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Massimiliano Allegri, che traguardo: 400 partite con la Juventus

Enrico Turcato

Pubblicato 11/01/2024 alle 12:42 GMT+1

Coppa Italia – L’allenatore bianconero contro il Frosinone festeggerà una “milestone” speciale: terzo tecnico ad arrivare a 400 panchine nella storia della Vecchia Signora. Amato, ma anche spesso criticato, leader e scaltro, un personaggio unico, che tra primati e record, insegue ancora altri obiettivi.

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Vivere la Juventus è un'emozione che si rinnova ogni giorno, da anni. Per me è sempre stato un onore e una responsabilità guidare questi colori, vedere crescere giovani talenti, raggiungere gli obiettivi in campo, vincere trofei e regalare gioie ai tifosi. Un'esperienza che ti segna per la vita, in cui la Famiglia Agnelli ha sempre saputo far sentire la sua presenza, discreta ma costante”. Bianconero nel profondo, nell’anima, nel midollo. Un gobbo” vecchio stampo, che non ha mai nascosto la sua passione per la Vecchia Signora, una società con cui ha trascorso otto stagioni della sua lunga carriera di allenatore e che adesso – dopo anni difficili – vuole riportare in alto, nell’èlite del calcio italiano, possibilmente alzando qualche altro trofeo per arricchire la sua già ricca e sontuosa bacheca.
Massimiliano Allegri contro il Frosinone, nei quarti di finale di Coppa Italia, taglierà il traguardo delle 400 partite alla guida della Juventus. Una cifra tonda e importante, per molti aspetti invidiabile e riservata a pochi, un numero non banale che testimonia sia l’attaccamento a quei colori, che la lunga storia d’amore che il tecnico toscano e questo club hanno vissuto. Come in tutte le storie d’amore ci sono stati alti e bassi, trofei e vittorie, momenti bui e difficili, come l’ultima stagione dell’Allegri prima, in cui piovevano le critiche per il “non gioco” o la scorsa annata, tormentata da penalizzazioni, squalifiche, brutte sconfitte. Allegri non ha mai mollato, è rimasto lucido e concentrato, ha ricreato un gruppo ben amalgamato e con dei valori e adesso, da secondo in classifica, è pronto a viversi questa seconda parte di annata di 2023/24 al massimo. Non è ancora chiaro o appurato se sarà la sua ultima in bianconero (il contratto scade a giugno 2025, quindi avrebbe anche la prossima stagione), ma è invece certo e acclarato come tenterà in ogni modo di fare quello che gli è sempre riuscito meglio: vincere.
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Massimiliano Allegri

Credit Foto Getty Images

Numeri sempre da record, nel mirino c’è Marcello Lippi

Con il Frosinone – come detto - sarà la 400ª partita del “Conte Max” alla guida della Juventus, considerando tutte le competizioni: solo Marcello Lippi (405) e Giovanni Trapattoni (596) hanno già tagliato questo traguardo tra i tecnici bianconeri dal 1929/30. All’allenatore livornese mancheranno dunque poi solo sei partite per superare la leggenda Lippi e issarsi al secondo posto di sempre tra i tecnici dell’epopea juventina. Allegri – che è vicino anche alle 200 vittorie da allenatore in Serie A con la Juventus (attualmente a 198) – ha anche altri primati di più ampia portata nel mirino: ad esempio solo Giovanni Trapattoni (7) ha vinto più Scudetti di lui (6) tra gli allenatori nella storia del massimo campionato. E l’attuale guida della Vecchia Signora è anche il 3° allenatore con più vittorie nella storia della Serie A (298), dietro solo a Trapattoni (352) e Nereo Rocco (302). Dati tanto eccezionali quanto clamorosi che lo collocano di fatto nella crème de la crème della storia del calcio italiano.

