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Le 5 verità di Inter-Juventus 1-2: ecco il 'sarrismo', vincere divertendo è possibile

Simone Eterno

Pubblicato 07/10/2019 alle 07:32 GMT+2

Dalla prima e palese versione applicata della filosofia di Sarri al calcio alla riscoperta ad altissimi livelli di Pjanic e Higuain. In casa Inter invece la coperta di Conte è corta, così come la memoria dei tifosi della Juventus verso il loro ex allenatore. Nel mentre San Siro ha una sola sentenza: Gonzalo Gerardo Higuain.

Sarri, Dybala - Inter-Juventus - Serie A 2019/2020 - Getty Images

Credit Foto Getty Images

1) Sarrismo. Firmware 1.0 Beta

Chi lo voleva. Chi lo attendeva. Chi era scettico. Anche chi non lo credeva possibile, gridando allo scandalo perché giusto un mesetto fa a Firenze la Juventus girava a vuoto povera di idee. Beh, signori, eccovi accontentati: il ‘sarrismo’, dopo il ‘Sarri-ball’ nella sua versione Oltremanica, ha fatto capolino anche in casa Juventus. E si è palesato concreto nella notte più importante dell’anno: quella di San Siro contro l’Inter. Una versione Beta, sia chiaro, come quelle release che gli sviluppatori rilasciano per quei nerd che la vogliono testare a proprio rischio e pericolo. Ecco, il rischio e pericolo in casa Juve l’hanno corso in estate lasciando la strada certa per quella nuova. Non è dato sapere se sarà altrettanto ricca di successi, ma di certo dopo 6 curve appare già più divertente. Sì perché la Juventus ha vinto e l’ha fatto con quelle paroline lì tabù che fino a qualche tempo fa pareva un’eresia voler pronunciare: ‘giocare bene’. Bene nel senso di sviluppare un concetto, un’idea ben precisa, una filosofia riconoscibile. A Milano la prima, vera, Juventus di Maurizio Sarri. Da cancellare ancora bug e migliorare l’interfaccia. Ma il sistema operativo e già lì. E dopo sole 7 giornate è una notizia.

2) Pjanic e Dybala, riportata la chiesa al centro del villaggio

Della rivoluzione introdotta da Maurzio Sarri la notte del Meazza ha definitivamente messo in luce due cose che già si erano intuite nelle passate settimane: i principali beneficiari del cambiamento sono Miralem Pjanic e Paulo Dybala. Esaltati – ed esaltanti, Pjanic e Dybala hanno dato la sensazione di divertirsi, liberati nello spirito e nell’anima. Tocchi di prima, combinazioni, movimenti in velocità, dialoghi stretti negli spazi. Pjanic si è elevato a sacerdote del centrocampo, colui che recita la funzione e predica la dottrina del gioco di Sarri. Dybala ha smesso – vivaddio – di fare ‘l’aerobico’ (cit.) e da ‘finto Messi’ è semplicemente tornato a essere Paulo Dybala: nel vivo del gioco, vicino alla porta, a combinare e a fare male. Perché tutti possono fare tutto, ci mancherebbe. Ma se si lascia fare a qualcuno ciò per cui è più portato, funziona meglio. E’ tanto semplice...

3) Inter, la coperta è corta

In sala conferenze, al termine della partita, Antonio Conte a un certo punto ha detto: bisogna fare i complimenti alla Juventus. Anzi, alle due squadre della Juventus. La frecciatina non è neanche troppo sibillina. La sua Inter, infatti, ha una rosa corta. E’ bastato un nulla, un contrattempo, un imprevisto, e la copertina ha subito scoperto una parte di nudità nerazzurre. Fuori Sensi e dentro Vecino, l’Inter ha perso la rotta. Dall’altra parte, nel mentre, mentre facevano spazio Bernardeschi o Dybala, entravano Higuain o Emre Can. Non è la stessa cosa. E non lo si deve dimenticare. L’Inter di Conte ha dimostrato che è – e sarà – l’avversaria della Juventus fino alla fine. Ma la corsa per i nerazzurri è con le taniche di benzina contate. Alla Juventus invece hanno comprato direttamente la raffineria. Un concetto da non dimenticare quando si pesano le due cose.

4) Gonzalo Gerardo Higuain, la sentenza di San Siro

Ma quanta fame ha Higuain? Quanta rabbia? Quanta cattiveria? Quanta voglia di dimostrare? Perché il calcio a volte è veramente questione di intangibile, di incastri divini. Mentre per l’intera estate Paratici ha provato a trovargli una destinazione per provare a prendere colui che è finito dall’altra parte (e che ieri sera si è visto in campo giusto perché con quella stazza lì era impossibile non notarlo), Higuain ha detto no a tutti. Volveva rimanere. Voleva dimostrare. Lo sta facendo. Lo ha fatto, come al solito, in un Meazza che continua a sorridergli. Il colpo migliore – insieme a Paulo Dybala – di un mercato che la Juve ha provato a fare a Manchester, ma che aveva già a Vinovo.

5) Conte, il calcio non ha memoria

Della notte di San Siro c’è anche l’extra campo. Ci sono i fischi dei 5000 del settore ospiti al suo annuncio al momento delle formazioni. I cori decisamente poco lusinghieri. Lo sfottò – “salta con noi Antonio Conte” – al termine della gara. Perché se c’è una verità, da qualsiasi parte vogliate vedere la vicenda, è che nei tifosi (o buona parte di questi) la memoria è corta.
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