Juventus-Napoli: ad Allegri serve lo spirito del Bernabeu, Sarri ha un'arma in più (Milik)
Aggiornato 20/04/2018 alle 09:14 GMT+2
Non è una finale, Juventus-Napoli di domenica sera, ma quasi. Erano sei, i punti di distacco: sono diventati nove, poi precipitati a quattro. Fra la prodezza di Donnarumma su Milik e la rovesciata di Simy scorrono le pagine di Salgari, non le righe di un notaio. Allegri e Sarri sono gli estremi che si toccano: l'uno così pragmatico, l'altro così integralista.
Non è una finale, Juventus-Napoli di domenica sera, ma quasi. Soprattutto dopo il pareggio di Crotone e la rimonta sull’Udinese. Le assomiglia molto. Erano sei, i punti di distacco: sono diventati nove, poi precipitati a quattro. Fra la prodezza di Donnarumma su Milik e la rovesciata di Simy scorrono le pagine di Salgari, non le righe di un notaio.
Il Napoli ha sempre perso, allo Stadium, e ha perso pure all’andata. Era il 1° dicembre, decise un contropiede fulminante tra Douglas Costa, Dybala e Higuain. Da una parte, l’abitudine; dall’altra, il sogno. Allegri e Sarri sono gli estremi che si toccano: l’uno così pragmatico, l’altro così integralista. La Juventus del Bernabeu vincerebbe. Non certo la Juventus di Ferrara, Benevento o Crotone. Queste, al contrario, non avrebbero scampo.
D’accordo, neppure il Napoli tiene più i ritmi indiavolati della «Belle Epoque», ma in Calabria Madama ha toccato il fondo: e, credetemi, il turnover c’entra di striscio. Sciatteria canaglia. L’ultimo Dybala si è nascosto chissà dove, come se ogni tanto avesse bisogno di scomparire per «sentire» la curiosità della gente.
La classifica lascia ad Allegri piccole libertà di manovra, modici calcoli. Occhio a non abusarne. Sarri, lui, deve vincere, ma con juicio. Un pareggio rimanderebbe tutto agli sgoccioli del calendario. Spiccioli bollenti. Per Madama, in particolare: Inter e Roma fuori, Bologna e Verona in casa. Per il Napoli, viceversa, Fiorentina e Sampdoria fuori, Torino e Crotone in casa. Ecco perché gestire potrebbe significare, in chiave sabauda, annettersi i confronti diretti, sempre che l’esito paghi, ma finire in balia di imboscate ad alto rischio (impegni domestici esclusi).
Nella Juventus, che spesso lucra il massimo dal poco che produce, torneranno Buffon, Chiellini, Khedira e Mandzukic. Sarri ha un’arma in più: Milik. Il centravanti di peso da calare in situazioni d’emergenza. Risolutivo con Chievo e Udinese, quasi decisivo a Reggio Emilia e San Siro. Titolare, però, dovrebbe essere Mertens. Difficile, in compenso, che lo sia Dybala. A Madrid era squalificato e la Juventus disputò un partitone. Cruciale si annuncia il recupero di Pjanic, perno di un centrocampo troppo fisico. L’equilibrio potrebbe spaccarlo Douglas Costa, come al San Paolo. Oppure Callejon con i suoi tagli. E poi Higuain (l’originale, non l’ostaggio della paura di cadere dalla diffida alla brace), la vena di follia che accompagna Insigne, le incursioni di Khedira e Hamsik, le difese, i portieri. Mi aspetto che Allegri sfoderi lo stesso 4-3-3 di Sarri: rinunciare a un mediano sarebbe l’ennesimo giro di roulette.
La Juventus ha due punti in più di un anno fa; il Napoli, addirittura dieci. Se in Francia, Germania e Inghilterra è già tutto finito, in Spagna quasi e da noi no, il merito è del Napoli, che ha rinunciato a tutto pur di stupire tutti. Il mio pronostico: 1-1. Il vostro? E concordate con la mia analisi?
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