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Pisacane ha vinto: dalla malattia all'esordio in A, passando per la denuncia del calcioscommesse

Mattia Fontana

Aggiornato 19/09/2016 alle 10:55 GMT+2

Il terzino del Cagliari ha debuttato in massima divisione a 30 anni nel 3-0 inflitto dai rossoblù all'Atalanta: una partita nella partita che merita di essere raccontata grazie a un uomo che ha saputo combattere contro difficoltà che vanno ben oltre il calcio.

Fabio Pisacane Cagliari 2016

Credit Foto LaPresse

La partita che ha fatto sorridere i social network per un hashtag censurato da alcuni media, la prima vittoria del Cagliari dal ritorno in Serie A e la definitiva esplosione della coppia dei Marco, con Borriello autore di una doppietta e Sau ancora a segno dopo la rete inflitta alla Roma. I temi del 3-0 con cui l’Atalanta è stata bocciata al Sant’Elia sarebbero parecchi, qualcosa a tratti insolito considerando il contesto di una sfida da domenica pomeriggio del nostro campionato. Eppure nulla al confronto con quanto accaduto prima, durante e dopo i 90’ di Cagliari. La storia di Fabio Pisacane, il terzino rossoblù al debutto in Serie A. L’uomo che ha commosso la zona mista del Sant’Elia con le sue lacrime nel post-partita. Un uomo dalla parabola esemplare.

Dalla malattia alla Serie A, passando per il calcioscommesse

P1isacane non è un ragazzino, affatto. Il suo sguardo racconta la storia di una persona che per arrivare lì dove è adesso ha dovuto combattere molto più di tanti altri. Non solo perché la battaglia per imporsi nel calcio professionistico è a dir poco ardua, ma perché il trentenne napoletano è stato costretto ad affrontare un nemico non comune. “A 14 anni sono stato colpito da una malattia che attacca il sistema nervoso – ha raccontato -. Mi sono svegliato una mattina e non riuscivo più ad alzare le braccia. Sono rimasto paralizzato per mesi, sono finito in coma. Ma con l’aiuto di Dio sono riuscito a cavarmela”. Cosa che, nel caso specifico, significa poter percorrere le orme di un’onesta carriera professionistica. Dalle giovanili nel Genoa fino a una lunga serie di prestiti nelle categorie inferiori. Un decennio passato tra Ravenna, Cremona, Lanciano, Lumezzane, Ancona, Terni, Avellino e, infine, Cagliari. Dove lo ha portato un anno fa Massimo Rastelli, tecnico con il quale aveva lavorato in Irpinia. Onesta carriera, però, per Pisacane ha un significato in più. Quello che gli ha permesso di divenire ambasciatore della FIFA quattro anni orsono, quando denunciò, al pari di Simone Farina, un caso di corruzione. Ai tempi del Lumezzane (stagione 2010-11), rivelò di aver ricevuto un’offerta di 50mila euro dall’allora ds del Ravenna Giorgio Buffone per far perdere la propria squadra. Non solo rifiutò, ma denunciò il fatto. Anche per questo, la sua prima in Serie A a trent’anni spaccati aiuta non poco a riconciliarsi con uno sport spesso cinico e insensibile come il calcio.
Pisacane, dopo le lacrime, racconta il proprio esordio in Serie A

Un debutto indimenticabile

Si arriva così a Cagliari-Atalanta. Rastelli è alle prese con alcuni problemi di formazione, per giunta nel primo impegno di una settimana che vedrà i suoi affrontare la Juventus in trasferta il 21 settembre e la Sampdoria in casa il 26. Il tecnico rossoblù valuta la possibilità di schierare Gianni Munari in mediana e mettere Mauricio Isla terzino destro, ma alla fine sceglie Pisacane, mantenendo il cileno a centrocampo. Significa debutto in Serie A, a trent’anni e in un giorno particolare, quello che ha visto il Sant’Elia ricordare - anche con il ritorno allo stadio di Gigi Riva - Nenè, la stella del Cagliari dello scudetto scomparsa da qualche giorno. La sua partita, del resto, sembra la metafora di una carriera in 90’. Di fronte si trova uno degli esterni offensivi più temuti del campionato, quel Papu Gomez che al 26’ lo aggira e si procura d’astuzia un fallo da rigore. Un fallo che, però, Pisacane aveva commesso fuori area. All’errore dell’arbitro Fabbri, però, ha risposto il portiere di riserva Rafael, schierato per la squalifica del contestato (ma soltanto dalla curva rossoblù) Marco Storari. Parando il penalty calciato da Alberto Paloschi. E, una volta vinta l’ingiustizia, per Pisacane e il Cagliari la strada si è fatta in discesa, fino al 3-0 e alla festa finale.

Le lacrime in zona mista: "Ho lottato e ce l’ho fatta"

Una festa bagnata anche da lacrime di tristezza mista a gioia, quando Fabio in mixed zone davanti a uno stuolo di giornalisti curiosi di conoscere dalla sua viva voce l’emozione per questo debutto, scoppia in un pianto sincero quanto liberatorio. “Quando il mister mi ha detto giovedì che oggi avrei potuto giocare, ho cominciato a realizzare che finalmente il momento era vicino. Ho passato mesi ad aspettare questo giorno e dopo aver tanto lottato ce l’ho fatta”. Voce rotta, lacrime agli occhi, pausa. Si scusa (fatto tutt’altro che usuale), si allontana per un attimo con la mano al volto e poi torna, per terminare il proprio racconto. “La partita di oggi è stata un concentrato di emozioni, di anni di sofferenze nei quali non ho mai mollato”. Una splendida storia, chiosata con il sorriso da uno dei protagonisti attivi nella vicenda, il tecnico Rastelli. “La parabola di Pisacane – ci racconta – spiega che nel calcio esistono gli architetti, gli ingegneri. Ma anche quelli che non hanno in mano altro che un secchiello, eppure riescono ad arrivare in alto, risultando decisivi negli equilibri di una squadra”. Anche perché, a volte, la partita oscura di un terzino può rivelarsi un piccolo capolavoro. Di onestà, riscatto e verità. Qualcosa di molto più grande di tanti successi sbandierati su prime pagine posticce.
Si ringrazia Marco Barzizza (Twitter: @Barzo85)
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