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Davide Calabria: "La fascia di capitano pesa ma il Milan per me è tutto, vorrei firmare a vita"

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Pubblicato 28/03/2024 alle 12:23 GMT+1

CALCIO, SERIE A - Davide Calabria racconta la sua lunghissima relazione con il Milan, cominciata dall'età di 11 anni e vivissima ancora oggi. Il capitano rossonero vede se stesso come una bandiera della squadra, e esprime il desiderio di legarsi a vita al club di cui è tifoso sin da bambino.

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Davide Calabria veste la maglietta rossonera da quando ha 11 anni. Ha percorso l'intera trafila con il Milan, passando per tutte le categorie giovanili fino al debutto in Serie A nel 2015, poco più che maggiorenne. In 10 stagioni ha collezionato oltre 250 presenze complessive tra campionato e Coppe, realizzando 8 reti. E, dal 2022, dopo la partenza di Alessio Romagnoli, indossa la fascia di capitano, che tiene tuttora. Ne ha parlato, assieme alla sua intera esperienza in rossonero, ai microfoni di RadioTV Serie A.

Una fascia che pesa, ma...

«La fascia da capitano del Milan pesa perché è una tra le più importanti nella storia - ha chiosato Calabria -: è stata la fascia di Baresi, Maldini e tanti altri. Firmare a vita con il Milan? Perché no, questa maglia sarà sempre parte di me. La gente sa chi sono, i bambini mi conoscono e rappresenterò sempre il Milan: continuare in questa famiglia sarebbe per me un grande onore. Sono una bandiera? Se sono rimasto qui, significa che qualcosa c'è. Quindi sì, posso rivedermi in questo termine».
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Davide Calabria, AC Milan, Serie A 2023-24

Credit Foto Getty Images

Una vita vissuta nel segno del Milan

«Il Milan, per me, è tutto. Sono cresciuto in una famiglia milanista, andavo con loro allo stadio prim'ancora di indossare questa maglietta. La mia prima volta a San Siro? Avevo 6 anni, era una partita di Champions League. Era un Milan incredibile, una delle squadre più forti di sempre. In camera avevo il poster di Kakà con la sua classica esultanza con le dita alzate verso il cielo. Kakà è stato uno dei miei idoli assieme a Shevchenko. Gli idoli aiutano a sognare, perché speri di arrivare al loro livello».

La svolta con il cambio di ruolo e Filippo Inzaghi

«Sono cresciuto nella squadra di paese, come tanti ragazzi. Mi piaceva giocare in mezzo al campo, un ruolo che ancora oggi mi appassiona. Ma il primo allenatore che mi fece giocare da terzino fu Filippo Inzaghi. Per necessità mi mise a sinistra. Quell'anno feci molto bene, e sono sempre rimasto in quel ruolo. Inzaghi è stato l'allenatore che mi ha permesso di fare lo switch in carriera, sia nel settore giovanile, sia in prima squadra, facendomi esordire».
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