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Milan, stagione tra luci e ombre: colpa di Pioli, giocatori o dirigenza?

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Pubblicato 19/02/2024 alle 16:54 GMT+1

SERIE A - All'indomani del tracollo contro il Monza, analizziamo i problemi del Milan provando a capire cosa non ha funzionato fin qui. Di chi è la "colpa": Pioli, giocatori o dirigenza?

Serie A, Focus: Milan, Pioli Leao

Credit Foto Eurosport

Siamo a metà febbraio e il Milan è terzo in campionato (a -11 dall'Inter e con una partita in più dei nerazzurri), fuori dalla Champions League e dalla Coppa Italia. Il tracollo di Monza, dopo aver racciuffato una rocambolesca partita in dieci, non ha permesso il sorpasso sulla Juventus e ha riaperto vecchie ferite che si erano cicatrizzate con un filotto di sei risultati utili consecutivi. Ora il Diavolo deve guardarsi alle spalle, la corsa al quarto posto si è riaccesa e le inseguitrici, Atalanta e Bologna in primis e Roma a stretto giro, sono in gran forma. La prestazione dell'U-Power Stadium, per come è arrivata, ha riacceso i riflettori sui "problemi" del Milan, facendo discutere addetti ai lavori e tifosi. Cosa non ha funzionato finora? Di chi è la colpa della stagione altalenante e non pienamente convincente dei rossoneri? In questi casi si analizzano le tre componenti che costituiscono il club, ovvero dirigenza, allenatore e rosa. Di seguito proviamo a capire cosa non è andato, partendo dall'analisi del mercato estivo e di riparazione.
Milan, stagione tra luci e ombre: di chi è la colpa?

Un mercato con acuti e punti di domanda

Partiamo dalle note positive, ovvero Pulisic, Loftus-Cheek, Rejinders e Jovic, quattro giocatori che in maniera diversa hanno dato un apporto importante al Milan di Pioli nella stagione in corso grazie allo scouting di Moncada e all'intermediazione di Furlani. Rimangono, però, ombre sui restanti trasferimenti, in particolare quelli di Chukwueze e Okafor, arrivati rispettivamente da Villarreal e Salisburgo per 28 e 14 milioni di euro e con soli 6 gol attivo in totale (2 in Champions il nigeriano e 4 in campionato lo svizzero). Senza parlare degli acquisti di Luka Romero e Marco Pellegrino, spediti in prestito per scarso impiego. Nel mercato invernale la società milanese, complice l'infermeria intasata da difensori, ha scelto di puntare su Terracciano dal Verona e di richiamare anzitempo Gabbia dal prestito in Spagna. Una sessione non propriamente spumeggiante.

Pioli torna sulla graticola: poteva fare meglio?

Un'eliminazione dalla Champions in cui pesano i due 0-0 con Newcastle e Dortmund ad inizio girone. L'uscita dalla Coppa Italia ai quarti che brucia anche per qualche dubbio arbitrale. In Serie A cinque sconfitte e 31 gol incassati (di cui 24 in trasferta, triste record condiviso con la Salernitana fanalino di coda). Poi guardi il rendimento pre-Monza e scopri che solo in due occasioni nell'era dei tre punti a vittoria, dunque dal 1994/95, il Milan aveva fatto meglio dopo 24 giornate, sotto la guida di Fabio Capello e di Carlo Ancelotti. Andando ad analizzare i freddi numeri, al netto dell'exploit dell'Inter e dei tanti infortuni che hanno minato la continuità dei risultati, tra i "mortali" il Diavolo sta facendo un buon campionato, ma pesano alcune scelte tecnico/tattiche di Pioli in determinate partite. Ne abbiamo individuate tre: la gestione del turnover di Monza (rinunciare a Reijnders, Pulisic, Leao e Giroud, tutti insieme, ha stravolto gli schemi dei rossoneri che contro i brianzoli si sono rivelati innocui in attacco e scoperti in fase di ripiegamento nel primo tempo), la decisione di far esordire in campionato Terracciano negli ultimi concitati minuti col Bologna (l'ex Verona ha causato l'ingenuo fallo da rigore che è "costato" il 2-2) e la scelta di inserire Musah terzino destro, ruolo inusuale per il giocatore statunitense, al Via del Mare nell'intervallo contro il Lecce, anche qui 2-2 finale e due punti persi. Errori di valutazione che, sommati, raccontano alla perfezione la stagione tra luci e ombre anche della guida tecnica. Rimane la carta Europa League: la sensazione è che il futuro del tecnico parmense dipenda dalla profondità del percorso nella competizione europea.

La rosa è competitiva, ma alcuni giocatori non rendono come dovrebbero

Siamo arrivati al terzo elemento, la squadra. Il gruppo Milan è unito e nei quasi 5 anni di Piolismo ha imparato a superare le difficoltà (in particolare i tantissimi infortuni di questa stagione), ma se andiamo a scandagliare i rendimenti dei singoli si notano dei punti critici. Tra i big, ad esempio, preoccupano i soli 3 gol in campionato di Leao o la stagione altalenante di Theo Hernandez che per spirito di sacrificio si è adattato anche centrale difensivo, ma soprattutto nella prima parte di stagione ha spesso deluso. Come detto, sul fronte dei nuovi inserimenti offensivi, i numeri di Chukwueze, in rapporto al prezzo del cartellino, ricordano quelli di De Ketelaere l'anno scorso. A ruota Okafor. Capitolo a parte infine per Malick Thiaw che sta "sporcando" il paragone con la sua prima stagione convincente in rossonero con interventi rivedibili come il fallo da espulsione su Kean contro la Juventus o la prestazione gravemente insufficiente contro il Monza.
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Pioli: "Milan e i favoriti? C'è chi dice abbiamo 5% di chance di vincere l'Europa League..."

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