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Gasperini: giovani, lavoro, lupi, Gomez e Ilicic. Ecco come l'Atalanta onorerà il dramma di Bergamo

Eurosport
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Aggiornato 21/05/2020 alle 14:12 GMT+2

In un'intervista concessa al Guardian, Gian Piero Gasperini rispolvera degli aneddoti sulla sua avventura all'Atalanta: dai più recenti - la partita di Champions League contro il Valencia e la tragedia del Coronavirus che ha investito Bergamo - ai più lontani - gli inizi, il duro lavoro dei giovani e il rapporto col Papu Gomez e Ilicic.

Gian Piero Gasperini

Credit Foto Getty Images

Gian Piero Gasperini riprende la mano della Dea, ripartendo da dove l’aveva lasciata: un quarto posto in Serie A e un sogno europeo da sussurrare alle orecchie dei propri giocatori. E in una lunga intervista al The Guardian racconta come ha vissuto questi mesi terribili per Bergamo e come sarà ripartire.

L'incubo a Valencia e a Bergamo

Proprio l’ultima trasferta europea è stata l’emblema, l’affondo definitivo che ha messo in cortocircuito il calcio europeo. La maledetta partita a Valencia, e il seguente ritorno in una Bergamo attanagliata dal virus, verrà ricordata per sempre da Gasperini:
Ci sembrava di essere in un Paese lacerato dalla guerra. È successo tutto così in fretta: pochi giorni prima non si pensava che sarebbe accaduto. Ricordo che, quando siamo arrivati a Valencia, abbiamo trovato una città piena di gente che festeggiava per strada o fuori dallo stadio, mentre a Bergamo c'erano i primi segnali che la situazione era critica. Quando siamo tornati a casa, ci siamo resi conto di quanto fosse cambiata la città in soli due giorni. Siamo passati dall'euforia alla paura nell'arco di 48 ore. Gli ultimi due mesi sono stati qualcosa di straordinario, inspiegabile con le parole. Bergamo è stata al centro di questo terribile coronavirus. La pandemia ha colpito profondamente la nostra città e ha causato tanti morti. Non dimenticherò mai, per il resto della mia vita, le sirene delle ambulanze nel centro di Bergamo.
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La tragedia vissuta dalla città lombarda, uno dei focolai di Covid-19 più intensi registrati nel nostro paese, sarà il motore che animerà la ripresa del calcio e le prestazioni della squadra orobica:
Metterò al centro le emozioni. Questi giocatori hanno un grande legame con Bergamo: con la città e con i tifosi. Parlerò col cuore, il mio sentimento è questo: Bergamo ha sofferto molto e questo è il momento in cui noi dobbiamo farla sorridere di nuovo.
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La nascita del metodo Gasp: tra giovani e "vecchi"