Le categorie e la mentalità vincente

Allegri è sempre stato un allenatore discusso, chiacchierato, a volte per le sue uscite in conferenza stampa, altre volte per i suoi sfoghi vistosi a bordocampo, altre per il suo modo di interpretare il calcio, lontano da filosofie innovatrici, da amanti dell’estetica e da modi di pensare troppo elaborati. “Nella vita ci sono le categorie: ci sono i giocatori che vincono le Champions e le perdono, giocatori che vincono i campionati e retrocedono, allenatori che vincono o non vincono, se uno non vince mai ci sarà un motivo. Dio Santo. [...] Non c'è più mestiere, è tutta teoria. [...] Quelli che vincono sono più bravi degli altri, piaccia o non piaccia. Quelli che perdono cosa vuoi che dicano?”. Una delle frasi che racconta meglio il suo dna. Allegri si estranea dall’eterno dibattito tra “risultatisti” e “giochisti”, pur essendo uno dei principali esponenti della prima categoria. A lui interessa solo vincere, lui vuole arrivare all’obiettivo, centrare quanto prefissato. La crescita del gruppo e il miglioramento di una squadra vengono testimoniati solo dai tre punti al fischio finale. Se arriverà il trofeo, significherà aver giocato bene e aver raggiunto il traguardo. Da un tecnico che ha vinto sei campionati, tre Supercoppe e quattro Coppa Italia, una mentalità chiara, diretta e senza troppe zone d’ombra.

Il cortomusismo e il suo calcio semplice e libero da schemi

“Facciamo giocare i bambini e non cerchiamo di trasformare il calcio in una scienza esatta, perché non è un gioco di schemi. In Italia si parla solo di tattica, di schemi, sono tutte cavolate. Il calcio è arte e gli artisti sono i giocatori di livello mondiale. Non devi insegnare loro nulla, basta ammirarli. Tutto ciò che devi fare è metterli nelle migliori condizioni per fare bene. L'allenatore deve mettere gli "altri" giocatori in una posizione ideale per portare la palla a campioni come Ronaldo, Dybala, Seedorf, Ronaldinho o Pirlo, poi una volta che hanno la palla decidono loro cosa farne, qual è la decisione migliore”. Probabilmente la citazione che racconta meglio l’Allegri pensiero. Con quel “corto muso avanti” che è diventato dogma, principio, assioma. Non a caso recentemente è anche diventato l’allenatore con più vittorie con il punteggio di 1-0 in Serie A nell’era dei tre punti a vittoria (dal 1994/95) – ben 76. Il suo calcio non è mai stato complicato o rivoluzionario, ma le sue Juventus – soprattutto tra il 2015 e il 2017 – hanno disputato partite stilisticamente di alto profilo, anche in ambito europeo. E poi quella sua maniacale organizzazione difensiva, dove la copertura degli spazi deve essere corale e completa, perché “è importante non prendere gol” per portare a casa i tre punti. “Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta” recitava l’indimenticato Giampiero Boniperti. Massimiliano da Livorno ha sempre fissato in cima ai suoi pensieri questo motto.
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Il sorriso di Massimiliano Allegri al triplice fischio finale dopo la preziosissima vittoria in Fiorentina-Juventus, Getty Images

Credit Foto Getty Images

Presente e futuro: riportare la Juventus dove le compete

Tra la gestione dei tanti problemi extracampo della passata stagione (processi, penalizzazioni, cambio dei vertici societari) e la creazione di un gruppo solido e compatto in questa, Massimiliano Allegri ha attraversato negli ultimi mesi ogni tipo di sensazione. Burrasche e gioie illusorie, tormenti e nuove scoperte. La critica (anche quella dei suoi stessi tifosi) non gli ha perdonato alcuni risultati poco soddisfacenti, ma la proprietà bianconera gli ha sempre dato fiducia, riconoscendo nel suo carisma e nelle sue doti di grande gestore, la figura ideale per ricostruire una nuova Juventus e ridare lustro a un club funestato dalle recenti vicessitudini. Allegri si è rimboccato le maniche, ha aspettato, ha lavorato, ha mandato giù, ha accettato i mormorii al suo “non gioco” e ora – con la Juventus seconda in classifica e ai quarti di Coppa Italia, con tanti giovani in rampa di lancio e un’ossatura stabile – sta provando a trarre il massimo da una stagione in cui i favori dei pronostici iniziali erano per altre squadre. La sua aspirazione è portare la sua squadra più in alto possibile, per provare quantomeno a giocarsi la possibilità di sollevare qualche trofeo. Da 400 panchine in avanti, a testa alta e con il suo classico ghigno provocatorio. Quello consapevole, quello di chi è navigato e di chi sa bene cosa significa allenare per tanti anni un club di primo livello come la Juventus.
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Allegri: "400 partite con la Juventus: è un grande onore per me"

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