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La griglia della Serie A: Napoli avanti di poco, milanesi rivoluzionate, Allegri rebus, occhio a Lazio e Atalanta

Roberto Beccantini

Aggiornato 18/08/2023 alle 12:31 GMT+2

SERIE A - Dopo le «sparatorie» fra Mancini e Gravina, Spalletti e De Laurentiis, Adl e Gravina, sabato si parte. A 125 anni dalla prima edizione. Con il mercato che chiude il 1° settembre, stilare una griglia è come giocare alla roulette russa.

Serie A - Opinion: Allegri, Frattesi, Pulisic e Osimhen

Credit Foto Eurosport

Fuoco alle polveri. Dopo le «sparatorie» fra Mancini e Gravina, Spalletti e De Laurentiis, Adl e Gravina, sabato si parte. A 125 anni dalla prima edizione. Con il mercato che chiude il 1° settembre, stilare una griglia è come giocare alla roulette russa.

1. NAPOLI

Lo scudetto sul petto, la rivoluzione in panchina. Da Spalletti a Garcia. Il primo, uno stimolo ma anche un macigno. La seconda, un’incognita. Dei titolarissimi se n’è ito Kim: al suo posto, Natan. Per il resto, 4-3-3 e via andare. Su tutto e su tutti, naturalmente, Osimhen e Kvara: la coppia che sbaragliò il destino.
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2. INTER

Smontata e rimontata. A cominciare dal portiere (Onana-Sommer). Thuram e Arnautovic non valgono Dzeko e l’«adultero» Lukaku. Con Frattesi, in compenso, Inzaghino innesca un centrocampo da sbarco in Normandia. Ciao Brozo, ciao Skriniar, ciao Gosens. C’est la vie. Largo a Cuadrado e Carlos Augusto. E a Sensi, chissà.
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3. MILAN

Pure al Diavolo monsoni e non semplici brezze. Il «fu» Ibra, il post Maldini, il Pioli solitario. Licenziata in tronco, o quasi, la dorsale del tricolore (Kessié, poi Brahim Diaz e Tonali). Occhio a Reijnders e a Pulisic; se Okafor e Musah sono scommesse, il sinistro di Chukwueze è miccia. Giroud non basta, servono gol.
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4. JUVENTUS

Il minimalismo di Allegri frena le analisi. Giuntoli copre un vuoto nevralgico. Ordini di scuderia: risparmiare senza che le ambizioni se ne accorgano. Ci si chiede: perché Lukaku se a libro-paga c’è già Vlahovic? E perché Berardi, a meno che Chiesa, insomma, ci siamo capiti. E Pogba? Dicono: un vantaggio, fuori dell’Europa. Mica vero: non hai «sfogatoi».
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5. LAZIO

Tare addio, la garanzia è Sarri. Con un distinguo: eccezionale, quando corre per un obiettivo, non altrettanto quando raddoppiano. Traduzione: secondo a maggio, da settembre dovrà far fronte «anche» alla Champions. Orfano di Milinkovic-Savic. Con Kamada e Rovella da plasmare e, finalmente, un vice Immobile: Castellanos.
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6. ROMA

Si ricomincia, a furor di popolo, da Mourinho e Dybala. Dopodiché: centrocampo ribaltato (Aouar, Paredes, Renato Sanches) e caccia spasmodica a un centravanti di peso, da affiancare alla Joya. La degenza di Abraham si profila laboriosa. Ci sarebbe Belotti: Mou frigge, Mou spinge. Zapata rimane la pista più calda.
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7. ATALANTA

Gasp va per l’ottava stagione, che non è record ma con l’aria che tira manco una elemosina. Non sono pochi, i restauri. Scamacca e non più Hojlund. De Ketelaere in versione Ilicic. Quindi Kolasinac, Bakker, Carnesecchi. Sulla carta, Europa League permettendo, un roster da podio. O, almeno, da grande sorpresa.
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8. FIORENTINA

Non muta, il problema: fondere l’idea con la pratica. Palla al piede, Italiano seduce; palla agli altri, divide. Non lievi, gli azzardi: Arthur, Beltran del River Plate, Nzola dallo Spezia. E il ballottaggio Christesen-Terracciano in porta. Arma in più, la spinta di Parisi. Ma la chiave sarà l’equilibrio.
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9. TORINO

Siamo sempre lì, sul crinale che separa il lampo dal grigiore. Se Juric non è mai contento, Cairo lo è troppo spesso. Comunque: Bellanova e Tameze moltiplicano le risorse; le conferme di Vlasic e Schuurs sono avvisi ai naviganti. Sanabria ha bisogno di una spalla, di un’alternativa. Pellegri si candida. Non ha più alibi.