Mai come oggi, la storia della città di Bergamo si intreccia intensamente con la storia dell’Atalanta. Perciò, il tecnico ex Genoa e Inter rispolvera con piacere alcuni aneddoti sulla fondazione della sua squadra, così bella, umile e vincente:
Decisi di puntare sulle mie idee, rischiando. Lanciai Caldara, Gagliardini, Petagna, Conti e altri giovani con poche partite in serie A. E' stato l'inizio della crescita. Bergamo è un luogo molto importante per il lavoro, per l'industria, per la produttività. Volevo avere un progetto legato ai ragazzi, preferibilmente cresciuti nel settore giovanile, che è eccezionale. Per troppo tempo la spina dorsale della squadra era stata troppo vecchia, così ho cercato di evitare la retrocessione con un metodo diverso: dare piena fiducia ai giovani, farli crescere e dare la priorità al calcio di qualità".
Ma il processo di selezione è inutile senza una filosofia e una cultura del lavoro ben precisa:
Non abbiamo avuto i mezzi per grandi investimenti, perciò abbiamo dovuto trovare in Europa giovani giocatori con la stessa filosofia: capaci di adattarsi al nostro stile di gioco, con una mentalità vincente e offensiva e disposti a lavorare sodo. Chi ci crede è uno di noi. Chi ha paura se ne va"
Ma non solo giovani, Gasperini ha trovato dei leader in giocatori che nessuno riteneva all’altezza; un lavoro meticoloso e quotidiano lo ha portato a rivoluzionare la carriera del Papu Gomez e Ilicic:
Il Papu è un giocatore straordinario, che non ha raggiunto il suo potenziale perché non si è mai allenato bene. Quando ha iniziato a farlo, ha alzato il suo livello, fino a diventare uno dei migliori d'Europa. Ha perso tempo perché allenarsi fa diventare un campione: ha sempre avuto tutto per diventarlo. Ilicic lo chiamavamo "la nonna", perché andava in giro a fare il simpatico con tutti. Abbiamo dovuto convincerlo ad aumentare i suoi sforzi in allenamento. Gli mancava quel passo mentale. Ma una volta che ha cambiato mentalità, abbiamo smesso di chiamarlo nonna: ora lo chiamiamo "Il professore". Si è reso conto che ogni sessione di allenamento è divertente e da quel momento è rinato. I suoi 5 gol in Champions sono stati superlativi".

L'utilizzo di frasi motivazionali

Lavorare sull’aspetto mentale è il modo migliore per incoraggiare il corpo a reagire con efficacia nei momenti decisivi. Per questo lo spogliatoio dell’Atalanta è tappezzato di aforismi e proverbi ispirati dal mondo dello sport o dalla natura stessa. La prima frase appartiene a Sua Maestà Michael Jordan: "Ventisei volte mi hanno affidato il tiro finale e l'ho sbagliato. Ho fallito più e più volte nella mia vita. Ed è per questo che ho successo.” Ma il messaggio preferito di Gasp riguarda il branco di lupi:
Ho messo una foto di un branco di lupi nello spogliatoio. Ci sono lupi davanti, alcuni al centro e uno dietro. Quelli davanti danno il ritmo all'inizio, quelli successivi sono i più forti: devono proteggere tutti, se vengono attaccati. Quelli al centro sono sempre protetti. Poi ci sono altri cinque forti più indietro, per proteggere da un attacco alle spalle. Infine c'è l'ultimo, il capo: fa in modo che nessuno venga lasciato indietro. Tiene tutti uniti ed è sempre pronto a correre ovunque, a proteggere tutto il gruppo. Il messaggio è che un leader non si limita a stare davanti, ma si prende cura della squadra: è quello che voglio dai miei giocatori. Devono crescere e migliorare, giorno dopo giorno, perché se non migliorano, hanno finito. Chi si ferma è perduto".
Sul campo invece, Gasp ha impresso nella sua mente un principio fondamentale da applicare in ogni partita: attaccare con intensità, lavorare sodo.
Per dare un'idea del metodo, userò un proverbio cinese del 500 a.C., dall'Arte della Guerra: difendere ti rende invincibile. Ma se vuoi vincere, devi attaccare. Poi bisogna crescere e migliorare, come ho detto. Durante l'allenamento i miei giocatori devono lottare e chi non è abituato a lavorare sodo mi spaventa. Ma è dalla lotta che nascono le vittorie. Se non si corre in allenamento, non si corre durante la partita. E i calciatori non sono gli atleti che si allenano più duramente. Dico sempre ai miei giocatori: non perdiamo mai, perché o vinciamo o impariamo". Con il mio tablet di notte o con la mia lavagna sto sempre a studiare per trovare soluzioni per la partita successiva. Solo quando ritengo che possano funzionare le uso in allenamento".
Un ritmo di gioco che obbliga le altre squadre a replicarlo contro la loro volontà, pena la sconfitta.
"E' il mio obiettivo: dare fastidio a qualsiasi avversario. Chi gioca contro di noi deve correre molto ed essere infastidito. Penso che la metafora del dentista sia perfetta".
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