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Il tormentato gennaio dell'Inter fra involuzione e rivoluzione

Roberto Beccantini

Pubblicato 27/01/2020 alle 15:33 GMT+1

L'Inter ormai ha contratto la "pareggite" e non sembra essere un caso; serve spaccare questo equilibrio, al netto delle interferenze di mercato.

Focus Inter

Credit Foto Eurosport

La «pareggite» che ha contagiato l’Inter non può essere un caso. Cinque in sette partite, gli ultimi tre consecutivi: con l’Atalanta (75’), a Lecce (77’), con il Cagliari (78’). E sempre dopo aver sbloccato il risultato. Che poi la Juventus abbia perso a Napoli, permettendole addirittura di guadagnare un punto, e la Lazio frenato nel derby, questo è un altro discorso: né da incensare né da trascurare.
Il problema più complicato dovrebbe essere l’equilibrio da spaccare. Viceversa, salvo rare eccezioni, si sta rivelando la gestione del gruzzolo. Sembra proprio che il mercato abbia annacquato il furore non meno dell’usura (?) e degli infortuni. Quello di Brozovic, per esempio: la bussola del centrocampo, mica una pedina qualsiasi. C’è poi il nervosismo che l’allenatore cova e trasmette fin dai tempi juventini. Conte è un martello, e i martelli non patteggiano. Manganiello, mediocre, non ha orientato l’epilogo di San Siro (Handanovic dixit). E il raptus di Lau-Toro ha diritto a zero alibi.
Young ha debuttato con un assist, e questa è una buona notizia. Eriksen arriva oggi, alzerà il livello di un reparto che le montagne russe di Sensi e Barella avevano consegnato alle geometrie troppo pacate di Borja Valero. D’accordo, la rete di Nainggolan era a tutti gli effetti autorete di Bastoni, ma l’1-0 di Martinez avrebbe dovuto garantire più lucidità sotto porta. Inoltre: Lukaku (14) e Lau-Toro (11) hanno firmato 25 dei 42 gol a referto, prova che, se non timbrano loro, le alternative latitano.
Gli scampoli di Sanchez rimangono spiccioli. Nessun dubbio che l’Inter, fin qui, abbia corso e fatto più del massimo: il suo, almeno. Fossi in Conte, avrei parlato meno di acquisti e galvanizzato di più un harem che, a metà strada, non può essere ancora stremato. Il Cagliari di Maran, artigiano fra i più solerti, veniva da quattro sconfitte e il 2-2 di Brescia. Se l’è giocata, ha concesso a Lukaku il minino sindacale.
L’Inter ha alternato il pressing al contropiede, ma non è mai stata così protagonista come il fattore campo e il vantaggio avrebbero dovuto suggerirle. Non può essere neppure una mera coincidenza che continui a perdere più punti in casa che fuori. Quando deve condurre il gioco e affrontare avversari chiusi, manca la magia dell’episodio, il pugno sbattuto sul tavolo con più forza del destino.
Comincia l’ultima settimana di mercato, che tanto ha accompagnato, scolpito e disturbato il gennaio nerazzurro. Moses dovrebbe assicurare, con Young, più spinta sulle corsie. Eriksen, ottimo giocatore, più tecnica in mezzo. Certo, Vecino proprio uno scarto non era, ma Conte ha idee rocciose, si pensi al trio estivo degli epurati, Icardi-Nainggolan-Perisic. Quando funziona tutto, persino l’isteria diventa energia. Quando invece non tutto funziona, persino l’energia diventa isteria. Senza dimenticare che anche il primo anno juventino fu scandito dai pari: 15.
Per una volta, in generale, non sono stati Conte e Inzaghi ad avvicinarsi a Sarri, ma Sarri a loro. Concordate?
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