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Spalletti si presenta all'Inter: i 4 mantra da cui ripartiranno i nerazzurri

Simone Eterno

Aggiornato 15/06/2017 alle 13:46 GMT+2

Appartenenza alla squadra, regole precise per tutti, sacrificio collettivo e voglia di dimostrare il proprio valore del tecnico. Questi, in sintesi, i 4 punti cardinali che seguirà la nuova Inter targata Spalletti. Per un cambio di rotta in casa Inter tanto necessario quanto ormai più rimandabile.

Spalletti will Rüdiger mit zu Inter Mailand nehmen

Credit Foto SID

Tante, tantissime parole – come da tradizione – ma quattro concetti chiave. La conferenza di presentazione di Luciano Spalletti come nuovo tecnico dell’Inter si è prolungata per più di un’ora, ma nell’analisi delle parole del day after appaiono 4 concetti chiave per provare a far ripartire l’Inter dopo il settimo posto della scorsa stagione. Magari per iniziare un nuovo corso.
Regole precise, appartenenza alla squadra, unità d’intenti e la guida di una persona consapevole della figura e del suo ruolo. In assoluto non certo novità di spicco in termini di concetti espressi, ma una fermezza sui punti che dopo un periodo complicato in casa Inter.

1. Appartenenza alla squadra

Sentirsi coinvolti emotivamente è più importante delle questioni tattiche. La squadra dovrà conoscere anche il peso della maglietta, ai giocatori si racconterà di come sono fatte le righe nerazzurre. Questo è fondamentale, chi è in questa squadra deve viverla come la vivo io. Senza appartenenza non ci possono essere risultati.
Il primo punto scelto nasce da queste frasi e ci pare piuttosto cristallino. Banale, sotto un certo punto di vista, ma negli ultimi anni troppo spesso trascurato da chi è sceso in campo per l’Inter e ha pensato più che altro al suo orticello (senza necessariamente fare nomi...). Spalletti vuole ripartire da qui perché consapevole che senza un gruppo unito – oggi come ieri – non si ottengono grandi risultati. E perché un gruppo unito, sulla scia di quanto ad esempio fece la prima Juventus di Conte, può superare i suoi limiti e raggiungere magari risultati impronosticati a inizio anno. Batte su maglia e storia quindi Spalletti per creare un concetto di identità intorno a cui ruoterà tutto.

2. Regole precise

Se io fossi amico del giocatore solo se gli assicuro la maglia, non saremo amici. Senza cambiare non si cresce.
Passa quasi inosservata questa, almeno stando a quanto riportato dai quotidiani oggi, ma anche questo è un punto chiave. Spalletti si propone in tutta la sua onestà intellettuale, la stessa che in qualche modo portò alle frizioni romane tra l’ambiente con Totti e l’effettivo bene della squadra. Non accetterà anche in questo caso compromessi il tecnico toscano, ponendo ancora una volta il collettivo prima dell’individuo. Un rapporto da mettere in chiaro fin da subito: non amicizie ma lavoro per il bene comune come unica possibilità di crescita della squadra.

3. Tutti utili, nessuno indispensabile

Mi sembra che sia qualche anno che non si vince nulla. Per cui, o si fa qualcosa di diverso, o si continua a non vincere niente. Un calciatore o l'altro non possono determinare successi. Prima ho evitato di nascondere su Icardi, adesso mi chiedete di Perisic, è chiaro che siano forti, ma devono entrare nel meccanismo di squadra. Voglio che tutti i calciatori riescano a dare qualcosa al compagno di squadra.
I riferimenti ai nomi sono evidenti e anche in questo caso pare esserci una linea di continuità con quanto espresso prima. Dedizione e spirito di sacrificio. Ma soprattutto gente motivata, convinta della bontà del gruppo e del progetto. Poco spazio per capricci individuali, molto per chi darà tutto per la maglia alla ricerca di un cambio rotta necessario. Da questo punto di vista dunque occhio anche al mercato in uscita. Chi non è convinto, probabilmente, sarà lasciato andare.
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Inter Milan's forward from Argentina Mauro Icardi (R) celebrates with Inter Milan's forward from Croatia Ivan Perisic after scoring a goal during the Italian Serie A football match Inter Milan vs Chievo at "San Siro" stadium in Milan on January 14 , 2017.

Credit Foto AFP

4. Meno bravo, ma diverso

Secondo me c'erano davanti a me più degli allenatori che pensate, ma a me non me ne frega niente e vi farò vedere che in questa posizione, di allenatore dell'Inter, starò molto comodo. L'Inter è per me una sfida eccitante e vedrete che la vivrò così.
Onesto, anche con se stesso. Spalletti ha capito di non esser stato la prima scelta dell’Inter – che sognava Simeone e ha aspettato Conte – ma non per questo è risentito. Anzi, la sensazione è da queste parole è che ne sia nato ulteriore stimolo, per dimostrare a tutto l’ambiente esterno – quello attuale così come quello del passato – il proprio reale valore. L’Inter dunque riparte da qui e almeno a parole sembra farlo davvero con il piede giusto. Poi spetterà al campo. Ma da quel punto di vista, Luciano Spalletti, davvero, pare una garanzia e una scelta di discontinuità necessaria dal recente passato.
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