ha più ne metta, è ancora “una roba” giocata 11 contro 11 dentro un rettangolo erboso 100x110m; e più che alle regole dui matematica e finanza, risponde alle regole di talento e tenuta atletica.
Ed è proprio qui che ci permettiamo di alzare la mano nel "delirio" di questi giorni; e di fare la nostra obiezione, perché no anche un po’ polemica. Una riflessione che sorge spontanea in una settimana in cui il derby di Milano arriva dopo la bella prestazione in campo internazionale della Juventus, per una squadra – quella bianconera – che prima del lento declino milanese aveva sempre conosciuto in rossoneri e nerazzurri i principali rivali a un trono da 6 anni ormai monopolizzato.
Il giochino successivo è stato molto semplice: unendo le rose di Milan e Inter di questa stagione e cercando di tirare fuori la miglior formazione, avremmo una squadra degna di giocarsela sul lungo periodo con la Juventus?
Donnarumma; D’Ambrosio, Miranda, Romagnoli, De Sciglio; Gagliardini, Kondogbia; Suso, Deulofeu, Perisic; Icardi. Questo, dentro un 4-2-3-1, ci pareva la formazione migliore. Se la giocherebbe con costanza secondo voi contro l’undici messo in campo dalla Juventus martedì sera col Barcellona?
Secondo noi, no. Dimostrazione – certamente non empirica ma di senso evidente, almeno per chi ha seguito il campionato fin qui quest’anno… – che al di là di slogan e buoni propositi, sia Suning che Yonghong Li avranno di che lavorare per raggiungere i fasti toccati a Milano con le famiglie Moratti e Berlusconi.
Nel frattempo godetevi il derby più visto di sempre. Nella speranza, magari già nel giro di 2 o 3 anni, che la stracittadina milanese possa tornare ad aver senso anche ai fini del campionato. Concetto evidentemente dimenticato, ma ben più importante – sul lungo periodo – di marketing e bacini d’utenza.
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