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Le 5 verità che ci ha lasciato Roma-Napoli: niente scossa con Ranieri

Stefano Silvestri

Aggiornato 01/04/2019 alle 07:13 GMT+2

La gara dell'Olimpico conferma come tra le due formazioni corra una distanza enorme, ma anche che Di Francesco non era l'unico colpevole della stagione negativa dei giallorossi. Olsen ancora negativo, Schick è un problema. Mentre Ancelotti esulta per la capacità di trarre il massimo profitto da ogni componente della rosa.

La delusione di Nzonzi in Roma-Napoli

Credit Foto Getty Images

1) Tra la Roma e il Napoli, oggi, c'è un abisso

Facile dirlo oggi, guardando i 16 punti che dividono le due formazioni. Meno scontato era affermarlo a inizio stagione, quando il mercato apparentemente interessante di Monchi pareva poter colmare il solco. Ma il campo non mente: a dividere Roma e Napoli, oggi, c'è un divario enorme. Di qualità, di organizzazione tattica, di consapevolezza, di serenità. Gli azzurri sono una squadra nel vero senso della parola, capace di fondere l'una dentro l'altra la bellezza del gioco sarriano e la praticità di quello ancelottiano. I giallorossi, invece, si sono sciolti come neve al sole alle prime difficoltà, perdendo facilmente la testa in più di un'occasione. La quarta piazza del Milan è ancora lì, a portata di mano, ma di questo passo rischia di trasformarsi in una chimera irraggiungibile.
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Milik esulta dopo il gol di Roma-Napoli

Credit Foto Getty Images

2) Da Di Francesco a Ranieri: un cambio di panchina che non sposta gli equilibri

Una vittoria soffertissima contro l'Empoli, con tanto di zampino provvidenziale della VAR. Poi lo scellerato ko di Ferrara con la SPAL. E infine il patatrac odierno, che probabilmente racchiude in sé gran parte dei problemi affrontati dalla Roma durante la stagione. La seconda avventura di Claudio Ranieri sulla panchina giallorossa non è certo iniziata nel migliore dei modi, dando così ragione a tutti coloro che, al momento dell'esonero di Eusebio Di Francesco, avevano storto il naso. Non che l'ex tecnico del Sassuolo fosse esente da colpe per i tanti risultati negativi e la fresca eliminazione dalla Champions League, ma l'impressione comune era quella di un quadro generale impossibile da riassumere e racchiudere in un semplice cambio in panchina. Tra infortuni e polemiche interne, insomma, l'allenatore era solo uno dei problemi. La società si è affidata a Ranieri convinta di poter ricavare qualcosa dalle sue capacità in panchina e nella gestione del gruppo, ma anche dalla sua romanità, da una passione inesauribile per i colori giallorossi. I risultati, però, non sono quelli sperati.

3) Ancelotti e una rosa sempre reattiva: il Napoli vince anche senza Insigne

Se Ranieri piange lacrime amare, il suo collega e amico Carlo Ancelotti sorride. Per la roboante vittoria, certo, ma anche per la conferma di poter contare su tutti gli elementi della rosa a disposizione. Che potrà non valere quella della Juventus, ma rimane comunque di alto profilo. E così è quasi naturale che il Napoli non si scoraggi per l'assenza dell'infortunato Insigne, traendo beneficio dall'inserimento di Verdi e pure di Younes, al secondo centro in due giornate. Dai titolarissimi di Sarri, insomma, si è passati a una concezione opposta della gestione della rosa, già dimostrata più volte in stagione e confermata a Roma: chi viene chiamato in causa è reattivo nel farsi trovar pronto. È la forza di questo Napoli.

4) Olsen, altra papera: il suo impatto in A è da dimenticare

Un'altra papera. Iniziano a diventare tante, troppe. Al suo primo anno in Serie A, Robin Olsen si è dimostrato uno dei più evidenti punti deboli della Roma. Aggiungendo al già gravoso compito di rimpiazzare un big come Alisson una serie di incertezze a volte clamorose. Una grande squadra inizia da un grande portiere, recitano i vecchi saggi, e dunque non è un caso che oggi la squadra di Ranieri sia lontana anche dalla qualificazione alla prossima Champions League. Solido nella gara d'andata, in una delle sue migliori serate italiane, lo svedese ha visto precipitare il proprio rendimento tra i pali. In estate, a meno di sorprese, sarà caccia a un nuovo portiere.
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La delusione di Robin Olsen (Roma), Napoli-Roma, LaPresse

Credit Foto LaPresse

5) Schick, ci risiamo: l'equivoco tattico continua

"Per me Schick deve sempre giocare in coppia con Dzeko", diceva Claudio Ranieri nel giorno della sua presentazione. Salvo cambiare rapidamente idea e schierare il ceco, sì, ma largo a destra in un 4-2-3-1/4-3-3. Un ruolo improponibile per l'ex doriano, già in passato a disagio in quella fetta di campo. E dunque prosegue l'equivoco tattico legato a un giocatore in difficoltà sia come esterno che come spalla di Dzeko, con cui non ha mai avuto un gran feeling. Una questione che a Roma si trascina da quasi due anni, dall'arrivo di Schick dalla Sampdoria, e che, se si eccettuano sporadiche esibizioni di gala, non ancora trovato una risposta definitiva.
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