10. BOLOGNA

Thiago Motta, ai ferri corti con il boss Saputo, ha perso le lune di Arnautovic e il righello corazzato di Schouten. Travi, non pagliuzze. Sotto con l’ondata dei Beukema e Ndoye. Scritto che Orsolini schiavizza le fasce e Dominguez è il «Piave», urge un nove che la butti dentro: Zirkzee? O esplode o implode.
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11. SASSUOLO

Ogni estate se ne stacca uno - Raspadori, Scamacca, Frattesi - eppure Carnevali e chi ne fa le veci in panca (Dionisi) riescono sempre a metterci una pezza. Pensiero forte, non pensiero unico. Scouting da Nba. Si va ormai sulla parola, aggrappati al pennone di Berardi. L’ultima delle bandiere sventolanti. E barcollanti.
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12. UDINESE

Non invidio Sottil, ostaggio com’è del ginocchio di Deulofeu (rientrerà, sì, ma quando?) e del papà di Samardzic. Zoccolo fisico per vocazione, la diaspora di Udogie, Becao e Pereyra sprona l’eclettismo di Zemura e Zarraga: ubi maior. A Beto è stato affiancato Lucca, la torre di Pisa reduce da un Erasmus all’Ajax.
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13. MONZA

Undicesimo al debutto in serie A: chapeau. Alle prese con il dopo Berlusconi e subito k.o. in Coppa Italia. L’intuizione di Palladino contribuì a strappare 10 punti su 12 a Juventus e Inter. Via Carlos Augusto, Rovella e Sensi, dentro D’Ambrosio e Gagliardini. Tra Ciurria e Colpani il 3-4-2-1 funge da bussola.
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14. SALERNITANA

Squadra che «vince» non si cambia. Per ora è così. Paulo Sousa al timone, Dia («bestia» da 16 gol) là dove il gioco si fa duro. E le rughe sapienti di Candreva, già decisivo in coppa con la Ternana, a calibrare il progetto. Da non trascurare il recupero totale di Mazzocchi. Il quadro c’è, dipenderà dalla cornice (le riserve).
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15. CAGLIARI

Abituato alle imprese sin dalla saga del Leicester, Ranieri coltiva il gusto dell’avventura e conosce bene l’isola. Augello, Jankto, Shomurodov offrono solide stampelle. Nandez è uno stantuffo; Luvumbo, uno spacca-partite che agita dubbi estremi (subito, in corsa?). Da verificare la profondità dell’organico.
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16. GENOA

Una matricola con una storia infinita. Ma qui è di salvezza che bisogna parlare. Il credito di Gilardino è figlio della promozione diretta. Retegui, Messias, Thorsby e Malinovskyi sono rinforzi che dovrebbero alzare il livello. Il pubblico, inoltre, racchiude in sé un «dodicesimo» che, per tradizione, si mangia i luoghi comuni.
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17. EMPOLI

La famiglia Corsi non demorde e Zanetti è artigiano fecondo. Le doglie della formazione-base hanno coinvolto tutti i reparti: Pezzella, Ranocchia, Gyasi, Cancellieri. Ma è il portiere il manifesto: da Vicario a Caprile. E proprio lì si parrà la nobilitate del fiuto aziendale. Sliding doors, letteralmente.

18. LECCE

Il trasloco da Baroni a D’Aversa è un nodo cruciale. Corvino sa ricavare il meglio da mezzi non certo napoleonici. Se Baschirotto è il grido di guerra, la penuria di punte tiene in bilico il ruolo di Strefezza: falso nueve o falso dieci? I salentini sanno come si combatte nella giungla: di cuore e di testa. Non è poco.

19. VERONA

Domato lo spareggio con lo Spezia, e ringraziata la ditta Zaffaroni-Bocchetti, è il turno di Baroni. Fiore all’occhiello, Saponara. Le fondamenta resistono (però Tameze era cemento). Si spera nella crescita di Ngonge e nelle volate di Lazovic. In caso d’emergenza, pedalare e palla lunga: firmato Djuric, il traliccio.

20. FROSINONE

Primo tra i cadetti con Grosso, ma Grosso ha mollato e la A sta alla B come il Bronx a una lite condominiale. Di Francesco, richiamato in battaglia, si accinge a una missione romanzesca. Il materiale sembra un po’ grezzo, specialmente in avanti. Harroui, ex Sassuolo, e Brescianini, scuola Milan, sono piccole tracce.
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Per commentare o fare domande potete inviare una mail a roberto.beccantini@fastwebnet.it o visitare il blog di Roberto Beccantini: www.beckisback.it.
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