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L’eredità di Juventus-Inter: manca un padrone

Roberto Beccantini

Pubblicato 11/12/2017 alle 07:14 GMT+1

Dall'esito del Derby d'Italia è emersa una grande verità: da questa presunta "prova di maturità" si evidenzia la totale assenza di un fuoriclasse.

Vecino Higuain Juventus Inter 2017

Credit Foto LaPresse

Non è stata epica, l’ultima edizione del derby d’Italia. Tutt’altro. Ha ricordato a grandi linee la trama di Napoli-Juventus: pure quella molto italiana. Ha ribadito la «juventinizzazione» dell’Inter, ha confermato che c’è una squadra che gioca in un modo, il Napoli, e diciannove che giocano più o meno nella stessa maniera. Poi, è chiaro, i picchi di rendimento possono far oscillare i risultati, ma la differenza (di stile, di metodo) è palese. Si sapeva da tempo che Madama non sarebbe stata più così tiranna, e la concorrenza non più così prona. L’eccesso di zero dello Stadium ha contagiato, paradossalmente, Chievo-Roma e Napoli-Fiorentina: ognuna, beninteso, con la sua storia.
Parafrasando il celeberrimo testo di Stevenson, tiene banco lo strano caso del dottor Allegri e «mister» Dybala. Dai rigori sbagliati con Atalanta e Lazio, il piccolo Omar è progressivamente scomparso. Non solo: più lo schieri, più rimpiangi di averlo fatto; meno lo schieri (dall’inizio) e più perdi (con la Lazio e a Marassi con la Sampdoria) o non vinci (con l’Inter). Un problema cruciale. Il futuro ruota attorno alla sua soluzione.
Non vorrei che certi paragoni lo avessero coinvolto fino a stravolgerlo. Vedremo. Allargando il discorso, il grigio travaglio di sabato sera ha cementato la metamorfosi spallettiana, anche se tra i migliori figura spesso Handanovic. Quante volte, in passato, la Juventus ha vinto o pareggiato così? In gergo - e in Italia, soprattutto - questi 0-0 si chiamano prove di maturità. All’estero, non proprio: il derby di Manchester è un avviso ai naviganti. Il nulla di Icardi e il quasi nulla di Higuain sono la ribellione del destino al nostro spaccio quotidiano di enfasi, la più pericolosa delle droghe giornalistiche. Facciamocene una ragione: non abbiamo fuoriclasse.
Le squadre di casa continuano a non aggiudicarsi i confronti diretti. Le coppe, inoltre, cominciano a incidere. Il Napoli è stanco di testa: e se la testa rallenta, rallentano il pensiero, le gambe. La Roma, frenetica, ha molto sbagliato a Verona (e Sorrentino molto parato). In vetta rimane l’Inter, ma aspettando Lazio-Toro e i recuperi delle romane sono tutte lì. Registrata la difesa, Allegri non riesce a far pesare la rosa: e sono già sedici giornate. Sarri rimpiange Ghoulam e Insigne, a Di Francesco non è bastato ricorrere a Dzeko. Occhio a Schick: lasciatelo lavorare. Libero da catene europee, Spalletti pensa al mercato di gennaio.
Altra piccola nota: camuffato o no, dal San Paolo allo Stadium il catenaccio gode di ottima salute. Si esce da un weekend campale senza un indirizzo preciso, forte. Juventus-Roma del 23 dicembre e Inter-Lazio del 30 chiuderanno l’anno. Cinque squadre in lizza, solo l’Inter imbattuta: questi gli indizi del giallo scudetto. L’imperfezione diffusa confonde la fisionomia dell’assassino. Potrebbe essere il «solito», ma non è detto. Siete d’accordo con me sull’eredità lasciata da Juventus-Inter?
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