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Ibrahimovic: "Rientro? Non c'è ancora una data. Leao deve restare al Milan"

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Pubblicato 13/12/2022 alle 08:52 GMT+1

SERIE A - L'attaccante svedese dal ritiro del Milan a Dubai: "Sto bene, miglioro giorno dopo giorno, seguo il protocollo che ci siamo dati. Al Milan manca Ibra ma è vero anche il contrario: a Ibra manca il Milan. Ho scelto di operarmi non solo per poter andare avanti a giocare ma anche per stare bene: negli ultimi sei mesi della scorsa stagione ho sofferto tantissimo, in silenzio"

Zlatan Ibrahimovic

Credit Foto Getty Images

Zlatan Ibrahimovic manda segnali al Milan anche attraverso le pagine della Gazzetta dello Sport. L'attaccante svedese, sempre più vicino al rientro in campo dopo il lungo stop causa ginocchio, ha rilasciato una lunga intervista alla Rosea trattando diversi temi. Partiamo dal suo stato di forma:
"Sto bene, miglioro giorno dopo giorno, seguo il protocollo che ci siamo dati. Al Milan manca Ibra ma è vero anche il contrario: a Ibra manca il Milan. Da fuori non è la stessa cosa: sono vicino alla squadra nelle motivazioni, nella responsabilità, nelle pressioni. Vivo la gara con adrenalina, ma resto abituato a stare in campo".

Sulla data del rientro

"Non c’è un calendario stabilito per il rientro: sono esperto di gestione degli infortuni, sbaglierei a fissare una data precisa. Fosse per la voglia, sarei stato titolare alla prima di campionato. Ma non ragiono più così: quando sarà pronto, giocherò. Non posso andare in campo solo perché mi chiamo Ibrahimovic e magari passare una partita a camminare. Se ci sono, devo incidere: altrimenti meglio panchina o tribuna. Certo, non ho più l’ego di dieci anni fa. Oggi sono diverso, più maturo, più responsabile: mi metto a disposizione dei più giovani e dell’allenatore, è lui che decide. Non penso più di poter fare tutto da solo: rispetto ogni scelta, anche se non mi dovesse premiare".

Sul perché continuare dopo lo Scudetto

"Perché sento ancora l’adrenalina, l’emozione del pubblico, l’odore del campo. E perché non mi accontento, voglio sempre fare di più. Così mi sento vivo. Ho scelto di operarmi non solo per poter andare avanti a giocare ma anche per stare bene: negli ultimi sei mesi della scorsa stagione ho sofferto tantissimo, in silenzio. Non volevo dirlo per non portare negatività sulla squadra".

Sugli obiettivi

"Se sono qui è perché ci credo. Campionato, Coppa Italia, Supercoppa, Champions: vogliamo tutto. Mollare un obiettivo, significa mollarli tutti. E la nostra mentalità non è più questa. Guardate il Marocco ai Mondiali: anzi no, Zlatan lo aveva detto che il Marocco era forte e che Amrabat era davvero bravo. Il Milan ha un collettivo molto, molto forte. Altre squadre, e lo abbiamo visto contro il Chelsea, magari hanno più individualità e di certo più esperienza. La nostra forza è il gruppo. Ci crediamo, lavoriamo per questo: siamo più maturi, più consapevoli, abbiamo più giocatori che oggi possono fare la differenza. E chi c’era l’anno scorso ora sa cosa serve per vincere".
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Su Leao

"Deve restare per forza, il Milan è l’ambiente giusto per lui. Basta osservare la sua crescita: quando è arrivato era lontano dal giocatore determinante che è oggi. Qui è importantissimo per noi, altrove lo sarebbe altrettanto? Dovrebbe ripartire da zero, non puoi essere sicuro di essere subito pronto. Al Milan ha fiducia, spazio e libertà, cosa che in un altro club non è scontata: dipende da te. E poi si vede che qui è felice: ormai ride ancora prima di segnare".

Sugli altri

"Theo è migliorato tantissimo, De Ketelaere è forte e serve pazienza. Ma Leao è di un altro livello, sopra la media. Gli manca uno step: lo farà solo quando si convincerà pienamente delle sue capacità. Oggi nemmeno lui sa davvero quanto è forte. Allora farà davvero paura. E il prezzo salirà...".

Sul futuro

"Allenare è una grande responsabilità. Ed essere stati grandi giocatori non garantisce in automatico di diventare grandi allenatori. Non lo è stato per Zidane o Guardiola e non lo sarebbe per Ibrahimovic. Non ci sono vantaggi, servono studio e lavoro, step dopo step".
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